Recupero di un InsideC10 come Spazio di lavoro arte svago. Su un'altezza complessiva di 6,80 metri circa (dalla quota ribassata di -2.85 alla quota superiore di + 3.95), il progetto realizza un grande "open plan" con spazi di studio, lavoro e svago per una famiglia di 3 persone, individuando specifici ambiti di pertinenza. L'immobile versava in condizioni di estremo degrado. Ospitava un ex-locale artigianale, in un immobile di discreto pregio, risalente al 1939. Il punto di partenza della ristrutturazione è stato la rimozione delle parti aggiunte e dei soppalchi precari, precedentemente installati, e il recupero dei locali interrati e del locale ribassato, per disporre di un unico spazio vuoto ove riorganizzare "ex novo" il programma dei committenti. Idea centrale del progetto è stata quella di integrare lo spazio domestico dei proprietari, corredandolo di tutti quegli ambienti accessori e delle "utilities" mancanti nell'attuale casa da loro abitata. Il MapLoft realizza lo "spazio che manca" alla famiglia. E' un laboratorio/pensatoio, un accogliente studio, la "casa dei libri" - libreria,biblioteca, archivio; è la sala delle proiezioni e dell'"home video"; lo spazio dispensa e frigo per l'"extra storage" alimentare, il grande ripostiglio, la cantina dei vini, concepita come un piccolo castello. E' lo spazio dei vestiti e dei ... cambi di stagione, realizzato in una comoda cabina armadio-guardaroba. E' la rete dei computers, con gli ampi piani per il loro utilizzo; è un'ampia "salle de bain", attrezzata anche come home fitness - il "comfort bath" con vasca-doccia, idromassaggio, sauna +hammam e fitness corner; è l'angolo del riposo in nicchia-letto; è l'angolo snack-breack, il giga cooking corner, il "ristorante" degli amici, il "meeting friends" ... Il progetto realizza una spina strutturale centrale, nel volume baricentrico del nuovo locale bagno, al quale si fissano i segmenti di solaio a sbalzo laterale. Le pareti longitudinali, di profondità diverse, collaborano al ruolo statico. Nella zona d'ingresso si apre una doppia altezza, caratterizzata dallo sporto di un "balconcino" d'affaccio, memore della soluzione Le Corbuseriana dell'atrio di Maison La Roche-Jeannert di Parigi, 1923. Alla vetrina su strada, si sostituisce un portale d'ingresso: una complessa bussola realizzata in acciaio a trattamento ferro micaceo, composta da una doppia anta, di cui la maggiore, spessorata, ospita una scaffalatura interna riferita alla "finestra arredata" di Gio Ponti. Attraverso i 3 livelli, di cui si compone il locale, si sviluppa un articolato sistema di 3 scale diverse: la scala d'ingresso, la piccola "scala viennese", di Loosiana memoria, che conduce al livello interrato, e la scaletta "treppiedi" che collega con la nicchia-letto. L'"open plan" consente la vista panottica sia orizzontale che verticale: lo sguardo viaggia a tutt'altezza e a tutta profondità, offrendo un'appagante percezione dell'intero spazio. Un'alta parete, realizzata in lamiera microforata, riproduce il motivo delle"forchette mani" di Bruno Munari. La cucina è sospesa nel vuoto. Le pareti sono principalmente in vetro diffusore. I dettagli essenziali e minimali.

MapLoft: Recupero di un InsideC10 come Spazio di lavoro arte svago / Dell'Aira, Paola Veronica. - (2012).

MapLoft: Recupero di un InsideC10 come Spazio di lavoro arte svago

DELL'AIRA, Paola Veronica
2012

Abstract

Recupero di un InsideC10 come Spazio di lavoro arte svago. Su un'altezza complessiva di 6,80 metri circa (dalla quota ribassata di -2.85 alla quota superiore di + 3.95), il progetto realizza un grande "open plan" con spazi di studio, lavoro e svago per una famiglia di 3 persone, individuando specifici ambiti di pertinenza. L'immobile versava in condizioni di estremo degrado. Ospitava un ex-locale artigianale, in un immobile di discreto pregio, risalente al 1939. Il punto di partenza della ristrutturazione è stato la rimozione delle parti aggiunte e dei soppalchi precari, precedentemente installati, e il recupero dei locali interrati e del locale ribassato, per disporre di un unico spazio vuoto ove riorganizzare "ex novo" il programma dei committenti. Idea centrale del progetto è stata quella di integrare lo spazio domestico dei proprietari, corredandolo di tutti quegli ambienti accessori e delle "utilities" mancanti nell'attuale casa da loro abitata. Il MapLoft realizza lo "spazio che manca" alla famiglia. E' un laboratorio/pensatoio, un accogliente studio, la "casa dei libri" - libreria,biblioteca, archivio; è la sala delle proiezioni e dell'"home video"; lo spazio dispensa e frigo per l'"extra storage" alimentare, il grande ripostiglio, la cantina dei vini, concepita come un piccolo castello. E' lo spazio dei vestiti e dei ... cambi di stagione, realizzato in una comoda cabina armadio-guardaroba. E' la rete dei computers, con gli ampi piani per il loro utilizzo; è un'ampia "salle de bain", attrezzata anche come home fitness - il "comfort bath" con vasca-doccia, idromassaggio, sauna +hammam e fitness corner; è l'angolo del riposo in nicchia-letto; è l'angolo snack-breack, il giga cooking corner, il "ristorante" degli amici, il "meeting friends" ... Il progetto realizza una spina strutturale centrale, nel volume baricentrico del nuovo locale bagno, al quale si fissano i segmenti di solaio a sbalzo laterale. Le pareti longitudinali, di profondità diverse, collaborano al ruolo statico. Nella zona d'ingresso si apre una doppia altezza, caratterizzata dallo sporto di un "balconcino" d'affaccio, memore della soluzione Le Corbuseriana dell'atrio di Maison La Roche-Jeannert di Parigi, 1923. Alla vetrina su strada, si sostituisce un portale d'ingresso: una complessa bussola realizzata in acciaio a trattamento ferro micaceo, composta da una doppia anta, di cui la maggiore, spessorata, ospita una scaffalatura interna riferita alla "finestra arredata" di Gio Ponti. Attraverso i 3 livelli, di cui si compone il locale, si sviluppa un articolato sistema di 3 scale diverse: la scala d'ingresso, la piccola "scala viennese", di Loosiana memoria, che conduce al livello interrato, e la scaletta "treppiedi" che collega con la nicchia-letto. L'"open plan" consente la vista panottica sia orizzontale che verticale: lo sguardo viaggia a tutt'altezza e a tutta profondità, offrendo un'appagante percezione dell'intero spazio. Un'alta parete, realizzata in lamiera microforata, riproduce il motivo delle"forchette mani" di Bruno Munari. La cucina è sospesa nel vuoto. Le pareti sono principalmente in vetro diffusore. I dettagli essenziali e minimali.
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