Fragile territories subject to seismic risks (due to obvious geological and morphological features) are also usually subject to hydrogeological risks (like the Area Omogenea della Neve Homogeneous Area), there is an insistent demand for constant information regarding risk: a delicate problem, difficult to solve. The article below tackles the issue by comparing the social meaning of risk and all the consequences that it entails with the way it is communicated, the methods used to inform people of an event and the players involved in specific roles. In short, what risk is and how it is communicated: two different spheres that are necessarily connected. As well as a study of the typical language used by each sphere, scenarios for optimising the communication of risk examine how information is transferred and consider the possibility of spreading an alarm, for example, using mobile devices, while paying attention to the different support systems available. It is necessary to make a distinc

Nei territori sensibili soggetti a rischio sismico, per evidenti caratteristiche morfologiche e geologiche, e anche ordinariamente a rischio idrogeologico e idraulico come l’area del “comprensorio della neve”, è richiesta con deciso interesse un’informazione costante sul rischio, problematica delicata e di complessa soluzione. Lo scritto che segue affronta la questione mettendo in relazione il significato sociale del rischio, con tutte le conseguenze che comporta, con la sua comunicazione, i mezzi e i modi dell’informazione dell’evento e gli attori coinvolti nei ruoli specifici. In poche parole, cos’è il rischio e come si comunica: due differenti ambiti, connessi per necessità. Le ipotesi di ottimizzazione della comunicazione del rischio riguardano, oltre lo studio dei linguaggi tipici per ogni competenza, il trasferimento delle informazioni, la possibilità di far viaggiare l’allerta, per esempio, sui dispositivi mobili con attenzione ai diversi supporti. Doverosa è la distinzione della comunicazione nella fase di prevenzione e nella fase di emergenza. In entrambi i casi non si entra nel merito di una definizione dei contenuti e/o delle forme dell’enunciato ma si indagano gli strumenti sui quali viaggia, le scale di lettura con attenzione al target dell’utente. Appare, infatti, difficile da comprendere perché in una società informatizzata di seconda generazione, le istituzione incaricate non abbiano ancora affidato la comunicazione dell’evento a un app e che ancora siano ferme all’invio di sms, prassi sulla quale, in occasione degli ultimi tragici avvenimenti, si è molto discusso. Di fatti, è sorprendente come la presenza di app sul meteo abbia rilevato in molti di noi un abito inglese che sorveglia e commenta costantemente il meteo del giorno, non più sollevando il naso per odorare l’aria in cerca del sentore di pioggia o per scrutare il cielo in cerca di premonizioni. Altro aspetto, non irrilevante nello studio della comunicazione, è pensare di riferirsi a una popolazione che potrebbe non essere in grado di relazionarsi con i media in questione non solo per analfabetismo digitale ma per copertura di rete. Ora se l’informazione dirige la scelta comportamentale dell’utente e promuove la conoscenza dell’evento, forse un’informazione corretta potrebbe arrivare a una popolazione impreparata e renderla istruita, efficiente, preparata a far da sé, a non essere preda del panico, oggetto passivo soccombente all’evento; potrebbe suggerire un adeguato comportamento di risposta soprattutto quando il messaggio ricevuto è anche emozionale, se ha anche l’accortezza di riportare immagini evocative. Riguardo alla comunicazione degli eventi, oggi si potrebbe pensare che le istituzioni, nonostante gli sforzi fatti, si siano in parte arresi alla criticità del territorio e alla forza degli eventi e abbiano percepito il metodo Augustus, che teorizza, sulla semplificazione di un’ffermazione dell’imperatore, l’indipendenza dell’esito da ogni tipo di pianificazione.

La comunicazione per l’informazione sul rischio nei territori sensibili / Belibani, Rosalba. - STAMPA. - (2014), pp. 96-105.

La comunicazione per l’informazione sul rischio nei territori sensibili

BELIBANI, Rosalba
2014

Abstract

Fragile territories subject to seismic risks (due to obvious geological and morphological features) are also usually subject to hydrogeological risks (like the Area Omogenea della Neve Homogeneous Area), there is an insistent demand for constant information regarding risk: a delicate problem, difficult to solve. The article below tackles the issue by comparing the social meaning of risk and all the consequences that it entails with the way it is communicated, the methods used to inform people of an event and the players involved in specific roles. In short, what risk is and how it is communicated: two different spheres that are necessarily connected. As well as a study of the typical language used by each sphere, scenarios for optimising the communication of risk examine how information is transferred and consider the possibility of spreading an alarm, for example, using mobile devices, while paying attention to the different support systems available. It is necessary to make a distinc
2014
La montagna resiliente. Sicurezza, coesione e vitalità nella ricostruzione dei territori abruzzesi
9788874626694
Nei territori sensibili soggetti a rischio sismico, per evidenti caratteristiche morfologiche e geologiche, e anche ordinariamente a rischio idrogeologico e idraulico come l’area del “comprensorio della neve”, è richiesta con deciso interesse un’informazione costante sul rischio, problematica delicata e di complessa soluzione. Lo scritto che segue affronta la questione mettendo in relazione il significato sociale del rischio, con tutte le conseguenze che comporta, con la sua comunicazione, i mezzi e i modi dell’informazione dell’evento e gli attori coinvolti nei ruoli specifici. In poche parole, cos’è il rischio e come si comunica: due differenti ambiti, connessi per necessità. Le ipotesi di ottimizzazione della comunicazione del rischio riguardano, oltre lo studio dei linguaggi tipici per ogni competenza, il trasferimento delle informazioni, la possibilità di far viaggiare l’allerta, per esempio, sui dispositivi mobili con attenzione ai diversi supporti. Doverosa è la distinzione della comunicazione nella fase di prevenzione e nella fase di emergenza. In entrambi i casi non si entra nel merito di una definizione dei contenuti e/o delle forme dell’enunciato ma si indagano gli strumenti sui quali viaggia, le scale di lettura con attenzione al target dell’utente. Appare, infatti, difficile da comprendere perché in una società informatizzata di seconda generazione, le istituzione incaricate non abbiano ancora affidato la comunicazione dell’evento a un app e che ancora siano ferme all’invio di sms, prassi sulla quale, in occasione degli ultimi tragici avvenimenti, si è molto discusso. Di fatti, è sorprendente come la presenza di app sul meteo abbia rilevato in molti di noi un abito inglese che sorveglia e commenta costantemente il meteo del giorno, non più sollevando il naso per odorare l’aria in cerca del sentore di pioggia o per scrutare il cielo in cerca di premonizioni. Altro aspetto, non irrilevante nello studio della comunicazione, è pensare di riferirsi a una popolazione che potrebbe non essere in grado di relazionarsi con i media in questione non solo per analfabetismo digitale ma per copertura di rete. Ora se l’informazione dirige la scelta comportamentale dell’utente e promuove la conoscenza dell’evento, forse un’informazione corretta potrebbe arrivare a una popolazione impreparata e renderla istruita, efficiente, preparata a far da sé, a non essere preda del panico, oggetto passivo soccombente all’evento; potrebbe suggerire un adeguato comportamento di risposta soprattutto quando il messaggio ricevuto è anche emozionale, se ha anche l’accortezza di riportare immagini evocative. Riguardo alla comunicazione degli eventi, oggi si potrebbe pensare che le istituzioni, nonostante gli sforzi fatti, si siano in parte arresi alla criticità del territorio e alla forza degli eventi e abbiano percepito il metodo Augustus, che teorizza, sulla semplificazione di un’ffermazione dell’imperatore, l’indipendenza dell’esito da ogni tipo di pianificazione.
Comunicazione; Informazione; Rischio idrogeologico; Rischio sismico
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La comunicazione per l’informazione sul rischio nei territori sensibili / Belibani, Rosalba. - STAMPA. - (2014), pp. 96-105.
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