A parallel, dynamic and unstoppable city grows in the folds of the contemporary metropolis: it appropriates urban interstices, it occupies abandoned buildings, it transforms marginal spaces and open areas in the centre. Constructed of the spontaneous and vital forms of "unstable" dwelling, this latent city denounces persisting conditions of social disparity, discomfort and marginalisation, while manifesting the aspirations for a better life of the vast number of people whose rights to a home and a life in the city have been denied. Far from abstract declarations of principle, it is my intention to present the most original results and proposals produced during the study of Residential Systems and Models for Situations of Extreme Poverty and Emergency being advanced by a group of docents, working in collaboration with thesis and graduate students, in Architectural Composition at the Faculty of Engineering, Sapienza Università di Roma. My presentation will illustrate three specific hypotheses for temporary and progressive development low-cost dwelling systems, studied at various scales ranging from the individual unit to models of aggregation that together allow for a verification of possible strategies of intervention. The originality of these experiments lies in the concept of employing simple, rapid and dismountable building systems, based on the dry assembly of hollow profiles dimensioned to be easily transportable, compact, economical, resistant and using non-standard materials. The in-depth study of the different configurations of the dwelling unit and alternative types of residential fabric demonstrates the compatibility between these structurally and spatially innovative units and the logic of organising minimum, flexible, expandable and aggregable dwelling space. Furthermore, the modelling of different scenarios of settlement and related types – linear, courtyard or podium – based on medium- to low-cost or high-density models of dwelling consents a study of the ability to adapt these systems to different contexts and their versatility in satisfying multiple uses. In synthesis, the presentation of this research represents an opportunity to reflect on the complexity of the aspects to be harmonised in the contemporary design of the "home for everyone": from the programmatic indeterminacy of demand to the sustainability of costs and impact on the city, intended as a "resource", to architectural quality, essential to the construction of a sense of domesticity, community sprit and social integration.

Una città parallela, dinamica, irrefrenabile cresce tra le “pieghe” della metropoli contemporanea; si appropria degli interstizi urbani, occupa gli edifici dismessi, trasforma gli spazi marginali e le aree libere del centro. Costruita con le forme spontanee e vitali dell’abitare “instabile”, questa città latente denuncia il permanere di condizioni di sperequazione sociale, disagio ed emarginazione, ed insieme manifesta l’aspirazione a una vita migliore di un’ampia fascia di popolazione cui sono negati i diritti alla casa e alla città: senzatetto, extra-comunitari, vittime di calamità o di guerre, famiglie/individui con reddito basso, soggetti con disagio fisico o mentale, anziani e persone sole. Al di là di categorie o vicende personali, si tratta di una moltitudine di uomini, donne e bambini che, per disgrazia, scelta od opportunità, vive ai margini dalla nostra società pur abitando nel cuore delle metropoli, sui marciapiedi, nei parchi, lungo gli argini dei fiumi, nelle stazioni, e denuncia quotidianamente, con la propria silenziosa presenza, la dimensione emergenziale del fabbisogno abitativo. I fattori del problema sono noti: politici ed economici anzitutto. Evidenti sono anche gli strumenti da attivare, quelli di sempre: l’architettura e l’urbanistica. L’urgenza è ripartire, ricollocare la dignità umana al centro del dibattito progettuale, riannodare le fila di un discorso sull’abitare aperto negli anni Trenta e interrotto negli anni Settanta del secolo scorso e dimostrare che l’architettura ha “ancora una straordinaria funzione democratica; è tuttora il luogo d’incontro di coloro che sognano di costruire una città più giusta”. L’incognita è il metodo operativo da mettere in atto, non solo per arginare gli effetti di povertà ed emarginazione, ma soprattutto per rimuoverne le cause. I bisogni di chi non possiede una casa superano la necessità fisica di un riparo, riguardano i valori umani. Identità, tradizioni culturali, sicurezza, affetti, senso di appartenenza a una collettività, hanno bisogno di architetture, di spazi “belli”, di luoghi progettati per realizzare condizioni di domesticità e di condivisione, ma anche opportunità d’integrazione sociale attraverso l’accesso a lavoro, formazione e informazione, salute e svago che solo la localizzazione in contesti urbani centrali può garantire. Un approccio concreto al fabbisogno abitativo, dunque, deve agire all'interno delle leggi economiche del mercato immobiliare. Ciò implica un radicale cambiamento del concetto di città e del suo modello di sviluppo: da luogo di speculazione edilizia e di sperequazioni sociali, cause di degrado di tante periferie metropolitane, a risorsa per promuovere l’uguaglianza sociale e per migliorare la vita delle famiglie più bisognose, in termini di dignità, salute, igiene, decoro ed integrazione.

Una casa per ciascuno nella città di tutti. Progetti di sistemi insediativi per fasce sociali deboli / Percoco, Maura. - CD-ROM. - 2(2012), pp. 1849-1858. ((Intervento presentato al convegno Abitare il nuovo, abitare di nuovo ai tempi della crisi / Inhabiting the new / inhabiting again in times of crisis tenutosi a Napoli nel 12-13 dicembre 2012.

Una casa per ciascuno nella città di tutti. Progetti di sistemi insediativi per fasce sociali deboli

PERCOCO, Maura
2012

Abstract

A parallel, dynamic and unstoppable city grows in the folds of the contemporary metropolis: it appropriates urban interstices, it occupies abandoned buildings, it transforms marginal spaces and open areas in the centre. Constructed of the spontaneous and vital forms of "unstable" dwelling, this latent city denounces persisting conditions of social disparity, discomfort and marginalisation, while manifesting the aspirations for a better life of the vast number of people whose rights to a home and a life in the city have been denied. Far from abstract declarations of principle, it is my intention to present the most original results and proposals produced during the study of Residential Systems and Models for Situations of Extreme Poverty and Emergency being advanced by a group of docents, working in collaboration with thesis and graduate students, in Architectural Composition at the Faculty of Engineering, Sapienza Università di Roma. My presentation will illustrate three specific hypotheses for temporary and progressive development low-cost dwelling systems, studied at various scales ranging from the individual unit to models of aggregation that together allow for a verification of possible strategies of intervention. The originality of these experiments lies in the concept of employing simple, rapid and dismountable building systems, based on the dry assembly of hollow profiles dimensioned to be easily transportable, compact, economical, resistant and using non-standard materials. The in-depth study of the different configurations of the dwelling unit and alternative types of residential fabric demonstrates the compatibility between these structurally and spatially innovative units and the logic of organising minimum, flexible, expandable and aggregable dwelling space. Furthermore, the modelling of different scenarios of settlement and related types – linear, courtyard or podium – based on medium- to low-cost or high-density models of dwelling consents a study of the ability to adapt these systems to different contexts and their versatility in satisfying multiple uses. In synthesis, the presentation of this research represents an opportunity to reflect on the complexity of the aspects to be harmonised in the contemporary design of the "home for everyone": from the programmatic indeterminacy of demand to the sustainability of costs and impact on the city, intended as a "resource", to architectural quality, essential to the construction of a sense of domesticity, community sprit and social integration.
2012
Abitare il futuro
9788884972361
Una città parallela, dinamica, irrefrenabile cresce tra le “pieghe” della metropoli contemporanea; si appropria degli interstizi urbani, occupa gli edifici dismessi, trasforma gli spazi marginali e le aree libere del centro. Costruita con le forme spontanee e vitali dell’abitare “instabile”, questa città latente denuncia il permanere di condizioni di sperequazione sociale, disagio ed emarginazione, ed insieme manifesta l’aspirazione a una vita migliore di un’ampia fascia di popolazione cui sono negati i diritti alla casa e alla città: senzatetto, extra-comunitari, vittime di calamità o di guerre, famiglie/individui con reddito basso, soggetti con disagio fisico o mentale, anziani e persone sole. Al di là di categorie o vicende personali, si tratta di una moltitudine di uomini, donne e bambini che, per disgrazia, scelta od opportunità, vive ai margini dalla nostra società pur abitando nel cuore delle metropoli, sui marciapiedi, nei parchi, lungo gli argini dei fiumi, nelle stazioni, e denuncia quotidianamente, con la propria silenziosa presenza, la dimensione emergenziale del fabbisogno abitativo. I fattori del problema sono noti: politici ed economici anzitutto. Evidenti sono anche gli strumenti da attivare, quelli di sempre: l’architettura e l’urbanistica. L’urgenza è ripartire, ricollocare la dignità umana al centro del dibattito progettuale, riannodare le fila di un discorso sull’abitare aperto negli anni Trenta e interrotto negli anni Settanta del secolo scorso e dimostrare che l’architettura ha “ancora una straordinaria funzione democratica; è tuttora il luogo d’incontro di coloro che sognano di costruire una città più giusta”. L’incognita è il metodo operativo da mettere in atto, non solo per arginare gli effetti di povertà ed emarginazione, ma soprattutto per rimuoverne le cause. I bisogni di chi non possiede una casa superano la necessità fisica di un riparo, riguardano i valori umani. Identità, tradizioni culturali, sicurezza, affetti, senso di appartenenza a una collettività, hanno bisogno di architetture, di spazi “belli”, di luoghi progettati per realizzare condizioni di domesticità e di condivisione, ma anche opportunità d’integrazione sociale attraverso l’accesso a lavoro, formazione e informazione, salute e svago che solo la localizzazione in contesti urbani centrali può garantire. Un approccio concreto al fabbisogno abitativo, dunque, deve agire all'interno delle leggi economiche del mercato immobiliare. Ciò implica un radicale cambiamento del concetto di città e del suo modello di sviluppo: da luogo di speculazione edilizia e di sperequazioni sociali, cause di degrado di tante periferie metropolitane, a risorsa per promuovere l’uguaglianza sociale e per migliorare la vita delle famiglie più bisognose, in termini di dignità, salute, igiene, decoro ed integrazione.
fasce sociali deboli; sistemi insediativi; design
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Una casa per ciascuno nella città di tutti. Progetti di sistemi insediativi per fasce sociali deboli / Percoco, Maura. - CD-ROM. - 2(2012), pp. 1849-1858. ((Intervento presentato al convegno Abitare il nuovo, abitare di nuovo ai tempi della crisi / Inhabiting the new / inhabiting again in times of crisis tenutosi a Napoli nel 12-13 dicembre 2012.
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