The concept of “city” is neither simple nor univocal, and the perspectives from which one may look at it are manifold. In fact, it has been defined as an “organism”, a utopian or sacral product, an economic phenomenon, but also a “machine for living”. Ugo Volli asked himself if it might be considered a network, a work of art, the material basis of a society or an ethological fact. Many scholars have considered the possibility that it has an autonomous character, allowing analysis only on its own terms, according to methodologies typical of urban planning. In any case, it seems that the city can be read as a palimpsest of narratives, a text (in the sense of textum), a product of the weaving of different tales, spatial, urbanistic, architectural, anthropological, sociological or linguistic. After all, each city communicates an identity, even though it is changeable, and all places may be considered engines of meaning and generators of sense. It is enough to think of Dubai, which communicates a modern grandeur with its futuristic buildings and techno-pinnacles, or Beirut, which conveys the idea, in the aftermath of a thousand wars, of an attempt to pick itself up from the ruins of the past. A city is always a space rich in relational and communicative texture, whose sense is periodically “re-signified”. This is the basis from which one should look at the Forums Project, an urbane reconfiguration which is truly a “change of dress” for an ever-changing reality like the city of Rome. The rethinking of the Via dell’Impero and its functions may be read in a logic of constants, consisting of the stratification of the urban identity and of the archaeological remnants, and variables, constituted by the usually reversible operations to which architectural planning contributes. Perfectly consistent with the perspective of the city as a communicative text or palimpsest is the choice of highlighting the archaeological stratifications coexisting in the area extending from Piazza Venezia to the Colosseum, and doing so in framework open to harmonizing approaches that may be literary, architectural, anthropological, archaeological, epistemological, urbanistic or cultural. It is clearly an ambitious project, conceived with an awareness of the intricate overlapping dynamics of coexistence. The idea, whose heart is architectural and archaeological, also reveals a deeply communicative nature

La nozione di città non è semplice, né univoca e le prospettive da cui guardarla sono molteplici. È stata definita, infatti, un “organismo”, un prodotto utopico o sacrale, un fenomeno economico, ma anche una “macchina per abitare”. Ugo Volli si è chiesto se possa essere considerata una rete, un’opera d’arte, la base materiale di una società o un fatto etologico. E non pochi studiosi si sono interrogati sulla possibilità che abbia un carattere autonomo, che ne autorizzi l’analisi solo nei suoi termini, secondo le metodologie caratteristiche della progettazione urbanistica. In ogni caso, sembra che la città possa essere letta come un palinsesto di narrazioni, un testo, nel senso di textum, il prodotto di una tessitura di trame diverse: spaziali, urbanistiche, architettoniche, antropologiche, sociologiche e linguistiche. D’altronde, ogni città comunica un’identità, seppure in movimento. E tutti i luoghi possono essere considerati motori di significato e generatori di senso. Basti pensare a Dubai che, con edifici futuristici e vette tecnologiche, comunica una moderna grandeur, o Beirut che rende l’idea, dopo le sue mille guerre, del tentativo di rialzarsi fra le macerie del passato. In ogni caso, la città è uno spazio ricco di spessore relazionale e comunicativo, il cui senso è sempre e periodicamente ”risignificato”. Questa la base comunicativa da cui guardare al Progetto Fori, il cui allestimento urbano è un vero e proprio “cambio d’abito” di una realtà in divenire come quella della città di Roma. Il ripensamento della via dell’Impero e delle sue funzioni è leggibile in una logica di costanti, costituite dalla stratificazione dell’identità urbana e dai resti archeologici, e variabili, date dalle operazioni generalmente reversibili di cui essa si veste abitualmente e cui la progettazione architettonica contribuisce. Perfettamente coerente con la prospettiva comunicativa della città come testo o palinsesto è la scelta di evidenziare le diverse stratificazioni archeologiche coesistenti nello spazio cittadino che si estende da Piazza Venezia al Colosseo, in una prospettiva aperta alla convivenza di approcci letterari, architettonici, antropologici, archeologici, epistemologici, urbanistici e culturali. Si tratta evidentemente di un progetto ambizioso, pensato a partire dalla sovrapposizione d’intricate dinamiche di convivenza. Un’idea che, pur avendo il suo cuore in una prospettiva architettonica e archeologica, rivela la sua profonda natura comunicativa.

Il senso del luogo / Panarese, Paola. - STAMPA. - (2013), pp. 120-127.

Il senso del luogo

PANARESE, Paola
2013

Abstract

The concept of “city” is neither simple nor univocal, and the perspectives from which one may look at it are manifold. In fact, it has been defined as an “organism”, a utopian or sacral product, an economic phenomenon, but also a “machine for living”. Ugo Volli asked himself if it might be considered a network, a work of art, the material basis of a society or an ethological fact. Many scholars have considered the possibility that it has an autonomous character, allowing analysis only on its own terms, according to methodologies typical of urban planning. In any case, it seems that the city can be read as a palimpsest of narratives, a text (in the sense of textum), a product of the weaving of different tales, spatial, urbanistic, architectural, anthropological, sociological or linguistic. After all, each city communicates an identity, even though it is changeable, and all places may be considered engines of meaning and generators of sense. It is enough to think of Dubai, which communicates a modern grandeur with its futuristic buildings and techno-pinnacles, or Beirut, which conveys the idea, in the aftermath of a thousand wars, of an attempt to pick itself up from the ruins of the past. A city is always a space rich in relational and communicative texture, whose sense is periodically “re-signified”. This is the basis from which one should look at the Forums Project, an urbane reconfiguration which is truly a “change of dress” for an ever-changing reality like the city of Rome. The rethinking of the Via dell’Impero and its functions may be read in a logic of constants, consisting of the stratification of the urban identity and of the archaeological remnants, and variables, constituted by the usually reversible operations to which architectural planning contributes. Perfectly consistent with the perspective of the city as a communicative text or palimpsest is the choice of highlighting the archaeological stratifications coexisting in the area extending from Piazza Venezia to the Colosseum, and doing so in framework open to harmonizing approaches that may be literary, architectural, anthropological, archaeological, epistemological, urbanistic or cultural. It is clearly an ambitious project, conceived with an awareness of the intricate overlapping dynamics of coexistence. The idea, whose heart is architectural and archaeological, also reveals a deeply communicative nature
2013
Roma la città dei Fori
978-88-98563-08-1
La nozione di città non è semplice, né univoca e le prospettive da cui guardarla sono molteplici. È stata definita, infatti, un “organismo”, un prodotto utopico o sacrale, un fenomeno economico, ma anche una “macchina per abitare”. Ugo Volli si è chiesto se possa essere considerata una rete, un’opera d’arte, la base materiale di una società o un fatto etologico. E non pochi studiosi si sono interrogati sulla possibilità che abbia un carattere autonomo, che ne autorizzi l’analisi solo nei suoi termini, secondo le metodologie caratteristiche della progettazione urbanistica. In ogni caso, sembra che la città possa essere letta come un palinsesto di narrazioni, un testo, nel senso di textum, il prodotto di una tessitura di trame diverse: spaziali, urbanistiche, architettoniche, antropologiche, sociologiche e linguistiche. D’altronde, ogni città comunica un’identità, seppure in movimento. E tutti i luoghi possono essere considerati motori di significato e generatori di senso. Basti pensare a Dubai che, con edifici futuristici e vette tecnologiche, comunica una moderna grandeur, o Beirut che rende l’idea, dopo le sue mille guerre, del tentativo di rialzarsi fra le macerie del passato. In ogni caso, la città è uno spazio ricco di spessore relazionale e comunicativo, il cui senso è sempre e periodicamente ”risignificato”. Questa la base comunicativa da cui guardare al Progetto Fori, il cui allestimento urbano è un vero e proprio “cambio d’abito” di una realtà in divenire come quella della città di Roma. Il ripensamento della via dell’Impero e delle sue funzioni è leggibile in una logica di costanti, costituite dalla stratificazione dell’identità urbana e dai resti archeologici, e variabili, date dalle operazioni generalmente reversibili di cui essa si veste abitualmente e cui la progettazione architettonica contribuisce. Perfettamente coerente con la prospettiva comunicativa della città come testo o palinsesto è la scelta di evidenziare le diverse stratificazioni archeologiche coesistenti nello spazio cittadino che si estende da Piazza Venezia al Colosseo, in una prospettiva aperta alla convivenza di approcci letterari, architettonici, antropologici, archeologici, epistemologici, urbanistici e culturali. Si tratta evidentemente di un progetto ambizioso, pensato a partire dalla sovrapposizione d’intricate dinamiche di convivenza. Un’idea che, pur avendo il suo cuore in una prospettiva architettonica e archeologica, rivela la sua profonda natura comunicativa.
città; comunicazione; testo; senso
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Il senso del luogo / Panarese, Paola. - STAMPA. - (2013), pp. 120-127.
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