È quasi un luogo comune, oggi, sostenere la centralità dell’immagine nei processi di comunicazione. Questo argomento assume, tuttavia, un peso specifico diverso se lo inseriamo in quell’importante filone del dibattito filosofico e linguistico contemporaneo che sostiene il carattere embodied (letteralmente, “incorporato”) dei processi della conoscenza. In estrema sintesi, l’idea è che molti percorsi conoscitivi apparentemente astratti traggano la loro origine, e spesso le loro modalità di funzionamento, da dinamiche di tipo percettivo e autopercettivo. Il corpo, dunque, tradizionalmente marginalizzato nelle filosofie platonizzanti della conoscenza, sembra rivendicare uno spazio nuovo, a livello teorico, e parte da qui una rinnovata concezione del rapporto corpo-mente che si muove in senso opposto al dualismo cartesiano. In tempi recenti l’intreccio con la scienza della mente e del lin- guaggio ha animato la discussione filosofica su alcuni punti fonda- mentali, quali la formazione del linguaggio (Gibbs, 2003; Rizzolatti, Vozza, 2004), le categorie attraverso cui organizziamo il materiale della conoscenza (Rosch, 1975; Lakoff, 1987). Particolare attenzio- ne ha ricevuto la formazione di alcune correlazioni sistematiche a livello concettuale, che darebbero vita a particolari tipi di metafore dette metafore “primarie” (Lakoff, Johnson, 1999; Grady, 1997). La teoria della metafora concettuale ha subìto uno sviluppo parallelo e spesso intrecciato con la teoria dell’embodiment di “ultima generazione”, proprio perché ha messo in luce una visione del linguaggio che affonda le sue radici nel pensiero come nel corpo (Lakoff, Johnson, 1980; Johnson, 1987). I risultati sperimentali, soprattutto se si guarda all’ambito del “discorso persuasivo” coerentemente con la teoria della metafora concettuale, mostrano che il framing metaforico influenza il modo in cui gli individui recepiscono determinati messaggi persuasivi (Ottati, Rhoads, Graesser, 1999), traggono inferenze riguardo a eventi sociali (Morris et al., 2007), e prendono posizione su certe tematiche politiche (un esempio tipico è quello dell’immigrazione: Landau, Sullivan, Greenberg, 2009). Altri studi mostrano alcune evidenze del fatto che messaggi non verbali veicolati attraverso stimoli percettivi o corporei possono evocare mappature metaforiche e influenzare il posizionamento politico (Oppenheimer, Trail, 2010) allo stesso modo di più generali nozioni in campo sociopolitico, come la scelta intuitiva di valore “buono” o “cattivo” in relazione a determinate immagini (Casasanto, Kyle, 2010). In questo lavoro cercheremo di riassumere alcuni punti salienti della discussione recente per poi analizzare un caso studio tratto dal contesto della comunicazione politica americana recente.
Embodied Mind: la metafora e la comunicazione politica / DI PIETRO, Stefano. - STAMPA. - (2012), pp. 345-366.
Embodied Mind: la metafora e la comunicazione politica
DI PIETRO, STEFANO
2012
Abstract
È quasi un luogo comune, oggi, sostenere la centralità dell’immagine nei processi di comunicazione. Questo argomento assume, tuttavia, un peso specifico diverso se lo inseriamo in quell’importante filone del dibattito filosofico e linguistico contemporaneo che sostiene il carattere embodied (letteralmente, “incorporato”) dei processi della conoscenza. In estrema sintesi, l’idea è che molti percorsi conoscitivi apparentemente astratti traggano la loro origine, e spesso le loro modalità di funzionamento, da dinamiche di tipo percettivo e autopercettivo. Il corpo, dunque, tradizionalmente marginalizzato nelle filosofie platonizzanti della conoscenza, sembra rivendicare uno spazio nuovo, a livello teorico, e parte da qui una rinnovata concezione del rapporto corpo-mente che si muove in senso opposto al dualismo cartesiano. In tempi recenti l’intreccio con la scienza della mente e del lin- guaggio ha animato la discussione filosofica su alcuni punti fonda- mentali, quali la formazione del linguaggio (Gibbs, 2003; Rizzolatti, Vozza, 2004), le categorie attraverso cui organizziamo il materiale della conoscenza (Rosch, 1975; Lakoff, 1987). Particolare attenzio- ne ha ricevuto la formazione di alcune correlazioni sistematiche a livello concettuale, che darebbero vita a particolari tipi di metafore dette metafore “primarie” (Lakoff, Johnson, 1999; Grady, 1997). La teoria della metafora concettuale ha subìto uno sviluppo parallelo e spesso intrecciato con la teoria dell’embodiment di “ultima generazione”, proprio perché ha messo in luce una visione del linguaggio che affonda le sue radici nel pensiero come nel corpo (Lakoff, Johnson, 1980; Johnson, 1987). I risultati sperimentali, soprattutto se si guarda all’ambito del “discorso persuasivo” coerentemente con la teoria della metafora concettuale, mostrano che il framing metaforico influenza il modo in cui gli individui recepiscono determinati messaggi persuasivi (Ottati, Rhoads, Graesser, 1999), traggono inferenze riguardo a eventi sociali (Morris et al., 2007), e prendono posizione su certe tematiche politiche (un esempio tipico è quello dell’immigrazione: Landau, Sullivan, Greenberg, 2009). Altri studi mostrano alcune evidenze del fatto che messaggi non verbali veicolati attraverso stimoli percettivi o corporei possono evocare mappature metaforiche e influenzare il posizionamento politico (Oppenheimer, Trail, 2010) allo stesso modo di più generali nozioni in campo sociopolitico, come la scelta intuitiva di valore “buono” o “cattivo” in relazione a determinate immagini (Casasanto, Kyle, 2010). In questo lavoro cercheremo di riassumere alcuni punti salienti della discussione recente per poi analizzare un caso studio tratto dal contesto della comunicazione politica americana recente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.