L'articolo consiste in una disamina della situazione sociolinguistica del repertorio delle varietà che interagivano nella Palestina romana attorno all'epoca di Gesù. È un fatto che tutti gli studiosi che hanno affrontato a vario titolo il tema della penetrazione progressiva dell’ellenismo in Palestina non hanno mai mancato di sottolineare il rilievo assunto dalla “questione linguistica”. Scopo del lavoro è produrre un’attenta disamina dei testi (fondamentalmente testi epigrafici e papiracei) in grado di confermare o di falsificare le tante affermazioni di principio che caratterizzano le moderne ricostruzioni della situazione palestinese prima della distruzione del Secondo Tempio. La ricognizione e l'analisi dei giacimenti epigrafici (e della letteratura scientifica ad essi dedicata) consente di ricostruire un'architettura delle varietà che individua nella penetrazione linguistica greca (fuori discussione è quella latina) un fenomeno relativamente marginale, sicuramente da ridimensionare rispetto a certi eccessi del passato. A patto di qualificare con precisione il peso che acquisiscono le documentazioni epigrafiche, specie quelle private a fronte delle iscrizioni pubbliche e solenni. società palestinese. Le iscrizioni degli ossuari rappresentano una quota a sé, un vero e proprio specificum culturale delle “abitudini epigrafiche” giudaiche in area palestinese. Riflettono una pratica scrittoria in ambiti particolari e, soprattutto, spontanei. Pur in assenza di un qualsiasi lavoro d’insieme affidabile sulla lingua ivi documentata, il giudizio prevalente scorge anche in questa classe di testi la testimonianza di una capillare diffusione del greco, accomunandone sic et simpliciter l’interpretazione a quella di altre tipologie epigrafiche. Tali iscrizioni confermano l’idea che una limitata competenza funzionale del greco, tipica dei ceti artigiani o mercantili a contatto con le aree urbane, non implicasse alcuna reale ellenizzazione linguistica. Anzi: queste epigrafi denunziano un apprendimento limitato del greco e fortissime interferenze con l'aramaico L1. Si può dunque affermare che nella Giudea del I secolo d.C. circolavano varietà interlinguistiche di apprendimento del greco con limitate funzioni pragmatiche. Si trattava di segmenti episodici del continuum greco con tratti di forte semplificazione, segmenti propri dei ceti medio-bassi della società palestinese, urbana e rurale, con scarsa alfabetizzazione e limitata competenza plurilingue. Un simile dato linguistico, obiettivo per quanto può esserlo, consente di reinterpretare un capitolo importante della storia linguistica della Palestina e di confermare che, accanto alla sporadica produzione epigrafica ufficiale a imitazione di quella greca postalessandrina, il greco non era capillarmente diffuso e, soprattutto, non lo era allo stesso modo in tutta la regione, dalla Galilea di Gesù alla Idumea, patria di Erode il Grande.

L'epigrafia giudaica e la diffusione del greco nella Palestina romana / Mancini, Marco. - (2013), pp. 213-259.

L'epigrafia giudaica e la diffusione del greco nella Palestina romana

MANCINI, MARCO
2013

Abstract

L'articolo consiste in una disamina della situazione sociolinguistica del repertorio delle varietà che interagivano nella Palestina romana attorno all'epoca di Gesù. È un fatto che tutti gli studiosi che hanno affrontato a vario titolo il tema della penetrazione progressiva dell’ellenismo in Palestina non hanno mai mancato di sottolineare il rilievo assunto dalla “questione linguistica”. Scopo del lavoro è produrre un’attenta disamina dei testi (fondamentalmente testi epigrafici e papiracei) in grado di confermare o di falsificare le tante affermazioni di principio che caratterizzano le moderne ricostruzioni della situazione palestinese prima della distruzione del Secondo Tempio. La ricognizione e l'analisi dei giacimenti epigrafici (e della letteratura scientifica ad essi dedicata) consente di ricostruire un'architettura delle varietà che individua nella penetrazione linguistica greca (fuori discussione è quella latina) un fenomeno relativamente marginale, sicuramente da ridimensionare rispetto a certi eccessi del passato. A patto di qualificare con precisione il peso che acquisiscono le documentazioni epigrafiche, specie quelle private a fronte delle iscrizioni pubbliche e solenni. società palestinese. Le iscrizioni degli ossuari rappresentano una quota a sé, un vero e proprio specificum culturale delle “abitudini epigrafiche” giudaiche in area palestinese. Riflettono una pratica scrittoria in ambiti particolari e, soprattutto, spontanei. Pur in assenza di un qualsiasi lavoro d’insieme affidabile sulla lingua ivi documentata, il giudizio prevalente scorge anche in questa classe di testi la testimonianza di una capillare diffusione del greco, accomunandone sic et simpliciter l’interpretazione a quella di altre tipologie epigrafiche. Tali iscrizioni confermano l’idea che una limitata competenza funzionale del greco, tipica dei ceti artigiani o mercantili a contatto con le aree urbane, non implicasse alcuna reale ellenizzazione linguistica. Anzi: queste epigrafi denunziano un apprendimento limitato del greco e fortissime interferenze con l'aramaico L1. Si può dunque affermare che nella Giudea del I secolo d.C. circolavano varietà interlinguistiche di apprendimento del greco con limitate funzioni pragmatiche. Si trattava di segmenti episodici del continuum greco con tratti di forte semplificazione, segmenti propri dei ceti medio-bassi della società palestinese, urbana e rurale, con scarsa alfabetizzazione e limitata competenza plurilingue. Un simile dato linguistico, obiettivo per quanto può esserlo, consente di reinterpretare un capitolo importante della storia linguistica della Palestina e di confermare che, accanto alla sporadica produzione epigrafica ufficiale a imitazione di quella greca postalessandrina, il greco non era capillarmente diffuso e, soprattutto, non lo era allo stesso modo in tutta la regione, dalla Galilea di Gesù alla Idumea, patria di Erode il Grande.
2013
Le lingue del Mediterraneo antico. Culture, mutamenti, contatti
978-88-430-6919-4
Palestine; Greek; Aramaic; Mishnic Hebrew; epigraphy; sociolinguistics
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
L'epigrafia giudaica e la diffusione del greco nella Palestina romana / Mancini, Marco. - (2013), pp. 213-259.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/591740
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