Fra le cave presenti nel territorio di Sassa (il toponimo sembra derivare proprio da saxa), alcune erano in funzione già dalla fine del Quattrocento. Se ne ha notizia tramite un catasto dei beni del monastero di Santa Maria di Collemaggio, redatto nel 1491, da cui risultano possedimenti di terreno fra cui «unam petrariam de qua petraria extrahuntur lapides rubei» e un'altra «in qua cavatur lapides albi». La bibliografia consultata riporta la presenza di cave su entrambi i versanti del torrente Raja, sui colli Feliciare, presso Collecastagno, mentre la carta topografica della Regione Abruzzo, tratta dalla cartografia IGM e aggiornata al 1982, indica una sola cava nei pressi di Sassa. Il giacimento è segnalato all’interno di un’ansa del torrente Raja, in corrispondenza dell’intersezione fra il corso d’acqua e la via che conduce al centro abitato di Sassa. Attualmente l’area, indicata come giacimento estrattivo, è occupata dall'ampio piazzale esterno di un edificio commerciale. Dell'antica cava non rimangono tracce. Nel territorio circostante la cartografia segnala solo la presenza di un giacimento di argilla, in corrispondenza del Colle Castagno. Le cave di Genzano di Sassa Più che di una singola cava si può parlare, per Genzano, di un insieme di differenti aree estrattive, situate alle pendici del colle Roale. Nonostante i luoghi siano molto vicini gli uni agli altri, se ne estraggono pietre cromaticamente diverse, ma che possono essere ricollegate alle due cromie prevalenti in area aquilana: bianco e rosso-rosa. Allo stato della ricerca è probabile che si fece uso di questa pietra, intervallandola con altri litotitpi, nella fontana aquilana della Rivera e nella facciata della basilica di Santa Maria di Collemaggio In quest’ultimo caso la proposta provenienza della pietra è il risultato di diverse osservazioni, fra le quali la vicinanza della cava alla fabbrica e la circostanza che la basilica possedeva cave in quell’area. Una conferma sembra arrivare dalle analisi effettuate su un campione estratto in cava e su alcuni frammenti prelevati sulla facciata. Circostanza meglio documentata, ma molto più recente, è l’utilizzo della pietra di Genzano, nel 1920, per il restauro del fronte della basilica di Santa Maria di Collemaggio. Il costo della pietra, in quell'occasione, fu così elevato da far supporre che la cava fosse già quasi esaurita.
Le cave di Sassa / Mancini, Rossana. - STAMPA. - (2012), pp. 78-81.
Le cave di Sassa
MANCINI, Rossana
2012
Abstract
Fra le cave presenti nel territorio di Sassa (il toponimo sembra derivare proprio da saxa), alcune erano in funzione già dalla fine del Quattrocento. Se ne ha notizia tramite un catasto dei beni del monastero di Santa Maria di Collemaggio, redatto nel 1491, da cui risultano possedimenti di terreno fra cui «unam petrariam de qua petraria extrahuntur lapides rubei» e un'altra «in qua cavatur lapides albi». La bibliografia consultata riporta la presenza di cave su entrambi i versanti del torrente Raja, sui colli Feliciare, presso Collecastagno, mentre la carta topografica della Regione Abruzzo, tratta dalla cartografia IGM e aggiornata al 1982, indica una sola cava nei pressi di Sassa. Il giacimento è segnalato all’interno di un’ansa del torrente Raja, in corrispondenza dell’intersezione fra il corso d’acqua e la via che conduce al centro abitato di Sassa. Attualmente l’area, indicata come giacimento estrattivo, è occupata dall'ampio piazzale esterno di un edificio commerciale. Dell'antica cava non rimangono tracce. Nel territorio circostante la cartografia segnala solo la presenza di un giacimento di argilla, in corrispondenza del Colle Castagno. Le cave di Genzano di Sassa Più che di una singola cava si può parlare, per Genzano, di un insieme di differenti aree estrattive, situate alle pendici del colle Roale. Nonostante i luoghi siano molto vicini gli uni agli altri, se ne estraggono pietre cromaticamente diverse, ma che possono essere ricollegate alle due cromie prevalenti in area aquilana: bianco e rosso-rosa. Allo stato della ricerca è probabile che si fece uso di questa pietra, intervallandola con altri litotitpi, nella fontana aquilana della Rivera e nella facciata della basilica di Santa Maria di Collemaggio In quest’ultimo caso la proposta provenienza della pietra è il risultato di diverse osservazioni, fra le quali la vicinanza della cava alla fabbrica e la circostanza che la basilica possedeva cave in quell’area. Una conferma sembra arrivare dalle analisi effettuate su un campione estratto in cava e su alcuni frammenti prelevati sulla facciata. Circostanza meglio documentata, ma molto più recente, è l’utilizzo della pietra di Genzano, nel 1920, per il restauro del fronte della basilica di Santa Maria di Collemaggio. Il costo della pietra, in quell'occasione, fu così elevato da far supporre che la cava fosse già quasi esaurita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.