With his works, characterized by a visionary concept made of fantastic projects, monumental and virtuosic architecture full of intense and multiple symbolic meanings, Mario Palanti is among the protagonists of the unique relationship that in the late nineteenth century binds Milan and Buenos Aires. Invited by Gaetano Moretti to design the Italian Pavilion for the centenary of the May Revolution, he arrives in the capital of Argentina in 1910, a year after his graduation, and remains there, with some interruptions, for nearly two decades. He brings to Argentina the principles of late Romanticism, the “Risorgimental” style, the academicism and even the neo-medievalism learned during his training at the Academy of Brera and then at the Scuola Supeiore of the Polytechnic of Milan directed by Boito and to this he adds from his own an exaltation of the genius-creator of the architect. His works, such as Palazzo Barolo (1919-23) in Buenos Aires and Palazzo Salvo (1922-28) in Montevideo, are i

Con le sue opere, caratterizzate da una concezione visionaria fatta di progetti fantastici, architetture virtuosistiche e monumentali cariche di intense e molteplici valenze simboliche, Mario Palanti è uno tra i protagonisti del singolare rapporto che dalla fine dell’Ottocento lega Milano a Buenos Aires. Chiamato da Gaetano Moretti per progettare il Padiglione Italiano per il Centenario della Rivoluzione di Maggio, arriva nella capitale argentina già nel 1910, a un anno dalla laurea, e vi resta, con alcune interruzioni, per quasi due decenni. Nel Paese sudamericano porta i principi del tardo romanticismo, del risorgimentalismo, dell’accademismo e persino del neomedievalismo appresi durante la sua formazione presso l’Accademia di Brera e poi nella Scuola Superiore del Politecnico di Milano diretta da Boito, aggiungendo di suo l’esaltazione del genio creatore dell’architetto. Le sue opere, come palazzo Barolo (1919-23) a Buenos Aires e palazzo Salvo (1922-28) a Montevideo, sono destinate soprattutto a una clientela privata formata da immigrati italiani che hanno fatto fortuna nel nuovo mondo. Attraverso di esse cerca di costruire uno “stile moderno” rappresentativo dell’epoca e del luogo, ma che attinge anche largamente al repertorio dell’architettura medievale, esprimendo così la ricchezza economica di un paese e simboli di un progresso a cui hanno partecipato anche alcuni emigranti italiani divenuti uomini di successo.

Mario Palanti architetto visionario tra Italia e Argentina / Mario Palanti arquitecto visionario entre Italia y Argentina / PORTOGHESI TUZI, Stefania. - STAMPA. - (2013), pp. 87-98.

Mario Palanti architetto visionario tra Italia e Argentina / Mario Palanti arquitecto visionario entre Italia y Argentina

PORTOGHESI TUZI, STEFANIA
2013

Abstract

With his works, characterized by a visionary concept made of fantastic projects, monumental and virtuosic architecture full of intense and multiple symbolic meanings, Mario Palanti is among the protagonists of the unique relationship that in the late nineteenth century binds Milan and Buenos Aires. Invited by Gaetano Moretti to design the Italian Pavilion for the centenary of the May Revolution, he arrives in the capital of Argentina in 1910, a year after his graduation, and remains there, with some interruptions, for nearly two decades. He brings to Argentina the principles of late Romanticism, the “Risorgimental” style, the academicism and even the neo-medievalism learned during his training at the Academy of Brera and then at the Scuola Supeiore of the Polytechnic of Milan directed by Boito and to this he adds from his own an exaltation of the genius-creator of the architect. His works, such as Palazzo Barolo (1919-23) in Buenos Aires and Palazzo Salvo (1922-28) in Montevideo, are i
2013
Contributi italiani all’architettura argentina. Progetti e opere tra il XIX e il XX secolo/Aportes italianos a la arquitectura argentina. Proyectos y obras en los siglos XIX y XX
9788849605044
Con le sue opere, caratterizzate da una concezione visionaria fatta di progetti fantastici, architetture virtuosistiche e monumentali cariche di intense e molteplici valenze simboliche, Mario Palanti è uno tra i protagonisti del singolare rapporto che dalla fine dell’Ottocento lega Milano a Buenos Aires. Chiamato da Gaetano Moretti per progettare il Padiglione Italiano per il Centenario della Rivoluzione di Maggio, arriva nella capitale argentina già nel 1910, a un anno dalla laurea, e vi resta, con alcune interruzioni, per quasi due decenni. Nel Paese sudamericano porta i principi del tardo romanticismo, del risorgimentalismo, dell’accademismo e persino del neomedievalismo appresi durante la sua formazione presso l’Accademia di Brera e poi nella Scuola Superiore del Politecnico di Milano diretta da Boito, aggiungendo di suo l’esaltazione del genio creatore dell’architetto. Le sue opere, come palazzo Barolo (1919-23) a Buenos Aires e palazzo Salvo (1922-28) a Montevideo, sono destinate soprattutto a una clientela privata formata da immigrati italiani che hanno fatto fortuna nel nuovo mondo. Attraverso di esse cerca di costruire uno “stile moderno” rappresentativo dell’epoca e del luogo, ma che attinge anche largamente al repertorio dell’architettura medievale, esprimendo così la ricchezza economica di un paese e simboli di un progresso a cui hanno partecipato anche alcuni emigranti italiani divenuti uomini di successo.
Storia dell’architettura; Mario Palanti; architettura in Argentina
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Mario Palanti architetto visionario tra Italia e Argentina / Mario Palanti arquitecto visionario entre Italia y Argentina / PORTOGHESI TUZI, Stefania. - STAMPA. - (2013), pp. 87-98.
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