Con il procedere degli studi storici, il diritto di tutela si amplia progressivamente al punto da incidere sulla “cultura del restauro” che, già a fine Ottocento, mostra una graduale accentuazione degli aspetti conservativi; nondimeno, mentre le ragioni della storia diventano oggetto di considerazione, i principî, appaiono spesso sconnessi dagli esiti operativi. L’attenzione viene rivolta all’analisi dei diversi atteggiamenti riguardanti la complessa problematica che, fra Otto e Novecento, suggerisce e motiva le politiche di salvaguardia afferenti la città nella sua dinamica di trasformazione. Di fatto, i primi tentativi di adeguare l’organismo antico mostrano di operare senza troppi scrupoli, senza troppo rispetto; registrata la differenza fra la città antica e la città moderna, molti cultori dei fenomeni urbani, specialmente mitteleuropei, analizzano la città antica con il prevalente proposito d’individuarne i temi qualificanti; ciò che comporta un progressivo apprezzamento della loro irriproducibilità e una parallela inclinazione a restituirne l’identità minacciata dal processo di modernizzazione. In questo senso, leggendo il fatto urbano, si tenta di correggerne le deformazioni più vistose e proprio dall’avvertenza di risolvere tali difficoltà, derivano i presupposti dell’urbanistica moderna e i fondamenti teorici che sostengono l’azione di tutela. Di qui la necessità di chiarire come principî e metodi non possano eludere in alcun caso il concetto di valore che, relazionato all’intero campo della tutela dei beni architettonici ed ambientali, punta ad una considerazione allargata dell’oggetto di conservazione attraverso la protezione di opere appartenenti a insiemi storico-artistici, con la conseguente introduzione della nozione di sito urbano che costituisce la novità più significativa attinente all’interezza della città storica.
Πλευρές της πολεοδομικής σκηνές, χθες και σήμερα / Sette, Maria Piera. - STAMPA. - (2013), pp. 189-196.
Πλευρές της πολεοδομικής σκηνές, χθες και σήμερα
SETTE, Maria Piera
2013
Abstract
Con il procedere degli studi storici, il diritto di tutela si amplia progressivamente al punto da incidere sulla “cultura del restauro” che, già a fine Ottocento, mostra una graduale accentuazione degli aspetti conservativi; nondimeno, mentre le ragioni della storia diventano oggetto di considerazione, i principî, appaiono spesso sconnessi dagli esiti operativi. L’attenzione viene rivolta all’analisi dei diversi atteggiamenti riguardanti la complessa problematica che, fra Otto e Novecento, suggerisce e motiva le politiche di salvaguardia afferenti la città nella sua dinamica di trasformazione. Di fatto, i primi tentativi di adeguare l’organismo antico mostrano di operare senza troppi scrupoli, senza troppo rispetto; registrata la differenza fra la città antica e la città moderna, molti cultori dei fenomeni urbani, specialmente mitteleuropei, analizzano la città antica con il prevalente proposito d’individuarne i temi qualificanti; ciò che comporta un progressivo apprezzamento della loro irriproducibilità e una parallela inclinazione a restituirne l’identità minacciata dal processo di modernizzazione. In questo senso, leggendo il fatto urbano, si tenta di correggerne le deformazioni più vistose e proprio dall’avvertenza di risolvere tali difficoltà, derivano i presupposti dell’urbanistica moderna e i fondamenti teorici che sostengono l’azione di tutela. Di qui la necessità di chiarire come principî e metodi non possano eludere in alcun caso il concetto di valore che, relazionato all’intero campo della tutela dei beni architettonici ed ambientali, punta ad una considerazione allargata dell’oggetto di conservazione attraverso la protezione di opere appartenenti a insiemi storico-artistici, con la conseguente introduzione della nozione di sito urbano che costituisce la novità più significativa attinente all’interezza della città storica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


