Tra XII e XIII sec. Il Valdarno inferiore è investito da un profondo processo di riassetto territoriale che coinvolge direttamente la struttura del sistema insediativo. Ragioni di carattere economico, legate soprattutto alla organizzazione della produzione agricola, e soprattutto esigenze strategiche sono alla base di profondi mutamenti degli equilibri consolidati, fondati su una distribuzione della popolazione diffusa sul territorio e sulla capacità di attrazione dei poli plebani, cui era affidato un essenziale ruolo di aggregazione e non soltanto su un piano religioso. In questo contesto si collocano numerose iniziative rivolte alla fondazione di nuovi centri o alla rifondazione di piccoli insediamenti collocati in prossimità di emergenze territoriali significative, che hanno il fine di garantire da un lato un più diretto controllo della popolazione rurale, attraverso una più accentuata concentrazione delle dinamiche insediative e, dall’altro, un più stabile presidio del territorio. Particolarmente fertile in questo campo è l’ambito Pisano, sia per il numero delle fondazioni, sia per la qualità degli esiti cui alcune di esse pervengono da un punto di vista tecnico e figurativo. Una prima fase dell’iniziativa pisana in Valdarno si sviluppa, già a partire dalla prima metà del XII secolo, su impulso del potere Arcivescovile, e si esplica soprattutto nelle fondazioni di Cascina (1141) e Bientina (1179). I due centri colpiscono per la precoce regolarità e la coerenza progettuale, ancora percepibili nonostante le ingenti trasformazioni subite. In entrambi i casi l’impianto urbano è strutturato da un asse principale di ‘spina’, sul quale si innestano, tendenzialmente in maniera ortogonale e con passo costante, assi di sezione più ridotta, che definiscono isolati rettangolari piuttosto allungati, tessuti per strigas. Quello adottato è un modello di antica origine, ma che trova nella semplicità di queste soluzioni ‘pisane’ e nella loro dimensione contenuta una interpretazione efficace ed in parte inedita, che sarà ripreso in molte esperienze duecentesche, a cominciare dalle fondazioni lucchesi Santa Croce sull’Arno e Castelfranco di Sotto. Una seconda seconda fase di riorganizzazione del territorio pisano si realizza nel XIII ed ha come protagonista il Comune, impegnato in un serrato confronto con Lucca, per il controllo del Valdarno inferiore. Nell’ottica della rivalità tra le due città si inquadrano, in campo pisano, iniziative che riguardano prevalentemente località per le quali già dal secolo precedente è attestata la presenza di modesti nuclei insediativi, come ad esempio a Calcinaia e a Pontedera. Si tratta quindi, per lo più, di ‘imprese’ di ‘rifondazione’ destinate, per altro, a riscuotere in gran parte dei casi soltanto un modesto successo, anche per il progressivo declino della rilevanza di Pisa sullo scacchiere politico toscano nel corso del Duecento. In questo quadro riveste una particolare rilevanza il caso di Pontedera, ri-fondata, probabilmente, tra la seconda metà degli anni cinquanta del XIII sec. e la fine del successivo decennio. Qui l’impianto, iscritto in un perimetro quadrangolare, assume una maggiore complessità rispetto alle esperienze maturate nel secolo precedente, soprattutto per la maggiore articolazione della rete viaria, che tende a costituire un vero e proprio reticolo. Inedito, per l’ambiente pisano è inoltre lo schema d’impianto incentrato su una piazza grossomodo rettangolare, ad angoli chiusi, che costituisce, il fulcro ideale e geometrico dell’abitato, secondo un modello che troverà più raffinata espressione nelle più tarde fondazioni fiorentine.

Terre nuove nel Valdarno pisano tra XII e XIII secolo: dinamiche territoriali e modelli urbanistici / Villa, Guglielmo. - STAMPA. - (2013), pp. 59-70.

Terre nuove nel Valdarno pisano tra XII e XIII secolo: dinamiche territoriali e modelli urbanistici

VILLA, Guglielmo
2013

Abstract

Tra XII e XIII sec. Il Valdarno inferiore è investito da un profondo processo di riassetto territoriale che coinvolge direttamente la struttura del sistema insediativo. Ragioni di carattere economico, legate soprattutto alla organizzazione della produzione agricola, e soprattutto esigenze strategiche sono alla base di profondi mutamenti degli equilibri consolidati, fondati su una distribuzione della popolazione diffusa sul territorio e sulla capacità di attrazione dei poli plebani, cui era affidato un essenziale ruolo di aggregazione e non soltanto su un piano religioso. In questo contesto si collocano numerose iniziative rivolte alla fondazione di nuovi centri o alla rifondazione di piccoli insediamenti collocati in prossimità di emergenze territoriali significative, che hanno il fine di garantire da un lato un più diretto controllo della popolazione rurale, attraverso una più accentuata concentrazione delle dinamiche insediative e, dall’altro, un più stabile presidio del territorio. Particolarmente fertile in questo campo è l’ambito Pisano, sia per il numero delle fondazioni, sia per la qualità degli esiti cui alcune di esse pervengono da un punto di vista tecnico e figurativo. Una prima fase dell’iniziativa pisana in Valdarno si sviluppa, già a partire dalla prima metà del XII secolo, su impulso del potere Arcivescovile, e si esplica soprattutto nelle fondazioni di Cascina (1141) e Bientina (1179). I due centri colpiscono per la precoce regolarità e la coerenza progettuale, ancora percepibili nonostante le ingenti trasformazioni subite. In entrambi i casi l’impianto urbano è strutturato da un asse principale di ‘spina’, sul quale si innestano, tendenzialmente in maniera ortogonale e con passo costante, assi di sezione più ridotta, che definiscono isolati rettangolari piuttosto allungati, tessuti per strigas. Quello adottato è un modello di antica origine, ma che trova nella semplicità di queste soluzioni ‘pisane’ e nella loro dimensione contenuta una interpretazione efficace ed in parte inedita, che sarà ripreso in molte esperienze duecentesche, a cominciare dalle fondazioni lucchesi Santa Croce sull’Arno e Castelfranco di Sotto. Una seconda seconda fase di riorganizzazione del territorio pisano si realizza nel XIII ed ha come protagonista il Comune, impegnato in un serrato confronto con Lucca, per il controllo del Valdarno inferiore. Nell’ottica della rivalità tra le due città si inquadrano, in campo pisano, iniziative che riguardano prevalentemente località per le quali già dal secolo precedente è attestata la presenza di modesti nuclei insediativi, come ad esempio a Calcinaia e a Pontedera. Si tratta quindi, per lo più, di ‘imprese’ di ‘rifondazione’ destinate, per altro, a riscuotere in gran parte dei casi soltanto un modesto successo, anche per il progressivo declino della rilevanza di Pisa sullo scacchiere politico toscano nel corso del Duecento. In questo quadro riveste una particolare rilevanza il caso di Pontedera, ri-fondata, probabilmente, tra la seconda metà degli anni cinquanta del XIII sec. e la fine del successivo decennio. Qui l’impianto, iscritto in un perimetro quadrangolare, assume una maggiore complessità rispetto alle esperienze maturate nel secolo precedente, soprattutto per la maggiore articolazione della rete viaria, che tende a costituire un vero e proprio reticolo. Inedito, per l’ambiente pisano è inoltre lo schema d’impianto incentrato su una piazza grossomodo rettangolare, ad angoli chiusi, che costituisce, il fulcro ideale e geometrico dell’abitato, secondo un modello che troverà più raffinata espressione nelle più tarde fondazioni fiorentine.
2013
Atlante delle città fondate in Italia dal Tradomedioevo al Novecento. Italia centro-meridionale e insulare
978-88-6514-189-2
Storia dell'urbanistica; Città di Fondazione; medioevo; età moderna; Novecento; Atlante
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Terre nuove nel Valdarno pisano tra XII e XIII secolo: dinamiche territoriali e modelli urbanistici / Villa, Guglielmo. - STAMPA. - (2013), pp. 59-70.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/560321
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