Many concepts have been expressed about the city and the related concept of complexity, a topic that seems ineludible specially when we try to face the issue concerning representation. Urban complexity as a concept puts together many ideas and information even incredibly far one from the other, all grouped around the aim to describe to the city phenomenon in its real extension and the transformations imposed to the city over the centuries. A city is made of phisic aspects, a weft of empty spaces (roads, public squares, borders, insolute places,…) and volumes (buildings, impediments to the circulation of any kind,…), but it is also made of a tissue which is somehow similar to the tissue with which Hans Christian Andersen sews the new garment of the Emperor, weaving on which anyone can project his mental idea of the city itself: of that peculiar city, the city he is facing. That is a city where one can find “something different, appearing through an infinity of different symbols” (Erwin Panofsky). Resorting to a little misused term, we could say that in the description of a city an crucial point concerns how the city itself is perceived, and like Cesare De Seta states, “this is not an innovation”. This turns the analysis of iconographic documents into a complex effort, but it also makes the work of decoding these documents really useful. Panofsky himself had pretty clear that the object of any iconographic analysis is to understand “the images, history and allegories rather than the reasons”. What one acquires through practical experience is more than the simple informality with objects and events: it presupposes an informality with specific topics or concepts that might be found even in literary sources. Representing the city is therefore an articulated theme, a delicate and complex subject, but to represent its histories and transformations, i.e. to represent the urban phenomenon in its real thickness, in the full respect of the dynamism of the lived space and of a stratified chronology, it is delicate, slippery matter. Urban transformations are also faced in their relapses in didactics, as an interesting experience to be proposed to the students to make them consider the strict connections between the building and its district, or between architecture and the city. This approach turns into a useful exercise leading students to consider the relationship between urban representation and the description of the city through the historical iconographic sources. The chronological study of urban transformations is finally related to the analysis of future chances for the city itself and their relationship with political decisions.

Molte parole si sono spese, nella letteratura riguardante la città, sul concetto di complessità, tema che sembra ineludibile in particolare quando si cerca di affrontare la questione sul versante della rappresentazione. La complessità urbana raccoglie al suo interno molti concetti, capitoli, raggruppamenti di informazioni che coprono ambiti immensi e infinitamente distanti gli uni dagli altri, tutti concorrenti però intorno allo sforzo di descrivere il fenomeno urbano nella sua reale estensione e le trasformazioni che alla città sono state impresse nel corso dei secoli. Una città è fatta di un tessuto fisico, una trama di vuoti (spazi, strade, piazze, slarghi, slabbrature,...) e di una speculare trama di pieni (volumi, edifici, impedimenti alla circolazione di ogni natura,...), ma è fatta anche di un tessuto molto più vicino a quello con il quale cui Hans Christian Andersen cuce il vestito nuovo dell’imperatore, un tessuto sul quale chiunque può proiettare la sua idea mentale di città. Di quella città, della sua città, della città come appare ai suoi occhi, della quale, cioè, egli coglie necessariamente «qualcosa d’altro che si esprime in infiniti altri simboli» (Erwin Panofsky). Ricorrendo a un termine un po’ abusato, potremmo dire che nella descrizione di una città una parte importante è giocata dal modo in cui essa è percepita, e come ribadisce Cesare De Seta, questa non è affatto una novità. Ciò rende più articolata la frequentazione dei documenti iconografici, ma rende anche infinitamente più utile la decodifica. Lo stesso Panofsky aveva chiaro che l’analisi iconografica ha per oggetto «le immagini, le storie e le allegorie anziché i motivi, presuppone naturalmente molto di più che la semplice familiarità con gli oggetti e gli eventi che si acquista attraverso l’esperienza pratica: presuppone una familiarità con temi specifici o concetti trasmessi dalle fonti letterarie». Rappresentare la città è dunque, di per sé, un tema articolato, una materia delicata e complessa, ma rappresentarne vicissitudini e trasformazioni, rappresentare, cioè, il fenomeno urbano nel suo reale spessore, nel pieno rispetto del dinamismo proprio dello spazio vissuto e di una cronologia quanto mai stratificata, è questione delicata e, forse, scivolosa. Il tema delle trasformazioni urbane è affrontato anche nelle sue ricadute in ambito didattico, in quanto esperienza da proporre agli studenti per avvicinare il tema architettonico allo studio dell’intorno, del quartiere, del brano di città, ma anche all’indagine relativa alla descrizione della città attraverso i documenti storici iconografici. Infine, lo studio delle trasformazioni passate è avvicinato alla questione della prefigurazione delle trasformazioni future, intese come materializzazione delle possibili politiche urbane.

Contenitore e contenuto nella descrizione dello spazio urbano: storia, morfologia, modelli, vita vissuta / Carlevaris, Anna Laura. - STAMPA. - (2014), pp. 27-46.

Contenitore e contenuto nella descrizione dello spazio urbano: storia, morfologia, modelli, vita vissuta

CARLEVARIS, Anna Laura
2014

Abstract

Many concepts have been expressed about the city and the related concept of complexity, a topic that seems ineludible specially when we try to face the issue concerning representation. Urban complexity as a concept puts together many ideas and information even incredibly far one from the other, all grouped around the aim to describe to the city phenomenon in its real extension and the transformations imposed to the city over the centuries. A city is made of phisic aspects, a weft of empty spaces (roads, public squares, borders, insolute places,…) and volumes (buildings, impediments to the circulation of any kind,…), but it is also made of a tissue which is somehow similar to the tissue with which Hans Christian Andersen sews the new garment of the Emperor, weaving on which anyone can project his mental idea of the city itself: of that peculiar city, the city he is facing. That is a city where one can find “something different, appearing through an infinity of different symbols” (Erwin Panofsky). Resorting to a little misused term, we could say that in the description of a city an crucial point concerns how the city itself is perceived, and like Cesare De Seta states, “this is not an innovation”. This turns the analysis of iconographic documents into a complex effort, but it also makes the work of decoding these documents really useful. Panofsky himself had pretty clear that the object of any iconographic analysis is to understand “the images, history and allegories rather than the reasons”. What one acquires through practical experience is more than the simple informality with objects and events: it presupposes an informality with specific topics or concepts that might be found even in literary sources. Representing the city is therefore an articulated theme, a delicate and complex subject, but to represent its histories and transformations, i.e. to represent the urban phenomenon in its real thickness, in the full respect of the dynamism of the lived space and of a stratified chronology, it is delicate, slippery matter. Urban transformations are also faced in their relapses in didactics, as an interesting experience to be proposed to the students to make them consider the strict connections between the building and its district, or between architecture and the city. This approach turns into a useful exercise leading students to consider the relationship between urban representation and the description of the city through the historical iconographic sources. The chronological study of urban transformations is finally related to the analysis of future chances for the city itself and their relationship with political decisions.
2014
Metamorfosi dell’immagine urbana. Rappresentazione, documentazione, interpretazione, comunicazione.
978-88-492-2974-5
Molte parole si sono spese, nella letteratura riguardante la città, sul concetto di complessità, tema che sembra ineludibile in particolare quando si cerca di affrontare la questione sul versante della rappresentazione. La complessità urbana raccoglie al suo interno molti concetti, capitoli, raggruppamenti di informazioni che coprono ambiti immensi e infinitamente distanti gli uni dagli altri, tutti concorrenti però intorno allo sforzo di descrivere il fenomeno urbano nella sua reale estensione e le trasformazioni che alla città sono state impresse nel corso dei secoli. Una città è fatta di un tessuto fisico, una trama di vuoti (spazi, strade, piazze, slarghi, slabbrature,...) e di una speculare trama di pieni (volumi, edifici, impedimenti alla circolazione di ogni natura,...), ma è fatta anche di un tessuto molto più vicino a quello con il quale cui Hans Christian Andersen cuce il vestito nuovo dell’imperatore, un tessuto sul quale chiunque può proiettare la sua idea mentale di città. Di quella città, della sua città, della città come appare ai suoi occhi, della quale, cioè, egli coglie necessariamente «qualcosa d’altro che si esprime in infiniti altri simboli» (Erwin Panofsky). Ricorrendo a un termine un po’ abusato, potremmo dire che nella descrizione di una città una parte importante è giocata dal modo in cui essa è percepita, e come ribadisce Cesare De Seta, questa non è affatto una novità. Ciò rende più articolata la frequentazione dei documenti iconografici, ma rende anche infinitamente più utile la decodifica. Lo stesso Panofsky aveva chiaro che l’analisi iconografica ha per oggetto «le immagini, le storie e le allegorie anziché i motivi, presuppone naturalmente molto di più che la semplice familiarità con gli oggetti e gli eventi che si acquista attraverso l’esperienza pratica: presuppone una familiarità con temi specifici o concetti trasmessi dalle fonti letterarie». Rappresentare la città è dunque, di per sé, un tema articolato, una materia delicata e complessa, ma rappresentarne vicissitudini e trasformazioni, rappresentare, cioè, il fenomeno urbano nel suo reale spessore, nel pieno rispetto del dinamismo proprio dello spazio vissuto e di una cronologia quanto mai stratificata, è questione delicata e, forse, scivolosa. Il tema delle trasformazioni urbane è affrontato anche nelle sue ricadute in ambito didattico, in quanto esperienza da proporre agli studenti per avvicinare il tema architettonico allo studio dell’intorno, del quartiere, del brano di città, ma anche all’indagine relativa alla descrizione della città attraverso i documenti storici iconografici. Infine, lo studio delle trasformazioni passate è avvicinato alla questione della prefigurazione delle trasformazioni future, intese come materializzazione delle possibili politiche urbane.
Trasformazioni urbane; modelli digitali; modelli interpretativi; città; Roma
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Contenitore e contenuto nella descrizione dello spazio urbano: storia, morfologia, modelli, vita vissuta / Carlevaris, Anna Laura. - STAMPA. - (2014), pp. 27-46.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/656845
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