Dalla introduzione (…) «Il concetto di attrezzatura si sposa con un’idea di architettura quale disciplina al servizio dell’uomo, inteso come essere fisico che vive ed usufruisce dello spazio progettato, ribadendo con ciò un aspetto, se vogliamo banale, ma troppe volte trascurato dalle teorie e logiche contemporanee che tralasciano la dimensione concreta e pratica dell’essere fenomenicamente nello spazio a vantaggio di una interpretazione più concettuale ed astratta dell’iter progettuale e della forma da questo generato, dove spesso è la componente superficiale e di pura immagine a dominare il processo o, nel caso d’interventi su preesistenze, è una aprioristica filosofia conservativa. Nel concetto di attrezzatura invece è insita proprio quella dimensione meccanica, o per meglio dire operativa, di servizio e di uso dell’architettura, che introduce una componente pragmatica nel processo di costruzione della forma, resa così immediatamente comprensibile e dunque apprezzabile da chiunque proprio perché sempre legata alle esigenze d’uso, cioè di vita, dell’uomo nello spazio. È un concetto applicabile a tutte le scale del progetto, da quella urbana a quella dell’edificio finendo poi alla scala del dettaglio che riguarda in particolar modo gli spazi abitati interni. Ed è proprio da questa scala che il presente lavoro intende partire. Gli interni dei corpi architettonici, così importanti eppure così trascurati dalla storia dell’architettura, sono gli spazi che per tradizione subiscono con maggiore facilità trasformazioni importanti che li adeguano alle nuove esigenze, frutto del divenire delle società. Gli interni sono in buona sostanza il luogo nel quale si è definito il concetto di attrezzatura architettonica che dal mondo delimitato dello spazio abitato ha, con il tempo, trovato modo di arrivare ad esplicitarsi anche all’esterno degli edifici offrendoci così uno strumento per affrontare alcune importanti questioni che affliggono gli agglomerati urbani contemporanei (…). Sembra ormai evidente a tutti che l’epoca degli sprechi è finita ed è ora di recuperare e riciclare anche il materiale architettonico che probabilmente non ci piace ma che fa parte delle nostre città e che, cambiando l’ottica con la quale lo si guarda, può tornare ad essere semplicemente materiale e spazio architettonico a disposizione di una diversa idea di architettura, più attenta anche alle questioni di piccola scala, ai micro interventi apparentemente secondari ed invece così importanti per la qualità dei nostri spazi abitati. La manutenzione straordinaria può allora diventare una modalità efficacissima, individuati e messi a punto i suoi strumenti operativi, per affrontare e risolvere molti dei problemi dei nostri agglomerati urbani secondo lo slogan Architettura come manutenzione (...) Specie in contesti antropizzati come i nostri, l’architettura è il frutto di un processo di trasformazione dove, sia l’edificio, inteso come sistema involucrante, sia lo spazio che questo sistema contiene, sono oggetto di continue interpretazioni e trasformazioni. In questa ottica il concetto di continuità come espressione di ciò che è stato e anticipazione di ciò che sarà è parola chiave per ragionare sulle strategie d’intervento all’interno della città. Ma è anche parola che spiega e sostanzia il valore di questa volontà d’intervento sull’esistente, a prescindere dal grado di qualità apparente di questo; è infatti proprio lo stratificarsi delle azioni progettuali nel tempo che rende così ricco questo materiale architettonico e così suggestivo il confrontarsi con esso (…). L’idea di attrezzare l’architettura esistente per adeguarla alle nuove esigenze e dunque mantenerla efficiente rientra in questa dimensione concettuale».

Attrezzare l'architettura. Strategie operative per l'architettura del terzo millennio tra permanenza e innovazione / Grimaldi, Andrea. - STAMPA. - 6:(2012), pp. 1-128.

Attrezzare l'architettura. Strategie operative per l'architettura del terzo millennio tra permanenza e innovazione

GRIMALDI, ANDREA
2012

Abstract

Dalla introduzione (…) «Il concetto di attrezzatura si sposa con un’idea di architettura quale disciplina al servizio dell’uomo, inteso come essere fisico che vive ed usufruisce dello spazio progettato, ribadendo con ciò un aspetto, se vogliamo banale, ma troppe volte trascurato dalle teorie e logiche contemporanee che tralasciano la dimensione concreta e pratica dell’essere fenomenicamente nello spazio a vantaggio di una interpretazione più concettuale ed astratta dell’iter progettuale e della forma da questo generato, dove spesso è la componente superficiale e di pura immagine a dominare il processo o, nel caso d’interventi su preesistenze, è una aprioristica filosofia conservativa. Nel concetto di attrezzatura invece è insita proprio quella dimensione meccanica, o per meglio dire operativa, di servizio e di uso dell’architettura, che introduce una componente pragmatica nel processo di costruzione della forma, resa così immediatamente comprensibile e dunque apprezzabile da chiunque proprio perché sempre legata alle esigenze d’uso, cioè di vita, dell’uomo nello spazio. È un concetto applicabile a tutte le scale del progetto, da quella urbana a quella dell’edificio finendo poi alla scala del dettaglio che riguarda in particolar modo gli spazi abitati interni. Ed è proprio da questa scala che il presente lavoro intende partire. Gli interni dei corpi architettonici, così importanti eppure così trascurati dalla storia dell’architettura, sono gli spazi che per tradizione subiscono con maggiore facilità trasformazioni importanti che li adeguano alle nuove esigenze, frutto del divenire delle società. Gli interni sono in buona sostanza il luogo nel quale si è definito il concetto di attrezzatura architettonica che dal mondo delimitato dello spazio abitato ha, con il tempo, trovato modo di arrivare ad esplicitarsi anche all’esterno degli edifici offrendoci così uno strumento per affrontare alcune importanti questioni che affliggono gli agglomerati urbani contemporanei (…). Sembra ormai evidente a tutti che l’epoca degli sprechi è finita ed è ora di recuperare e riciclare anche il materiale architettonico che probabilmente non ci piace ma che fa parte delle nostre città e che, cambiando l’ottica con la quale lo si guarda, può tornare ad essere semplicemente materiale e spazio architettonico a disposizione di una diversa idea di architettura, più attenta anche alle questioni di piccola scala, ai micro interventi apparentemente secondari ed invece così importanti per la qualità dei nostri spazi abitati. La manutenzione straordinaria può allora diventare una modalità efficacissima, individuati e messi a punto i suoi strumenti operativi, per affrontare e risolvere molti dei problemi dei nostri agglomerati urbani secondo lo slogan Architettura come manutenzione (...) Specie in contesti antropizzati come i nostri, l’architettura è il frutto di un processo di trasformazione dove, sia l’edificio, inteso come sistema involucrante, sia lo spazio che questo sistema contiene, sono oggetto di continue interpretazioni e trasformazioni. In questa ottica il concetto di continuità come espressione di ciò che è stato e anticipazione di ciò che sarà è parola chiave per ragionare sulle strategie d’intervento all’interno della città. Ma è anche parola che spiega e sostanzia il valore di questa volontà d’intervento sull’esistente, a prescindere dal grado di qualità apparente di questo; è infatti proprio lo stratificarsi delle azioni progettuali nel tempo che rende così ricco questo materiale architettonico e così suggestivo il confrontarsi con esso (…). L’idea di attrezzare l’architettura esistente per adeguarla alle nuove esigenze e dunque mantenerla efficiente rientra in questa dimensione concettuale».
2012
9788860491121
manutenzione; preesistenza; attrezzature architettoniche; architettura degli interni; adeguamento; trasformazione
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Attrezzare l'architettura. Strategie operative per l'architettura del terzo millennio tra permanenza e innovazione / Grimaldi, Andrea. - STAMPA. - 6:(2012), pp. 1-128.
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/501211
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact