Il libro è la riedizione aggiornata e arricchita di una precedente monografia apparsa nel 1999. L’importanza artistica del monumento e il taglio con cui è stato affrontato lo studio hanno spinto l'autore a riproporre l’opera all’interno di una nuova collana di saggi indirizzati a cogliere il carattere processuale dell’architettura. Tale, infatti, è la piattaforma critica e operativa di una prossima serie di studi di storia e di restauro, caratterizzati da un approccio diacronico ai temi considerati. Il significato del lungo processo di trasformazione avvenuto nella basilica romana di Santa Prassede è pertanto oggetto di approfondimento in questo volume. Ciò che si intende mettere a fuoco, in altre parole, è la realtà attuale dell’edificio, frutto di una particolare sequenza di reinterpretazioni, nessuna delle quali, in realtà, è mai stata tale da condurre ad una riformulazione radicale della preesistenza. Di sicuro si può affermare, infatti, che buona parte della fabbrica sorta nel IX secolo resti nella sostanza intatta. Tuttavia la spazialità dell’organismo carolingio muta profondamente a partire già dal primo intervento considerevole — da collocare al principio del XIII secolo — per mezzo del quale le navate ricevono l’aggiunta di archi trasversali. E, più avanti, una serie di interventi compiuti sino alla fine del XV secolo conduce all’occupazione completa del transetto e alla creazione del vano racchiuso del presbiterio. Gli adeguamenti post-tridentini portano poi alla nuova sistemazione dello spazio presbiteriale, esaltandone la funzione liturgica e la valenza simbolica, e costituendo nella soluzione architettonica un originale prologo alle tematiche barocche. A ciò si accompagna, inoltre, un generale riordino delle navate, nuovamente riconfigurate in copertura e nelle finestre, e un riassetto dell’area d'accesso alla basilica. L’operazione cinquecentesca rappresenta tuttavia il presupposto della successiva e graduale ridefinizione della chiesa secondo l’impostazione controriformista. A cavallo fra XVI e XVII secolo, infatti, un programma decorativo unitario investe la navata centrale trattata quasi alla stregua di un’aula, mentre lungo le navate minori vengono via via ad affiancarsi le cappelle laterali. Infine, la completa risistemazione del presbiterio e il nuovo altare, attorno al 1730, portano a termine con enfasi decorativa l'ammodernamento dell'edificio. Quanto agli ultimi interventi condotti, nei primi decenni del XX secolo, all’insegna della nuova disciplina del restauro dei monumenti, essi mostrano la chiara intenzione di estrarre dal palinsesto architettonico determinati, quanto frammentari, valori archeologici, nel tentativo (forzoso) di recuperare i connotati più antichi della chiesa. Tutto ciò equivale, dunque, ad un’articolata dinamica trasformativa dell’organismo, interessante certamente anche nei riguardi di ciascuna fase costruttiva. Da qui l’opportunità di dar luogo ad un approfondimento storico complessivo che ponga in luce la qualità degli impegni progettuali che, di volta in volta, hanno determinato nell’edificio il passaggio ad una nuova realtà architettonica. Un approfondimento attraverso il quale, in sostanza, possa dirsi affrontato in modo completo il riconoscimento del valore della testimonianza monumentale. In tal senso, l’articolazione generale del presente volume prende il via dall’esame dell’architettura basilicale originaria, per procedere poi alla disamina di quelle fasi trasformative in cui il rapporto con la preesistenza ha assunto modalità di più evidente valore espressivo. Ciascuna di tali fasi è stata pertanto considerata in modo autonomo, a partire dall’analisi dei dati, sino alla restituzione dell’intervento architettonico e alla sua lettura formale. L’individuazione e il ripercorrimento delle vicende più significative nella vita del monumento permetteranno infine di comprendere al meglio ciò che esso oggi rappresenta. La scelta di pubblicare nuovamente il volume nasce anche dalla possibilità di aggiungere alcuni documenti significativi rispetto all’ambito d’accesso al monumento, rintracciati fra le carte di Andrea Busiri Vici (1818-1911) e, soprattutto, di Bruno Maria Apollonj Ghetti (1905-1989), autore degli scavi compiuti presso la chiesa. Si è pensato poi di migliorare l’apparato illustrativo a corredo del testo, i cui necessari aggiornamenti critici e bibliografici sono stati apportati in calce a ciascun capitolo.
La Basilica di Santa Prassede. Il significato della vicenda architettonica / Caperna, Maurizio. - ELETTRONICO. - (2013), pp. 1-176.
La Basilica di Santa Prassede. Il significato della vicenda architettonica
CAPERNA, Maurizio
2013
Abstract
Il libro è la riedizione aggiornata e arricchita di una precedente monografia apparsa nel 1999. L’importanza artistica del monumento e il taglio con cui è stato affrontato lo studio hanno spinto l'autore a riproporre l’opera all’interno di una nuova collana di saggi indirizzati a cogliere il carattere processuale dell’architettura. Tale, infatti, è la piattaforma critica e operativa di una prossima serie di studi di storia e di restauro, caratterizzati da un approccio diacronico ai temi considerati. Il significato del lungo processo di trasformazione avvenuto nella basilica romana di Santa Prassede è pertanto oggetto di approfondimento in questo volume. Ciò che si intende mettere a fuoco, in altre parole, è la realtà attuale dell’edificio, frutto di una particolare sequenza di reinterpretazioni, nessuna delle quali, in realtà, è mai stata tale da condurre ad una riformulazione radicale della preesistenza. Di sicuro si può affermare, infatti, che buona parte della fabbrica sorta nel IX secolo resti nella sostanza intatta. Tuttavia la spazialità dell’organismo carolingio muta profondamente a partire già dal primo intervento considerevole — da collocare al principio del XIII secolo — per mezzo del quale le navate ricevono l’aggiunta di archi trasversali. E, più avanti, una serie di interventi compiuti sino alla fine del XV secolo conduce all’occupazione completa del transetto e alla creazione del vano racchiuso del presbiterio. Gli adeguamenti post-tridentini portano poi alla nuova sistemazione dello spazio presbiteriale, esaltandone la funzione liturgica e la valenza simbolica, e costituendo nella soluzione architettonica un originale prologo alle tematiche barocche. A ciò si accompagna, inoltre, un generale riordino delle navate, nuovamente riconfigurate in copertura e nelle finestre, e un riassetto dell’area d'accesso alla basilica. L’operazione cinquecentesca rappresenta tuttavia il presupposto della successiva e graduale ridefinizione della chiesa secondo l’impostazione controriformista. A cavallo fra XVI e XVII secolo, infatti, un programma decorativo unitario investe la navata centrale trattata quasi alla stregua di un’aula, mentre lungo le navate minori vengono via via ad affiancarsi le cappelle laterali. Infine, la completa risistemazione del presbiterio e il nuovo altare, attorno al 1730, portano a termine con enfasi decorativa l'ammodernamento dell'edificio. Quanto agli ultimi interventi condotti, nei primi decenni del XX secolo, all’insegna della nuova disciplina del restauro dei monumenti, essi mostrano la chiara intenzione di estrarre dal palinsesto architettonico determinati, quanto frammentari, valori archeologici, nel tentativo (forzoso) di recuperare i connotati più antichi della chiesa. Tutto ciò equivale, dunque, ad un’articolata dinamica trasformativa dell’organismo, interessante certamente anche nei riguardi di ciascuna fase costruttiva. Da qui l’opportunità di dar luogo ad un approfondimento storico complessivo che ponga in luce la qualità degli impegni progettuali che, di volta in volta, hanno determinato nell’edificio il passaggio ad una nuova realtà architettonica. Un approfondimento attraverso il quale, in sostanza, possa dirsi affrontato in modo completo il riconoscimento del valore della testimonianza monumentale. In tal senso, l’articolazione generale del presente volume prende il via dall’esame dell’architettura basilicale originaria, per procedere poi alla disamina di quelle fasi trasformative in cui il rapporto con la preesistenza ha assunto modalità di più evidente valore espressivo. Ciascuna di tali fasi è stata pertanto considerata in modo autonomo, a partire dall’analisi dei dati, sino alla restituzione dell’intervento architettonico e alla sua lettura formale. L’individuazione e il ripercorrimento delle vicende più significative nella vita del monumento permetteranno infine di comprendere al meglio ciò che esso oggi rappresenta. La scelta di pubblicare nuovamente il volume nasce anche dalla possibilità di aggiungere alcuni documenti significativi rispetto all’ambito d’accesso al monumento, rintracciati fra le carte di Andrea Busiri Vici (1818-1911) e, soprattutto, di Bruno Maria Apollonj Ghetti (1905-1989), autore degli scavi compiuti presso la chiesa. Si è pensato poi di migliorare l’apparato illustrativo a corredo del testo, i cui necessari aggiornamenti critici e bibliografici sono stati apportati in calce a ciascun capitolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.