Tradizionalmente il pericolo viene da fuori. Ma il confine tra dentro e fuori, tra interno ed esterno, persino quello tra pericoloso e piacevole ha a che fare con delle metafore. Dipende dal modello culturale che costruisce la nostra rappresentazione del mondo, l’immagine dei suoi confini e dei suoi rischi. Ad esempio, la metafora della comunità (nazionale) ha come esterno le altre comunità e come pericolo quello della sua disgregazione; quella del corpo (sociale) ha come esterno gli altri corpi e come pericolo la malattia o la degenerazione; quella dell’abitazione, della casa, ha come esterno la strada, il luogo di passaggio e come pericolo quello dell’intrusione. Intorno a queste tre metafore – corrispondenti a quelli che Pierre Lévy (1994) definisce gli «spazi antropologici», si è costruita negli anni la rappresentazione dei fenomeni migratori e la figura dello straniero. Metafore corrispondenti, nello stesso tempo, a «mondi di significato» (152), rappresentazioni sociali diffuse nella società come senso comune e conoscenza del mondo (Farr e Moscovici 1984; Jedlowski 2000; Lakoff e Johnson 2003), e a rappresentazioni mediali e news frame che le usano e le trasmettono, le amplificano e riempiono di argomenti e di storie (Scheufele 1999; Chong e Druckman 2007; Van Gorp 2007). Ma fanno di più. Sono determinanti nella costruzione culturale dei problemi sociali, all’edificazione dell’agenda politica e quindi alla formazione delle policy (Blumer 1971; Cobb, Ross e Ross 1976; Gusfield 1981; Hilgartner e Bosk 1988; Kennamer 1994; Rochefort e Cobb 1994; Best 1995; Gamson 2000; Baumgartner e Jones 2002; Kingdon 2003; Best 2008). Il rapporto tra processi di framing, agenda-building e immaginari sociali (Taylor 2004) è al centro da anni della riflessione dei media studies (Castells 2009). Questo paper intende evidenziare i rapporti tra news media e frame attraverso l’analisi della rappresentazione mediale delle issues immigrazione e crimine nella campagna elettorale del 2008 e durante l’approvazione del pacchetto sicurezza avvenuto tra il maggio 2008 e il luglio 2009. Momenti di particolare attenzione mediale in cui al dibattito pubblico si collega la passione, o l’ossessione, del giornalismo contemporaneo per le crime story (Ericson, Baranek e Chan 1991; Ericson 1995; Altheide 2002; Füredi 2006; Ericson 2007). L’amplificazione delle paure collettive può trasformarsi allora in panico morale (Cohen 1980; Goode e Ben-Yehuda 1994), i «pacchetti interpretativi» (interpretative packages) che definiscono lo straniero si possono trasfigurare in scelte politiche (Edelman 1964; 1988; Gamson e Modigliani 1989; Giddens 1994; Lakoff 2008; Galantino 2010). Opzioni politiche che divengono la possibile raffigurazione esterna di un luogo chiuso e inospitale, una fortezza. Situazioni in cui la rappresentazione mediale definisce un’immagine dell’agire pubblico oltre ad un immaginario collettivo. La figura dello straniero come estraneo diventa allora quella di invasore e pericolo pubblico (folk devil). Un criminale da cui difendersi. Un arrivo da evitare.

Invaders, Aliens and Criminals. Metaphors and Spaces in the Media Definition of Migration and Security Policies / Binotto, Marco. - STAMPA. - (2015), pp. 31-58. [http://dx.doi.org/10.3726/978-3-0353-0657-6].

Invaders, Aliens and Criminals. Metaphors and Spaces in the Media Definition of Migration and Security Policies

BINOTTO, Marco
2015

Abstract

Tradizionalmente il pericolo viene da fuori. Ma il confine tra dentro e fuori, tra interno ed esterno, persino quello tra pericoloso e piacevole ha a che fare con delle metafore. Dipende dal modello culturale che costruisce la nostra rappresentazione del mondo, l’immagine dei suoi confini e dei suoi rischi. Ad esempio, la metafora della comunità (nazionale) ha come esterno le altre comunità e come pericolo quello della sua disgregazione; quella del corpo (sociale) ha come esterno gli altri corpi e come pericolo la malattia o la degenerazione; quella dell’abitazione, della casa, ha come esterno la strada, il luogo di passaggio e come pericolo quello dell’intrusione. Intorno a queste tre metafore – corrispondenti a quelli che Pierre Lévy (1994) definisce gli «spazi antropologici», si è costruita negli anni la rappresentazione dei fenomeni migratori e la figura dello straniero. Metafore corrispondenti, nello stesso tempo, a «mondi di significato» (152), rappresentazioni sociali diffuse nella società come senso comune e conoscenza del mondo (Farr e Moscovici 1984; Jedlowski 2000; Lakoff e Johnson 2003), e a rappresentazioni mediali e news frame che le usano e le trasmettono, le amplificano e riempiono di argomenti e di storie (Scheufele 1999; Chong e Druckman 2007; Van Gorp 2007). Ma fanno di più. Sono determinanti nella costruzione culturale dei problemi sociali, all’edificazione dell’agenda politica e quindi alla formazione delle policy (Blumer 1971; Cobb, Ross e Ross 1976; Gusfield 1981; Hilgartner e Bosk 1988; Kennamer 1994; Rochefort e Cobb 1994; Best 1995; Gamson 2000; Baumgartner e Jones 2002; Kingdon 2003; Best 2008). Il rapporto tra processi di framing, agenda-building e immaginari sociali (Taylor 2004) è al centro da anni della riflessione dei media studies (Castells 2009). Questo paper intende evidenziare i rapporti tra news media e frame attraverso l’analisi della rappresentazione mediale delle issues immigrazione e crimine nella campagna elettorale del 2008 e durante l’approvazione del pacchetto sicurezza avvenuto tra il maggio 2008 e il luglio 2009. Momenti di particolare attenzione mediale in cui al dibattito pubblico si collega la passione, o l’ossessione, del giornalismo contemporaneo per le crime story (Ericson, Baranek e Chan 1991; Ericson 1995; Altheide 2002; Füredi 2006; Ericson 2007). L’amplificazione delle paure collettive può trasformarsi allora in panico morale (Cohen 1980; Goode e Ben-Yehuda 1994), i «pacchetti interpretativi» (interpretative packages) che definiscono lo straniero si possono trasfigurare in scelte politiche (Edelman 1964; 1988; Gamson e Modigliani 1989; Giddens 1994; Lakoff 2008; Galantino 2010). Opzioni politiche che divengono la possibile raffigurazione esterna di un luogo chiuso e inospitale, una fortezza. Situazioni in cui la rappresentazione mediale definisce un’immagine dell’agire pubblico oltre ad un immaginario collettivo. La figura dello straniero come estraneo diventa allora quella di invasore e pericolo pubblico (folk devil). Un criminale da cui difendersi. Un arrivo da evitare.
2015
Destination Italy : Representing Migration in Contemporary Media and Narrative
9783035395136
media; imaginary; migration; news; minority
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Invaders, Aliens and Criminals. Metaphors and Spaces in the Media Definition of Migration and Security Policies / Binotto, Marco. - STAMPA. - (2015), pp. 31-58. [http://dx.doi.org/10.3726/978-3-0353-0657-6].
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