Il ruolo del dovere nel diritto viene discusso a partire dall’approfondimento dell’attività giurisdizionale e legislativa, con particolare attenzione all’anamnesi progressiva del fenomeno giuridico. Lo scavo fenomenologico si avvia da una lettura autentica e concreta dell’attualità in cui il giuridico è costantemente esposto al vortice del nichilismo che oscura la ricerca del giusto nel legale. La manipolazione della legalità, in nome di un funzionalismo meramente esecutivo, diventa prodromico all’affermazione del formalismo giuridico che recide la coalescenza di giustizia e legalità e quindi di doveri e diritti. Quando il dovere di accogliere e rispettare il dire dell’altro si oscura dietro l’assolutizzazione dell’esercizio del diritto trova concreta realizzazione l’«unidirezionalità violenta di un rapporto di assoggettamento» in cui l'esercizio esclusivo del diritto, privo della mediazione del dovere verso gli altri, trasforma l’io in una entità chiusa in uno stato di solispismo proprio del genio, del dittatore. Si discute, a questo proposito di un homo oeconomicus interessato solo al suo interesse egoistico, accecato dall’accrescimento di un utile che possa essere situato in uno scambio, capace di generare profitto. In questa architettura, le regole giuridiche trasmutano in mere regolarità che ‘stanno a vedere il mercato’, diventando strumenti del successo di alcuni. Solo se il dovere incide sul diritto può essere garantita la proporzione e l’uguaglianza nella relazione di riconoscimento in cui si manifesta l’insopprimibile tensione a rischiare un'opera di creazione che qualifica il ‘chi’, autore imputabile del viraggio esistenziale che specifica la condizione umana.
La legalità ha il dovere di essere giusta? La filosofia del dovere di Bruno Romano / Avitabile, Luisa. - STAMPA. - 59(2014), pp. 1-14.
La legalità ha il dovere di essere giusta? La filosofia del dovere di Bruno Romano
AVITABILE, Luisa
2014
Abstract
Il ruolo del dovere nel diritto viene discusso a partire dall’approfondimento dell’attività giurisdizionale e legislativa, con particolare attenzione all’anamnesi progressiva del fenomeno giuridico. Lo scavo fenomenologico si avvia da una lettura autentica e concreta dell’attualità in cui il giuridico è costantemente esposto al vortice del nichilismo che oscura la ricerca del giusto nel legale. La manipolazione della legalità, in nome di un funzionalismo meramente esecutivo, diventa prodromico all’affermazione del formalismo giuridico che recide la coalescenza di giustizia e legalità e quindi di doveri e diritti. Quando il dovere di accogliere e rispettare il dire dell’altro si oscura dietro l’assolutizzazione dell’esercizio del diritto trova concreta realizzazione l’«unidirezionalità violenta di un rapporto di assoggettamento» in cui l'esercizio esclusivo del diritto, privo della mediazione del dovere verso gli altri, trasforma l’io in una entità chiusa in uno stato di solispismo proprio del genio, del dittatore. Si discute, a questo proposito di un homo oeconomicus interessato solo al suo interesse egoistico, accecato dall’accrescimento di un utile che possa essere situato in uno scambio, capace di generare profitto. In questa architettura, le regole giuridiche trasmutano in mere regolarità che ‘stanno a vedere il mercato’, diventando strumenti del successo di alcuni. Solo se il dovere incide sul diritto può essere garantita la proporzione e l’uguaglianza nella relazione di riconoscimento in cui si manifesta l’insopprimibile tensione a rischiare un'opera di creazione che qualifica il ‘chi’, autore imputabile del viraggio esistenziale che specifica la condizione umana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.