Il saggio è l’occasione per la rielaborazione di una ricerca precedente sulle aree marginali delle città, per l’attualità di questo argomento rispetto a due importanti problematiche urbanistiche: come conferire lo status di luogo urbano ad aree periferiche e marginali rispetto al sistema consolidato; come farlo senza mettere in campo demolizioni o nuove volumetrie, attivando in altri termini un rimodellamento spaziale quale combinazione di materiali non volumetrici come verde, acqua, sculture, illuminazioni, piccole architetture di arredo e di recinto, trattamenti differenti del suolo e dei percorsi, ecc. Un metodo, questo, di produrre spazio pubblico, definito recentemente a “volume zero”, in cui si manifesta una forma urbana che attribuisce iconologicamente ai segni e alle nuove topografie un ruolo prevalente rispetto a quello del vecchio tracciato e del rapporto pieno-vuoto. In quest’ottica il progetto di Prato della Valle si impone come lezione attiva di una “ristrutturazione leggera” basata su elementi bidimensionali, su segni e materiali a forte identità locale, su una sapiente orchestrazione del suolo capace di salvaguardare la complessità degli usi nell’organizzazione di un nuovo ordine spaziale che formalizza il vasto e indefinito vuoto preesistente.
La configurazione di un vuoto urbano marginale. Attualità della progettazione di Prato della Valle a Padova / Belfiore, Emanuela. - STAMPA. - (2014), pp. 257-274.
La configurazione di un vuoto urbano marginale. Attualità della progettazione di Prato della Valle a Padova
BELFIORE, Emanuela
2014
Abstract
Il saggio è l’occasione per la rielaborazione di una ricerca precedente sulle aree marginali delle città, per l’attualità di questo argomento rispetto a due importanti problematiche urbanistiche: come conferire lo status di luogo urbano ad aree periferiche e marginali rispetto al sistema consolidato; come farlo senza mettere in campo demolizioni o nuove volumetrie, attivando in altri termini un rimodellamento spaziale quale combinazione di materiali non volumetrici come verde, acqua, sculture, illuminazioni, piccole architetture di arredo e di recinto, trattamenti differenti del suolo e dei percorsi, ecc. Un metodo, questo, di produrre spazio pubblico, definito recentemente a “volume zero”, in cui si manifesta una forma urbana che attribuisce iconologicamente ai segni e alle nuove topografie un ruolo prevalente rispetto a quello del vecchio tracciato e del rapporto pieno-vuoto. In quest’ottica il progetto di Prato della Valle si impone come lezione attiva di una “ristrutturazione leggera” basata su elementi bidimensionali, su segni e materiali a forte identità locale, su una sapiente orchestrazione del suolo capace di salvaguardare la complessità degli usi nell’organizzazione di un nuovo ordine spaziale che formalizza il vasto e indefinito vuoto preesistente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.