Thinking to the limit and reflecting on extreme positions stimulates the imagination and leads to break the boundaries of the ordinary, to picture unusual scenarios of social life and new ways of living, that often can be visionary and anticipate a better future reality. On the Co-housing theme, temporary housing designated for small family units, mothers with children and lonely people with financial difficulties and/or social marginality problems, represent ways of life in common and socialization that are specific and complex, therefore extreme. The need for economically and environmentally sustainable solutions, with the necessity to avoid conditions of marginality and isolation, encourages choices of architectural reuse of abandoned buildings within the existing city to solve social and urban problems. The approach is taken on a large scale and proposes the conversion of abandoned buildings into “social shelters” as a type of co-housing. This strategy regenerates little parts of the urban tissue avoiding an increase of volumetry and revitalizes small and medium enterprises in planning the transformation of the city. To overcome excess of welfarism, values such as community sense of living and social integration are recognised as efficient instruments of solution. The primary role in carrying out these values is achieved by the architect called to guarantee quality to spaces for temporary and low-cost living; to establish a correct balance between the private sphere of the accomodations and the semipublic one of the communal spaces for the carrying out of daily and formative activities; to aid positive interactions with the urban context; to integrate productive areas capable of activating self-financing processes and/or attract forms of private investments. A real project that transforms an abandoned and unconcluded structure, partially hidden in the city of Rome is being developed on these premises. An extreme project that demonstrates how living spaces, communal areas and spaces for productive activities can coexist all together in continuous change by setting adequate solutions of flexibility and transformation. The contribution will show the result of this architectural experimentation, but above all will expose to the community the problem of the difficult and delicate coexistance of different ways of living within the contemporary society.

Pensare al limite, condurre la riflessione su posizioni estreme, stimola l’immaginazione, induce a superare i confini dell’ordinario e a prefigurare inconsueti scenari di vita sociale, nuovi modi di abitare carichi di una visionarietà che, spesso, precorre una realtà futura migliore. Sul tema del co-housing, le strutture note come “Centri di Accoglienza”, destinate a piccoli nuclei familiari, a madri con minori e a persone sole in condizioni di disagio economico e/o di marginalità sociale, rappresentano forme di convivenza e socializzazione, risposte specifiche e complesse, da considerarsi, appunto, estreme. La sostenibilità economica e ambientale degli interventi per la realizzazione di queste strutture e la necessità di evitare condizioni di marginalità e isolamento, inoltre, indirizzano verso scelte di rigenerazione architettonica di manufatti all’interno della città consolidata, dismessi o in stato di abbandono, come auspicabile e sostenibile soluzione di problematiche sociali e urbanistiche. La proposta è dunque di pensare a grande scala, proponendo la trasformazione di strutture abbandonate o dismesse in Centri di Accoglienza per forme di co-housing. Una strategia per rigenerare piccole porzioni di tessuto urbano, evitare un incremento di cubatura e favorire il rilancio della piccola e media impresa nei piani di trasformazione delle città. Superati gli atteggiamenti di tipo assistenzialistico, valori come il senso comunitario dell’abitare e l’integrazione sociale, sono riconosciuti come efficaci strumenti risolutivi. Il ruolo primario nell’attuazione di tali valori è svolto dal progettista chiamato a garantire adeguati livelli di qualità architettonica a spazi per l’abitare temporaneo e a basso costo; a stabilire una relazione equilibrata tra la sfera privata degli alloggi e quella semipubblica degli spazi collettivi per lo svolgimento di attività formative; a favorire positive interazioni con il contesto urbano; a integrare ambiti per funzioni produttive capaci attivare processi di autofinanziamento e/o attrarre forme di investimento da parte di privati. Su questi ragionamenti si sta sviluppando un progetto di trasformazione di una struttura abbandonata, incompiuta, seminascosta all’interno del tessuto urbano di Roma. Un progetto estremo e dimostrativo di come – predisponendo adeguate soluzioni di flessibilità e trasformazione - possano convivere spazio abitativo, ambiti collettivi e spazi produttivi in continuo mutamento. Il contributo proposto esporrà l’esito di tale sperimentazione alla collettività, ma soprattutto vorrà sottoporre il problema della difficile, delicata convivenza - all’interno della società contemporanea - di modi diversi di abitare.

Pensare al limite. Centri di accoglienza: strumenti per rigenerare la società e la città / Percoco, Maura. - STAMPA. - (2014), pp. 110-116.

Pensare al limite. Centri di accoglienza: strumenti per rigenerare la società e la città

PERCOCO, Maura
2014

Abstract

Thinking to the limit and reflecting on extreme positions stimulates the imagination and leads to break the boundaries of the ordinary, to picture unusual scenarios of social life and new ways of living, that often can be visionary and anticipate a better future reality. On the Co-housing theme, temporary housing designated for small family units, mothers with children and lonely people with financial difficulties and/or social marginality problems, represent ways of life in common and socialization that are specific and complex, therefore extreme. The need for economically and environmentally sustainable solutions, with the necessity to avoid conditions of marginality and isolation, encourages choices of architectural reuse of abandoned buildings within the existing city to solve social and urban problems. The approach is taken on a large scale and proposes the conversion of abandoned buildings into “social shelters” as a type of co-housing. This strategy regenerates little parts of the urban tissue avoiding an increase of volumetry and revitalizes small and medium enterprises in planning the transformation of the city. To overcome excess of welfarism, values such as community sense of living and social integration are recognised as efficient instruments of solution. The primary role in carrying out these values is achieved by the architect called to guarantee quality to spaces for temporary and low-cost living; to establish a correct balance between the private sphere of the accomodations and the semipublic one of the communal spaces for the carrying out of daily and formative activities; to aid positive interactions with the urban context; to integrate productive areas capable of activating self-financing processes and/or attract forms of private investments. A real project that transforms an abandoned and unconcluded structure, partially hidden in the city of Rome is being developed on these premises. An extreme project that demonstrates how living spaces, communal areas and spaces for productive activities can coexist all together in continuous change by setting adequate solutions of flexibility and transformation. The contribution will show the result of this architectural experimentation, but above all will expose to the community the problem of the difficult and delicate coexistance of different ways of living within the contemporary society.
2014
Cohousing. Programmi e progetti per la riqualificazione del patrimonio esistente / Cohousing. Programs and projects to recover heritage buildings
978-884674068-7
Pensare al limite, condurre la riflessione su posizioni estreme, stimola l’immaginazione, induce a superare i confini dell’ordinario e a prefigurare inconsueti scenari di vita sociale, nuovi modi di abitare carichi di una visionarietà che, spesso, precorre una realtà futura migliore. Sul tema del co-housing, le strutture note come “Centri di Accoglienza”, destinate a piccoli nuclei familiari, a madri con minori e a persone sole in condizioni di disagio economico e/o di marginalità sociale, rappresentano forme di convivenza e socializzazione, risposte specifiche e complesse, da considerarsi, appunto, estreme. La sostenibilità economica e ambientale degli interventi per la realizzazione di queste strutture e la necessità di evitare condizioni di marginalità e isolamento, inoltre, indirizzano verso scelte di rigenerazione architettonica di manufatti all’interno della città consolidata, dismessi o in stato di abbandono, come auspicabile e sostenibile soluzione di problematiche sociali e urbanistiche. La proposta è dunque di pensare a grande scala, proponendo la trasformazione di strutture abbandonate o dismesse in Centri di Accoglienza per forme di co-housing. Una strategia per rigenerare piccole porzioni di tessuto urbano, evitare un incremento di cubatura e favorire il rilancio della piccola e media impresa nei piani di trasformazione delle città. Superati gli atteggiamenti di tipo assistenzialistico, valori come il senso comunitario dell’abitare e l’integrazione sociale, sono riconosciuti come efficaci strumenti risolutivi. Il ruolo primario nell’attuazione di tali valori è svolto dal progettista chiamato a garantire adeguati livelli di qualità architettonica a spazi per l’abitare temporaneo e a basso costo; a stabilire una relazione equilibrata tra la sfera privata degli alloggi e quella semipubblica degli spazi collettivi per lo svolgimento di attività formative; a favorire positive interazioni con il contesto urbano; a integrare ambiti per funzioni produttive capaci attivare processi di autofinanziamento e/o attrarre forme di investimento da parte di privati. Su questi ragionamenti si sta sviluppando un progetto di trasformazione di una struttura abbandonata, incompiuta, seminascosta all’interno del tessuto urbano di Roma. Un progetto estremo e dimostrativo di come – predisponendo adeguate soluzioni di flessibilità e trasformazione - possano convivere spazio abitativo, ambiti collettivi e spazi produttivi in continuo mutamento. Il contributo proposto esporrà l’esito di tale sperimentazione alla collettività, ma soprattutto vorrà sottoporre il problema della difficile, delicata convivenza - all’interno della società contemporanea - di modi diversi di abitare.
social shelter; urban regeneration; real architectural project; functional/temporal flexibility
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Pensare al limite. Centri di accoglienza: strumenti per rigenerare la società e la città / Percoco, Maura. - STAMPA. - (2014), pp. 110-116.
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