Identità globale e di genere, entrambe originali ed ante litteram. Questi due tratti del personaggio di Rodolfo Valentino saranno focalizzati nelle riflessioni che seguono come quelli caratterizzanti più di altri, a modesto parere di chi scrive, il profilo artistico ma anche umano del mito italiano. L’interesse sociologico che l’oggetto di questo volume suscita è, infatti, fra l’altro rappresentato dal fatto che Valentino può senza dubbio essere considerato come uno dei primi divi davvero “globali”. Egli, inoltre, ha posto in modo netto la questione sulla transessualità, e non tanto nei più probabili termini fisici, quanto appunto in relazione all’identità sociale legata al genere. Sebbene di fonti (auto)biografiche se ne abbiano solo da lasciare il vero Valentino privato ancora un mistero, è indubbio che all’inizio dello scorso secolo le vicende della breve vita vissuta intensamente dall’attore tarantino presentano luoghi, culture e stili di vita inediti pee quegli anni e per molti a seguire. Lo sono al punto che queste vicende annunciano tratti biografici che si ritroveranno nelle vite di personaggi pubblici solo alcuni decenni più tardi, costituendo “il modello” da imitare per eccellenza. Icona del cinema muto, idolo della danza, precursore delle mode, ma ancora più ed in modo originale, rappresentante di culture diverse e lontane ricomposte - come quella italiana e americana - nella sua personalità, oltre che prismatica personalità sessuale. Questi i due focus che le successive riflessioni assumerano per leggere il suo mito. Il mito, perché di esso si intende parlare, considerandolo nell’accezione di Malinowski, quale “una spiegazione che soddisfi non un interesse scientifico, ma la resurrezione in forma di narrazione di una realtà primigenia, che viene raccontata per soddisfare profondi bisogni religiosi, esigenze morali, esso esprime, stimola e codifica la credenza; salvaguarda e rafforza la moralità; garantisce l'efficienza del rito e contiene regole pratiche per la condotta dell'uomo. Il mito è dunque un ingrediente vitale della civiltà umana; non favola inutile, ma forza attiva costruita nel tempo”. Il personaggio che lo incarna, pertanto, idealizza nell’immaginazione popolare bisogni, valori, regole che rispondono alle esigenze più profonde della collettività. Valentino ha compiuto questo processo per alcuni aspetti fondamentali, fra i quali qui si intendono sottolineare quelli relativi all’identità biologica e sociale dell’individuo, operando, peraltro, un fortunato sincretismo fra elementi della cultura mediterranea di provenienza – cui non è estranea quella francese ereditata dalla mamma – e della società nordamericana di cui si sentiva figlio eletto. In questa accezione, pertanto, il mito di Valentino può essere eletto in senso sociologiamente rilevante per le due dimensioni culturali della globalità e dell’identità di genere: i modelli da lui rappresentati sono stati al contempo precursori, ma anche fonti di ispirazione, di comportamenti e stili di vita che più tardi – molto più tardi, praticamente nella nostra contemporaneità – avrebbero costituito tendenze discusse e prevalenti. L’originalità di Valentino, però, non risiede soltanto nel profilo inedito rispetto alla sua immagine sessuale e al patrimonio culturale globale che rappresentava: questi due aspetti della sua personalità sono così intimamente compenetrati l’uno all’altro da influenzarsi reciprocamente e da divenire sociologicamente rilevanti proprio per questa loro combinazione. La successiva trattazione separata de Valentino icona digenere e globale rispondono solo ad un’esigenza di maggior sistematicità che si tenterà di superare nelle conclusioni.
Valentino, divo globale, icona di genere / Nocenzi, Mariella. - STAMPA. - (2014), pp. 27-42.
Valentino, divo globale, icona di genere
NOCENZI, Mariella
2014
Abstract
Identità globale e di genere, entrambe originali ed ante litteram. Questi due tratti del personaggio di Rodolfo Valentino saranno focalizzati nelle riflessioni che seguono come quelli caratterizzanti più di altri, a modesto parere di chi scrive, il profilo artistico ma anche umano del mito italiano. L’interesse sociologico che l’oggetto di questo volume suscita è, infatti, fra l’altro rappresentato dal fatto che Valentino può senza dubbio essere considerato come uno dei primi divi davvero “globali”. Egli, inoltre, ha posto in modo netto la questione sulla transessualità, e non tanto nei più probabili termini fisici, quanto appunto in relazione all’identità sociale legata al genere. Sebbene di fonti (auto)biografiche se ne abbiano solo da lasciare il vero Valentino privato ancora un mistero, è indubbio che all’inizio dello scorso secolo le vicende della breve vita vissuta intensamente dall’attore tarantino presentano luoghi, culture e stili di vita inediti pee quegli anni e per molti a seguire. Lo sono al punto che queste vicende annunciano tratti biografici che si ritroveranno nelle vite di personaggi pubblici solo alcuni decenni più tardi, costituendo “il modello” da imitare per eccellenza. Icona del cinema muto, idolo della danza, precursore delle mode, ma ancora più ed in modo originale, rappresentante di culture diverse e lontane ricomposte - come quella italiana e americana - nella sua personalità, oltre che prismatica personalità sessuale. Questi i due focus che le successive riflessioni assumerano per leggere il suo mito. Il mito, perché di esso si intende parlare, considerandolo nell’accezione di Malinowski, quale “una spiegazione che soddisfi non un interesse scientifico, ma la resurrezione in forma di narrazione di una realtà primigenia, che viene raccontata per soddisfare profondi bisogni religiosi, esigenze morali, esso esprime, stimola e codifica la credenza; salvaguarda e rafforza la moralità; garantisce l'efficienza del rito e contiene regole pratiche per la condotta dell'uomo. Il mito è dunque un ingrediente vitale della civiltà umana; non favola inutile, ma forza attiva costruita nel tempo”. Il personaggio che lo incarna, pertanto, idealizza nell’immaginazione popolare bisogni, valori, regole che rispondono alle esigenze più profonde della collettività. Valentino ha compiuto questo processo per alcuni aspetti fondamentali, fra i quali qui si intendono sottolineare quelli relativi all’identità biologica e sociale dell’individuo, operando, peraltro, un fortunato sincretismo fra elementi della cultura mediterranea di provenienza – cui non è estranea quella francese ereditata dalla mamma – e della società nordamericana di cui si sentiva figlio eletto. In questa accezione, pertanto, il mito di Valentino può essere eletto in senso sociologiamente rilevante per le due dimensioni culturali della globalità e dell’identità di genere: i modelli da lui rappresentati sono stati al contempo precursori, ma anche fonti di ispirazione, di comportamenti e stili di vita che più tardi – molto più tardi, praticamente nella nostra contemporaneità – avrebbero costituito tendenze discusse e prevalenti. L’originalità di Valentino, però, non risiede soltanto nel profilo inedito rispetto alla sua immagine sessuale e al patrimonio culturale globale che rappresentava: questi due aspetti della sua personalità sono così intimamente compenetrati l’uno all’altro da influenzarsi reciprocamente e da divenire sociologicamente rilevanti proprio per questa loro combinazione. La successiva trattazione separata de Valentino icona digenere e globale rispondono solo ad un’esigenza di maggior sistematicità che si tenterà di superare nelle conclusioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.