Collocato ai margini della città oltre le mura urbane, il manicomio di Santa Margherita, pur essendo controllabile e ben collegato, occupa una vasta area extraurbana (41,5 ettari) che esclude la “città dei pazzi” dalla vista dei cittadini e da possibili interferenze con la vita quotidiana degli alienati. L’insediamento del manicomio all’inizio dell’Ottocento stabilisce la vocazione del sito, e non soltanto per pragmatica utilità. Posto nella vallata che scava il fianco sud-orientale del crinale su cui sorge Perugia, esso si caratterizza per il profondo legame con la qualità naturalistica del luogo e con le antiche preesistenze architettoniche che v’insistono. Strutturano il paesaggio l’orografia accidentata e scavata da fossi profondi, i corsi d’acqua, una folta vegetazione, i campi coltivati a vigneto e oliveto, e una rete di insediamenti religiosi, monasteri benedettini per lo più femminili (X sec.) poi conventi mendicanti (XIII sec.), divenuti presidi assistenziali nel XVI secolo. Tale posizione, tuttavia, impedisce che il complesso edilizio raggiunga nel tempo una sistemazione architettonica chiaramente riconoscibile, conseguente a un assetto tipologico ibrido, “a monoblocco” e “a padiglioni sparsi”, mai modificato; altrettanto disomogenee sono le sue architetture nate da interventi diversi (nuova costruzione, adattamento, conversione funzionale, restauro) e opera di tecnici che ricorrono a linguaggi architettonici variegati. Ciononostante, esso costituisce un esempio di edilizia manicomiale noto e apprezzato in Italia e all’estero.
Stabilimento di S. Margherita a Perugia / Salvo, Simona Maria Carmela. - STAMPA. - (2013), pp. 226-229.
Stabilimento di S. Margherita a Perugia
SALVO, Simona Maria Carmela
2013
Abstract
Collocato ai margini della città oltre le mura urbane, il manicomio di Santa Margherita, pur essendo controllabile e ben collegato, occupa una vasta area extraurbana (41,5 ettari) che esclude la “città dei pazzi” dalla vista dei cittadini e da possibili interferenze con la vita quotidiana degli alienati. L’insediamento del manicomio all’inizio dell’Ottocento stabilisce la vocazione del sito, e non soltanto per pragmatica utilità. Posto nella vallata che scava il fianco sud-orientale del crinale su cui sorge Perugia, esso si caratterizza per il profondo legame con la qualità naturalistica del luogo e con le antiche preesistenze architettoniche che v’insistono. Strutturano il paesaggio l’orografia accidentata e scavata da fossi profondi, i corsi d’acqua, una folta vegetazione, i campi coltivati a vigneto e oliveto, e una rete di insediamenti religiosi, monasteri benedettini per lo più femminili (X sec.) poi conventi mendicanti (XIII sec.), divenuti presidi assistenziali nel XVI secolo. Tale posizione, tuttavia, impedisce che il complesso edilizio raggiunga nel tempo una sistemazione architettonica chiaramente riconoscibile, conseguente a un assetto tipologico ibrido, “a monoblocco” e “a padiglioni sparsi”, mai modificato; altrettanto disomogenee sono le sue architetture nate da interventi diversi (nuova costruzione, adattamento, conversione funzionale, restauro) e opera di tecnici che ricorrono a linguaggi architettonici variegati. Ciononostante, esso costituisce un esempio di edilizia manicomiale noto e apprezzato in Italia e all’estero.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.