The Archaeology and History of Art of the Ancient Near East encounters immediately, in Mesopotamia, in the land of Sumer and Accad, the mythogenesis of the universe, of the cosmos, of man and mankind. We may consider such encounter almost as the poetical consequence of a vision of those landscapes lapped by the Tigris and the Euphrates. Or, more generally, as the perceptual imprint of such Near Eastern (and especially Mesopotamian) landscapes, which has been settled in our modernity and stratified in maps, desires and clichés that, since the age of Colonialism, had been crossing the magnifying glasses of European Illuminism and Romanticism. Nowadays, such perceptions have been almost completely dissolved under the devastating effect of modern wars and the rise of new imperialisms. If we wanted, though, to locate those primitive myths of the origin, of the origins, we might still (maybe) do it by eschewing the present and by imagining to be in one of those nineteenth-century dialogues b
L’Archeologia e la Storia dell’Arte del Vicino Oriente antico incontra da subito in Mesopotamia, nel Paese di Sumer e di Accad, la mitogenesi dell’universo, del cosmo, dell’uomo e dell’umanità. Potremmo ritenere questo incontro quasi la poetica conseguenza di una visione dei suoi paesaggi lambiti dal Tigri e dall’Eufrate. Ovvero, più in generale, l’impronta percettiva che di quei paesaggi vici- no-orientali (e in particolare mesopotamici) si era radicata nella nostra modernità stratificandosi in mappe, desideri e luoghi comuni che dall’età del Colonialismo avevano attraversato le lenti dell’Illuminismo e del Romanticismo europei. Percezioni che oggi sono quasi disciolte nell’effetto, devastante, che invece hanno prodotto le guerre moderne, e il primeggiare di nuovi imperialismi. Se volessimo, tuttavia, ambientare questi miti primigeni dell’origine, delle origini, potremmo farlo ancora (forse) rifuggendo il presente e fingendoci come nei notturni dialoghi ottocenteschi tra l’infinito e i pastori erranti dell’Asia. Dialoghi metafisici che ci trasportano su temi universali, in paesi lontani, in tempi remoti, e in un tempo che nell’antica Mesopotamia non può che risultare quello delle culture archeologiche di Sumer e di Accad. Per queste culture, in modi sensibilmente diversi, nell’acqua fu l’o- rigine, sulla terra fu l’uomo e l’argilla fu - in primo luogo - la materia della creazione.
Mesopotamia antica. Archeologia del pensiero creatore di miti nel Paese di Sumer e di Accad / Ramazzotti, Marco. - STAMPA. - (2013).
Mesopotamia antica. Archeologia del pensiero creatore di miti nel Paese di Sumer e di Accad
RAMAZZOTTI, Marco
2013
Abstract
The Archaeology and History of Art of the Ancient Near East encounters immediately, in Mesopotamia, in the land of Sumer and Accad, the mythogenesis of the universe, of the cosmos, of man and mankind. We may consider such encounter almost as the poetical consequence of a vision of those landscapes lapped by the Tigris and the Euphrates. Or, more generally, as the perceptual imprint of such Near Eastern (and especially Mesopotamian) landscapes, which has been settled in our modernity and stratified in maps, desires and clichés that, since the age of Colonialism, had been crossing the magnifying glasses of European Illuminism and Romanticism. Nowadays, such perceptions have been almost completely dissolved under the devastating effect of modern wars and the rise of new imperialisms. If we wanted, though, to locate those primitive myths of the origin, of the origins, we might still (maybe) do it by eschewing the present and by imagining to be in one of those nineteenth-century dialogues bI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.