Il proposito di questo terzo volume di Sensibilia è appunto quello di esaminare il grado di convergenza o distonia che può esservi – rispetto al rapporto tra spazio fisico e spazio vissuto – tra una metafisica prescrittiva (epistemologia) e una metafisica descrittiva (fenomenologia). Nell’ipotesi che un adeguato ripensamento del modo in cui si “vive” lo spazio nei più diversi contesti (architettonico, urbanistico, artistico, patologico, estetico, psicologico, comunicativo, percettologico, geografico) non solo illumini i presupposti topologici della vita e del senso comune, ma chiarisca e problematizzi inoltre, e meglio di quanto non faccia un approccio solo quantitativo delle scienze sociali, “certe” contemporanee forme di vita (i non-luoghi, il design diffuso, ecc.). Valorizzando le implicazioni corporee e patiche, atmosferiche e fisiognomiche, cinestesiche e motivazionali, del nostro rapporto con lo spazio circostante, una fenomenologia ecologica concentrata appunto sullo spazio vissuto – al di là del dualismo soggetto/oggetto o quanto meno minimizzandone gli effetti e comunque nella permanente conflittualità con la topologia della fisica contemporanea – potrebbe forse gettare una nuova luce su un possibile mutamento di paradigma (qualitativo) all’interno dei saperi “ingenui” e più in generale delle scienze sociali contemporanee, confermando tra l’altro l’esigenza per troppo tempo misconosciuta di individuare ciò che nel variare si mostra invariante.
Sensibilia 3 - 2009. Spazio fisico, spazio vissuto / M., Di Monte; Rotili, Manrica. - STAMPA. - (2010), pp. 1-345.
Sensibilia 3 - 2009. Spazio fisico, spazio vissuto
ROTILI, MANRICA
2010
Abstract
Il proposito di questo terzo volume di Sensibilia è appunto quello di esaminare il grado di convergenza o distonia che può esservi – rispetto al rapporto tra spazio fisico e spazio vissuto – tra una metafisica prescrittiva (epistemologia) e una metafisica descrittiva (fenomenologia). Nell’ipotesi che un adeguato ripensamento del modo in cui si “vive” lo spazio nei più diversi contesti (architettonico, urbanistico, artistico, patologico, estetico, psicologico, comunicativo, percettologico, geografico) non solo illumini i presupposti topologici della vita e del senso comune, ma chiarisca e problematizzi inoltre, e meglio di quanto non faccia un approccio solo quantitativo delle scienze sociali, “certe” contemporanee forme di vita (i non-luoghi, il design diffuso, ecc.). Valorizzando le implicazioni corporee e patiche, atmosferiche e fisiognomiche, cinestesiche e motivazionali, del nostro rapporto con lo spazio circostante, una fenomenologia ecologica concentrata appunto sullo spazio vissuto – al di là del dualismo soggetto/oggetto o quanto meno minimizzandone gli effetti e comunque nella permanente conflittualità con la topologia della fisica contemporanea – potrebbe forse gettare una nuova luce su un possibile mutamento di paradigma (qualitativo) all’interno dei saperi “ingenui” e più in generale delle scienze sociali contemporanee, confermando tra l’altro l’esigenza per troppo tempo misconosciuta di individuare ciò che nel variare si mostra invariante.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


