«Il mondo è delle donne», profetizzava Alain Touraine (Touraine, 2006), ma questa conquista si presenta ancora a macchie di leopardo nella società italiana e mondiale. Non è facile rivoluzionare un territorio come quello del genere, spesso attraversato da pregiudizi, ideologie, miti e silenzi. È proprio il silenzio a dover essere superato per far capire quanto sia cambiato il mondo delle donne. A una tale analisi non potrebbe sfuggire la televisione italiana, alla quale è stata a lungo affidata «la vita culturale del paese» (Barzini, 1954); quella tv oramai sessantenne “mamma” (Ferretti, Broccoli, Scaramucci, 1997) e “vestale del cambiamento” (Morcellini, 2003), che si è fatta portatrice dei simboli, dei miti, delle vittorie e delle sconfitte di una società inevitabilmente in movimento. Lo spirito di questo contributo, in linea con le altre anime dell’Osservatorio GEMMA, è quello di uno sguardo disincantato e non pregiudiziale sull’universo femminile e maschile così come messo a fuoco sotto la lente d’ingrandimento della televisione e, in particolare, attraverso lo studio del genere più ricco e controverso: l’intrattenimento. In quest’ottica, interessa mettere sotto i riflettori uomini e donne, con la loro autorevolezza e le loro fragilità, capacità di problem solving, aspirazioni, progetti per il futuro, illuminando quanto solitamente rimane nell’ombra, cioè la loro crescita e capacità di interpretare e di reagire alle difficoltà, la forza delle persone e la loro partecipazione al passaggio al futuro. Apparentemente innocuo, perché senza pretese esplicite di farsi portatore di educazione e di informazione, l’intrattenimento televisivo, che non vuole impegnare il telespettatore in una fruizione faticosa ma mira ad assicurargli relax e spensieratezza, è quello che più riesce a incidere sull’immaginario e, dunque, anche sull’idea di uomo o di donna che caratterizza una certa società. Non si deve dimenticare, infatti, la duplice natura dei prodotti televisivi, descritti efficacemente da Hesmondalgh quali «sistemi economici di produzione e produttori culturali di testi» (Hesmondalgh, 2007). Le questioni relative al genere e alla sua rappresentazione nell’intrattenimento risentono necessariamente della complessità di questa diade, che impone all’analisi una continua oscillazione tra gli aspetti legati al coinvolgimento delle donne nelle attività produttive e quelli legati alla rappresentazione all’interno dei testi televisivi. Non si può dimenticare, infatti, che il mondo della comunicazione è sempre più frequentato da soggettività e professionalità femminili, che, nel tempo hanno fatto da interpreti dei cambiamenti sociali e culturali, spesso senza un adeguato accreditamento sociale.
Controcorrente. L'intrattenimento televisivo oltre gli stereotipi / Gavrila, Mihaela. - STAMPA. - 1(2014), pp. 125-158.
Controcorrente. L'intrattenimento televisivo oltre gli stereotipi
GAVRILA, Mihaela
2014
Abstract
«Il mondo è delle donne», profetizzava Alain Touraine (Touraine, 2006), ma questa conquista si presenta ancora a macchie di leopardo nella società italiana e mondiale. Non è facile rivoluzionare un territorio come quello del genere, spesso attraversato da pregiudizi, ideologie, miti e silenzi. È proprio il silenzio a dover essere superato per far capire quanto sia cambiato il mondo delle donne. A una tale analisi non potrebbe sfuggire la televisione italiana, alla quale è stata a lungo affidata «la vita culturale del paese» (Barzini, 1954); quella tv oramai sessantenne “mamma” (Ferretti, Broccoli, Scaramucci, 1997) e “vestale del cambiamento” (Morcellini, 2003), che si è fatta portatrice dei simboli, dei miti, delle vittorie e delle sconfitte di una società inevitabilmente in movimento. Lo spirito di questo contributo, in linea con le altre anime dell’Osservatorio GEMMA, è quello di uno sguardo disincantato e non pregiudiziale sull’universo femminile e maschile così come messo a fuoco sotto la lente d’ingrandimento della televisione e, in particolare, attraverso lo studio del genere più ricco e controverso: l’intrattenimento. In quest’ottica, interessa mettere sotto i riflettori uomini e donne, con la loro autorevolezza e le loro fragilità, capacità di problem solving, aspirazioni, progetti per il futuro, illuminando quanto solitamente rimane nell’ombra, cioè la loro crescita e capacità di interpretare e di reagire alle difficoltà, la forza delle persone e la loro partecipazione al passaggio al futuro. Apparentemente innocuo, perché senza pretese esplicite di farsi portatore di educazione e di informazione, l’intrattenimento televisivo, che non vuole impegnare il telespettatore in una fruizione faticosa ma mira ad assicurargli relax e spensieratezza, è quello che più riesce a incidere sull’immaginario e, dunque, anche sull’idea di uomo o di donna che caratterizza una certa società. Non si deve dimenticare, infatti, la duplice natura dei prodotti televisivi, descritti efficacemente da Hesmondalgh quali «sistemi economici di produzione e produttori culturali di testi» (Hesmondalgh, 2007). Le questioni relative al genere e alla sua rappresentazione nell’intrattenimento risentono necessariamente della complessità di questa diade, che impone all’analisi una continua oscillazione tra gli aspetti legati al coinvolgimento delle donne nelle attività produttive e quelli legati alla rappresentazione all’interno dei testi televisivi. Non si può dimenticare, infatti, che il mondo della comunicazione è sempre più frequentato da soggettività e professionalità femminili, che, nel tempo hanno fatto da interpreti dei cambiamenti sociali e culturali, spesso senza un adeguato accreditamento sociale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.