Paesaggio e sostenibilità negli spazi urbani aperti

La premessa è innanzitutto nella nomenclatura che fissa gli ambiti di ricerca. Paesaggio e sostenibilità, ma prima ancora paesaggio ed ambiente. Per quanto concerne la definizione di paesaggio, oramai, da oltre un decennio il punto di riferimento per qualunque definizione scaturisce dalla Convenzione Europea del Paesaggio. La caratterizzazione antropica diviene il nodo centrale della questione, ponendo in primo piano il ruolo dell’azione umana, nella costruzione, nell’uso e nella percezione. Anche sotto questo profilo vi è però una differenza sostanziale rispetto ai riferimenti precedenti, in quanto secondo la nuova definizione il paesaggio è l’intero territorio, non più solo quegli ambiti, naturali o costruiti, ritenuti di qualità. In questo quadro rientra il paesaggio urbano. In ecologia si definisce ambiente l’insieme dei fattori esterni a un organismo che ne influenzano la vita. Il termine viene anche inteso, in senso più ampio, come il complesso degli elementi naturali e delle risorse che circondano un determinato organismo e, in particolare, gli essere umani. Anche il concetto di sostenibilità rientra nella competenze specifiche dell’ecologia, denotando la capacità di un ecosistema di restare in possesso di tutti i processi ecologici, le finalità, la produttività e soprattutto la biodiversità. Nella pratica un processo ecologico è definito sostenibile se utilizza le risorse naturali che sono rigenerate naturalmente. Ne consegue che la collettività deve collocare il consumo delle risorse all’interno di uno sviluppo sostenibile. In questo quadro rientra l’architettura, che diviene sostenibile nel momento in cui contribuisce al controllo del consumo delle risorse. Gli spazi pubblici assumono un ruolo strategico di attenzione e trasformazione progettuale, indipendentemente dagli aspetti funzionali. Essi, soprattutto in fase di trasformazione, devono divenire i perni di una progettazione sostenibile.