Nell’ultimo decennio si è assistito ad un progressivo aumento del flusso migratorio internazionale con destinazione i Paesi occidentali e, fra questi, quelli europei, che hanno adottato politiche di accoglienza e regolarizzazione più permissivi. Fra le più interessanti caratteristiche del fenomeno si registra una spiccata femminilizzazione dei flussi migratori, che ha portato in grandi città come Roma, Milano e Napoli a far registrare presenze femminili superiori a quelle maschili, secondo i dati rilevati dall’Istat già nei primi anni del 2000. Questo elemento presenta relazioni significative con due delle caratteristiche che tipizzano la presenza migratoria in Italia: la prima è data dalla centralità delle reti sociali a carattere etnico su cui si struttura la comunità migrante, mentre la seconda è costituita dalla piccola imprenditorialità sviluppata - spesso a livello informale – dagli immigrati in un contesto economico, come quello nazionale, fondato sulle piccole e medie imprese e sul lavoro autonomo. Dalla reciproca relazione dei tre elementi della femminilizzazione del flusso migratorio, del ruolo delle reti sociali e della preferenza per attività di imprenditoria informale emerge l’ipotesi di questo lavoro, secondo la quale proprio attraverso i circuiti occupazionali delle donne musulmane in Italia si sia realizzato in poco più di un decennio un duplice e speculare fenomeno di mobilità sociale che si iscrive a pieno in un contesto globalizzato. Le migranti musulmane si inseriscono con il loro background culturale negli ampi spazi dell’economia – commercio e servizi – occidentale trasformando gradualmente e talvolta in modo rivoluzionario i propri modelli emancipativi; al contempo, esse offrono alla società ospitante inediti modelli e ruoli professionali (ad esempio quelli delle colf e delle badanti), prodotti e beni di consumo (commercio transfrontaliero), nuove forme di organizzazione del lavoro in una società complessa e globalizzata (a partire dalle risorse materiali e immateriali offerte dalle reti sociali da esse costruite). Trattandosi di aspetti solo recentemente – e parzialmente – rilevati dalle fonti ufficiali nazionali e analizzati dalla letteratura sociologica italiana, il lavoro si avvarrà di ricerche e rapporti settoriali messi a sistema fra loro, al fine di poter osservare anche quella parte dell’oggetto di studio non compreso nelle osservazioni sistematiche per via della sua informalità.
I circuiti socio-occupazionali delle donne musulmane in Italia / Nocenzi, Mariella. - STAMPA. - (2014), pp. 103-160.
I circuiti socio-occupazionali delle donne musulmane in Italia
NOCENZI, Mariella
2014
Abstract
Nell’ultimo decennio si è assistito ad un progressivo aumento del flusso migratorio internazionale con destinazione i Paesi occidentali e, fra questi, quelli europei, che hanno adottato politiche di accoglienza e regolarizzazione più permissivi. Fra le più interessanti caratteristiche del fenomeno si registra una spiccata femminilizzazione dei flussi migratori, che ha portato in grandi città come Roma, Milano e Napoli a far registrare presenze femminili superiori a quelle maschili, secondo i dati rilevati dall’Istat già nei primi anni del 2000. Questo elemento presenta relazioni significative con due delle caratteristiche che tipizzano la presenza migratoria in Italia: la prima è data dalla centralità delle reti sociali a carattere etnico su cui si struttura la comunità migrante, mentre la seconda è costituita dalla piccola imprenditorialità sviluppata - spesso a livello informale – dagli immigrati in un contesto economico, come quello nazionale, fondato sulle piccole e medie imprese e sul lavoro autonomo. Dalla reciproca relazione dei tre elementi della femminilizzazione del flusso migratorio, del ruolo delle reti sociali e della preferenza per attività di imprenditoria informale emerge l’ipotesi di questo lavoro, secondo la quale proprio attraverso i circuiti occupazionali delle donne musulmane in Italia si sia realizzato in poco più di un decennio un duplice e speculare fenomeno di mobilità sociale che si iscrive a pieno in un contesto globalizzato. Le migranti musulmane si inseriscono con il loro background culturale negli ampi spazi dell’economia – commercio e servizi – occidentale trasformando gradualmente e talvolta in modo rivoluzionario i propri modelli emancipativi; al contempo, esse offrono alla società ospitante inediti modelli e ruoli professionali (ad esempio quelli delle colf e delle badanti), prodotti e beni di consumo (commercio transfrontaliero), nuove forme di organizzazione del lavoro in una società complessa e globalizzata (a partire dalle risorse materiali e immateriali offerte dalle reti sociali da esse costruite). Trattandosi di aspetti solo recentemente – e parzialmente – rilevati dalle fonti ufficiali nazionali e analizzati dalla letteratura sociologica italiana, il lavoro si avvarrà di ricerche e rapporti settoriali messi a sistema fra loro, al fine di poter osservare anche quella parte dell’oggetto di studio non compreso nelle osservazioni sistematiche per via della sua informalità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.