Il dibattito internazionale sulla città contemporanea e diversi contributi teorici, Scandurra (2007), Ferrarotti (2009), Latouche (2008), Magnaghi (2006), Amoroso (1996), mettono in evidenza come i processi di globalizzazione che hanno investito la città, ne abbiano trasformato la struttura ed organizzazione, rendendola inadatta ad interpretare le esigenze della società. I modelli che determinavano l’organizzazione della città sono cambiati: dalla grande fabbrica, fulcro della città industriale, si è passati alla rete globale (Castells, 2013), che “dislocandosi su scala mondiale, mette in contatto abitudini di vita e tecniche di produzione sviluppate con stili culturali paleotecnici e tradizionali, prescindendo dalle specificità territoriali dei contesti in cui questi ultimi si sviluppano, e determinando la loro distruzione” (Ferrarotti, 2009). Contemporaneamente l’urbanistica moderna non ha saputo interpretare questi cambiamenti (Magnaghi, 2006), concorrendo ad accelerare ed inasprire i processi tipici della globalizzazione: deterritorializzazione, decontestualizzazione, differenziazione e degrado ambientale e territoriale. Il problema nasce dall’inapplicabilità del modello unico imposto dalla globalizzazione, quello Occidentale : non è possibile che una realtà si sviluppi secondo le regole di un’altra, in un’ottica di omologazione globale. E’ necessario intraprendere una nuova strada, che si svincoli da tale modello e interpreti il territorio come una risorsa strategica per lo sviluppo, esaltandone le sue specificità. Non è lo sviluppo a dover “dimensionare” il territorio, ma è questo che, in funzione dei bisogni espressi dalla sua comunità e tenendo conto dell’elaborazione culturale e dei legami sociali che si esplicano su di esso , “dimensioni” il suo livello di sviluppo (Amoroso, 1996).
Recuperare la dimensione territoriale nei sistemi di produzione dell'era post-industriale / Carrano, Antonella. - STAMPA. - (2013), pp. 115-137.
Recuperare la dimensione territoriale nei sistemi di produzione dell'era post-industriale
CARRANO, ANTONELLA
2013
Abstract
Il dibattito internazionale sulla città contemporanea e diversi contributi teorici, Scandurra (2007), Ferrarotti (2009), Latouche (2008), Magnaghi (2006), Amoroso (1996), mettono in evidenza come i processi di globalizzazione che hanno investito la città, ne abbiano trasformato la struttura ed organizzazione, rendendola inadatta ad interpretare le esigenze della società. I modelli che determinavano l’organizzazione della città sono cambiati: dalla grande fabbrica, fulcro della città industriale, si è passati alla rete globale (Castells, 2013), che “dislocandosi su scala mondiale, mette in contatto abitudini di vita e tecniche di produzione sviluppate con stili culturali paleotecnici e tradizionali, prescindendo dalle specificità territoriali dei contesti in cui questi ultimi si sviluppano, e determinando la loro distruzione” (Ferrarotti, 2009). Contemporaneamente l’urbanistica moderna non ha saputo interpretare questi cambiamenti (Magnaghi, 2006), concorrendo ad accelerare ed inasprire i processi tipici della globalizzazione: deterritorializzazione, decontestualizzazione, differenziazione e degrado ambientale e territoriale. Il problema nasce dall’inapplicabilità del modello unico imposto dalla globalizzazione, quello Occidentale : non è possibile che una realtà si sviluppi secondo le regole di un’altra, in un’ottica di omologazione globale. E’ necessario intraprendere una nuova strada, che si svincoli da tale modello e interpreti il territorio come una risorsa strategica per lo sviluppo, esaltandone le sue specificità. Non è lo sviluppo a dover “dimensionare” il territorio, ma è questo che, in funzione dei bisogni espressi dalla sua comunità e tenendo conto dell’elaborazione culturale e dei legami sociali che si esplicano su di esso , “dimensioni” il suo livello di sviluppo (Amoroso, 1996).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.