In questo primo numero ci siamo posti l’obiettivo generale di chiarire il substrato di teorie, prassi, esperienze su cui la rivista (come pure il MED) si fonda. Ma quel che più conta, ci siamo prefissati di pensare agli orientamenti futuri. Eccezionalmente, rispetto alla politica di call for paper che ci siamo dati, in questo numero abbiamo quindi chiesto ad alcuni studiosi che hanno in questi anni contribuito al dibattito scientifico all’ interno della nostra Associazione di fare il punto — nella sezione Studi e ricerche — sullo stato attuale della ME nel nostro Paese (con uno sguardo anche al contesto internazionale) e soprattutto sulle sue traiettorie future alla luce dell’avvento dei media digitali. Com’ è noto, questi ultimi hanno determinato profondi cambiamenti sotto molteplici punti di vista che variamente interpellano la teoria e la prassi della ME (e dell’educazione in genere). Da un lato, infatti, essi rendono possibile una nuova serie di oggetti, strumenti e processi educativi su cui negli ultimi anni la ricerca si è a lungo esercitata (concentrandosi, a dire il vero, un po’ troppo sui contesti educativi formali, tralasciando i contesti di educazione non formale/informale), dall’altro, però, si accentua il rischio che la loro adozione si accompagni a una forma di «strumentalismo educativo» che implicitamente guarda alla tecnologia come veicolo/strumento neutrale di costruzione di contenuti e di socializzazione. Indubbiamente, i media digitali aprono spazi inediti di personalizzazione e multitasking, di creatività e di uso del tempo libero, di costruzione collettiva del sapere, di socializzazione on line e off line, determinando l’attivazione di abilità e relazioni sociali altrettanto inedite; tuttavia, rimane la questione di un’educazione (ovvero di una ME) cui spetta il compito di accompagnare con competenza le nuove generazioni (e non solo) nelle loro molteplici esperienze di consumo digitale, con la finalità ultima di sviluppare la loro capacità di interagire in maniera riflessiva e informata, sia nella sfera privata delle relazioni personali che in quella pubblica della cittadinanza attiva.

Membro del Comitato redazionale della rivista Media Education, Studi, ricerche e buone pratiche / Cortoni, Ida. - In: MEDIA EDUCATION. - ISSN 2038-3002. - (2010).

Membro del Comitato redazionale della rivista Media Education, Studi, ricerche e buone pratiche

CORTONI, IDA
2010

Abstract

In questo primo numero ci siamo posti l’obiettivo generale di chiarire il substrato di teorie, prassi, esperienze su cui la rivista (come pure il MED) si fonda. Ma quel che più conta, ci siamo prefissati di pensare agli orientamenti futuri. Eccezionalmente, rispetto alla politica di call for paper che ci siamo dati, in questo numero abbiamo quindi chiesto ad alcuni studiosi che hanno in questi anni contribuito al dibattito scientifico all’ interno della nostra Associazione di fare il punto — nella sezione Studi e ricerche — sullo stato attuale della ME nel nostro Paese (con uno sguardo anche al contesto internazionale) e soprattutto sulle sue traiettorie future alla luce dell’avvento dei media digitali. Com’ è noto, questi ultimi hanno determinato profondi cambiamenti sotto molteplici punti di vista che variamente interpellano la teoria e la prassi della ME (e dell’educazione in genere). Da un lato, infatti, essi rendono possibile una nuova serie di oggetti, strumenti e processi educativi su cui negli ultimi anni la ricerca si è a lungo esercitata (concentrandosi, a dire il vero, un po’ troppo sui contesti educativi formali, tralasciando i contesti di educazione non formale/informale), dall’altro, però, si accentua il rischio che la loro adozione si accompagni a una forma di «strumentalismo educativo» che implicitamente guarda alla tecnologia come veicolo/strumento neutrale di costruzione di contenuti e di socializzazione. Indubbiamente, i media digitali aprono spazi inediti di personalizzazione e multitasking, di creatività e di uso del tempo libero, di costruzione collettiva del sapere, di socializzazione on line e off line, determinando l’attivazione di abilità e relazioni sociali altrettanto inedite; tuttavia, rimane la questione di un’educazione (ovvero di una ME) cui spetta il compito di accompagnare con competenza le nuove generazioni (e non solo) nelle loro molteplici esperienze di consumo digitale, con la finalità ultima di sviluppare la loro capacità di interagire in maniera riflessiva e informata, sia nella sfera privata delle relazioni personali che in quella pubblica della cittadinanza attiva.
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