L’occasione di riflessione che ci viene offerta dall’odierno Convegno su La ‘Sapienza’ del giovane Leopoldo Elia si rivela particolarmente proficua e intelligente perché attraverso la figura e l’opera di Elia è possibile attraversare tutto il dibattito e l’esperienza costituzionale che copre il periodo della transizione dal regime fascista alla Costituzione repubblicana, giungendo sostanzialmente fino ai giorni nostri, anche in virtù della eredità trasmessa alle generazioni più giovani di studiosi . Inoltre, quella offerta da Fulco Lanchester è una opportunità piuttosto rara nel panorama della nostra riflessione costituzionalistica. A parere di chi scrive, infatti,la dottrina italiana a differenza di quella di altri Paesi, penso alla Germania , ma non solo – appareancora troppo poco auto-riflessiva, soprattutto negli ultimi decenni , e questo forse coincideanche con un certo declino della tradizione accademica e del suo apporto al dibattito pubblico.Al riguardo, è notoil diverso avviso – “autoassolutorio”, per dir così - espresso da Livio Paladin in un saggio sulla questione del metodo nella storia costituzionale destinato non a caso originariamente proprio agli scritti in onore di Leopoldo Elia . In questo noto scritto, Paladin ritiene che debba essere superato, con riferimento agli ultimi trent’anni, il giudizio espresso da Galizia nel ’63, per cui la dottrina italiana fosse incline ad una certa «sottovalutazione della prospettiva storica» e che, anzi, «nella prospettiva storica del diritto costituzionale si è formato un materiale enorme, principalmente dovuto ai giuristi, i quali non hanno affatto immaginato che la scienza giuridica possa vivere soltanto nel presente, ma hanno condiviso – sia pure in modo intuitivo – la convinzione espressa da Martines, per cui “costituzione e storia percorrono un cammino comune”» . In effetti, pur essendo migliorata la consapevolezza storica, la storia costituzionale rimane oggetto di attenzione prevalente dei soli storici del diritto o delle istituzioni e, soprattutto nelle generazioni più giovani, sembrano dimenticati gli ammonimenti di Maranini, per il quale «è impossibile prendere coscienza del presente senza saggiare attraverso l’indagine storica la natura e la consistenza delle forze che dominano la vita attuale, senza individuarne le linee di sviluppo, che dobbiamo sempre conoscere e sottintendere, anche quando per necessità di semplificazione o pratica utilità ci interessa solo un singolo momento, la sua rappresentazione istantanea, se non inserita nel processo dinamico dal quale artificiosamente venne distaccata, diventa sempre una falsificazione» .
Giuseppe Chiarelli: un innovatore "moderato" nella tradizione giuspubblicistica "nazionale" / Miccu', Roberto. - STAMPA. - (2014), pp. 141-158.
Giuseppe Chiarelli: un innovatore "moderato" nella tradizione giuspubblicistica "nazionale"
MICCU', Roberto
2014
Abstract
L’occasione di riflessione che ci viene offerta dall’odierno Convegno su La ‘Sapienza’ del giovane Leopoldo Elia si rivela particolarmente proficua e intelligente perché attraverso la figura e l’opera di Elia è possibile attraversare tutto il dibattito e l’esperienza costituzionale che copre il periodo della transizione dal regime fascista alla Costituzione repubblicana, giungendo sostanzialmente fino ai giorni nostri, anche in virtù della eredità trasmessa alle generazioni più giovani di studiosi . Inoltre, quella offerta da Fulco Lanchester è una opportunità piuttosto rara nel panorama della nostra riflessione costituzionalistica. A parere di chi scrive, infatti,la dottrina italiana a differenza di quella di altri Paesi, penso alla Germania , ma non solo – appareancora troppo poco auto-riflessiva, soprattutto negli ultimi decenni , e questo forse coincideanche con un certo declino della tradizione accademica e del suo apporto al dibattito pubblico.Al riguardo, è notoil diverso avviso – “autoassolutorio”, per dir così - espresso da Livio Paladin in un saggio sulla questione del metodo nella storia costituzionale destinato non a caso originariamente proprio agli scritti in onore di Leopoldo Elia . In questo noto scritto, Paladin ritiene che debba essere superato, con riferimento agli ultimi trent’anni, il giudizio espresso da Galizia nel ’63, per cui la dottrina italiana fosse incline ad una certa «sottovalutazione della prospettiva storica» e che, anzi, «nella prospettiva storica del diritto costituzionale si è formato un materiale enorme, principalmente dovuto ai giuristi, i quali non hanno affatto immaginato che la scienza giuridica possa vivere soltanto nel presente, ma hanno condiviso – sia pure in modo intuitivo – la convinzione espressa da Martines, per cui “costituzione e storia percorrono un cammino comune”» . In effetti, pur essendo migliorata la consapevolezza storica, la storia costituzionale rimane oggetto di attenzione prevalente dei soli storici del diritto o delle istituzioni e, soprattutto nelle generazioni più giovani, sembrano dimenticati gli ammonimenti di Maranini, per il quale «è impossibile prendere coscienza del presente senza saggiare attraverso l’indagine storica la natura e la consistenza delle forze che dominano la vita attuale, senza individuarne le linee di sviluppo, che dobbiamo sempre conoscere e sottintendere, anche quando per necessità di semplificazione o pratica utilità ci interessa solo un singolo momento, la sua rappresentazione istantanea, se non inserita nel processo dinamico dal quale artificiosamente venne distaccata, diventa sempre una falsificazione» .I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.