La Carta costituzionale regola i rapporti fra genitori e figli e si basa su principi più avanzati rispetto a quelli di stampo conservatore del codice civile del 1942. Particolarmente indicative in tal senso, sono le disposizioni che riguardano la tutela dei figli nati fuori dal matrimonio e quelle che stabiliscono l’uguaglianza fra coniugi o la pari responsabilità dei genitori nei doveri verso i figli (art. 30, 1 e 3, e art. 29). La presenza di queste disposizioni avrebbe, dunque, dovuto sgombrare il campo da ogni dubbio sulla novità delle norme. Eppure, sino agli inizi degli anni Settanta dello scorso secolo, la portata innovativa di quei principi è rimasta inascoltata e si è perpetuato un modello educativo autoritario che trovava corrispondenza anche nell’organizzazione scolastica. Tutto ciò non ha favorito l’istaurazione di una dialettica collaborativa fra famiglia e istituzioni scolastiche. Solo sul finire degli anni Sessanta si afferma una nuova visione dell’art. 30, co. 1, che sarà valorizzata nell’apertura democratica dei rapporti familiari attuata dalla storica riforma del diritto di famiglia del 1975. Nel clima generale di cambiamento politico anche la scuola risponde alle istanze di partecipazione democratica. La riforma della scuola del 1974 configura, infatti, quella che viene definita la “partecipazione organica” al governo della scuola da parte dei genitori, istituendo gli organi collegiali, avvertiti all’epoca come una conquista contro i rischi di burocratizzazione e autoreferenzialità. Tuttavia la maggior parte di queste misure sono rimaste sotto utilizzate o addirittura inattuate, tanto che le associazioni dei genitori hanno sottolineato come, soprattutto la nascita di una visione aziendalistica della scuola, abbia messo ai margini la volontà di creare un rapporto organizzativo con i genitori, considerati non tanto membri della comunità scolastica, ma meri “utenti”. In realtà, negli ultimi anni, di fronte all’insuccesso delle forme di partecipazione e rappresentanza, l’attenzione dei genitori verso la scuola pubblica si manifesta (soprattutto dopo le riforme Moratti e Gelmini) in mobilitazioni collettive, come è testimoniato dal progetto di legge di iniziativa popolare presentato nel 2006, recante “Norme generali sul sistema educativo d’istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore”. Ma si devono segnalare anche le iniziative di tutela individuale che sempre più spesso culminano nel ricorso giurisdizionale dei genitori contro l’istituzione scolastica su temi sensibili, quali l’esposizione del crocifisso nelle aule, l’accesso al tempo pieno o alle ore di sostegno, segno di una scuola lontana dai bisogni, sempre più diversificati, delle famiglie e alla ricerca nuove forme di comunicazione e collaborazione con queste.

La famiglia e l'istruzione / Angelini, Francesca Filomena. - STAMPA. - (2014), pp. 67-98.

La famiglia e l'istruzione

ANGELINI, Francesca Filomena
2014

Abstract

La Carta costituzionale regola i rapporti fra genitori e figli e si basa su principi più avanzati rispetto a quelli di stampo conservatore del codice civile del 1942. Particolarmente indicative in tal senso, sono le disposizioni che riguardano la tutela dei figli nati fuori dal matrimonio e quelle che stabiliscono l’uguaglianza fra coniugi o la pari responsabilità dei genitori nei doveri verso i figli (art. 30, 1 e 3, e art. 29). La presenza di queste disposizioni avrebbe, dunque, dovuto sgombrare il campo da ogni dubbio sulla novità delle norme. Eppure, sino agli inizi degli anni Settanta dello scorso secolo, la portata innovativa di quei principi è rimasta inascoltata e si è perpetuato un modello educativo autoritario che trovava corrispondenza anche nell’organizzazione scolastica. Tutto ciò non ha favorito l’istaurazione di una dialettica collaborativa fra famiglia e istituzioni scolastiche. Solo sul finire degli anni Sessanta si afferma una nuova visione dell’art. 30, co. 1, che sarà valorizzata nell’apertura democratica dei rapporti familiari attuata dalla storica riforma del diritto di famiglia del 1975. Nel clima generale di cambiamento politico anche la scuola risponde alle istanze di partecipazione democratica. La riforma della scuola del 1974 configura, infatti, quella che viene definita la “partecipazione organica” al governo della scuola da parte dei genitori, istituendo gli organi collegiali, avvertiti all’epoca come una conquista contro i rischi di burocratizzazione e autoreferenzialità. Tuttavia la maggior parte di queste misure sono rimaste sotto utilizzate o addirittura inattuate, tanto che le associazioni dei genitori hanno sottolineato come, soprattutto la nascita di una visione aziendalistica della scuola, abbia messo ai margini la volontà di creare un rapporto organizzativo con i genitori, considerati non tanto membri della comunità scolastica, ma meri “utenti”. In realtà, negli ultimi anni, di fronte all’insuccesso delle forme di partecipazione e rappresentanza, l’attenzione dei genitori verso la scuola pubblica si manifesta (soprattutto dopo le riforme Moratti e Gelmini) in mobilitazioni collettive, come è testimoniato dal progetto di legge di iniziativa popolare presentato nel 2006, recante “Norme generali sul sistema educativo d’istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore”. Ma si devono segnalare anche le iniziative di tutela individuale che sempre più spesso culminano nel ricorso giurisdizionale dei genitori contro l’istituzione scolastica su temi sensibili, quali l’esposizione del crocifisso nelle aule, l’accesso al tempo pieno o alle ore di sostegno, segno di una scuola lontana dai bisogni, sempre più diversificati, delle famiglie e alla ricerca nuove forme di comunicazione e collaborazione con queste.
2014
Le imensioni costituzionali dell'istruzione
9788824323291
costituzione; famiglia; scuola
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La famiglia e l'istruzione / Angelini, Francesca Filomena. - STAMPA. - (2014), pp. 67-98.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/556632
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