Il margine nord occidentale della Conca Aquilana è caratterizzato dalla presenza di calcari compatti e cristallini bianchi. In quest'area si trova il centro abitato di Poggio Picenze, situato lungo a circa 18 chilometri dall'Aquila. Per quantità di materiale estratto questo giacimento sembra essere stato il più importante dell'area aquilana. È una pietra ricca di fossili, facilmente lavorabile e scolpibile, e perciò detto ‘pietra gentile’ e adoperata come pietra da taglio per ricavarne conci, stipiti, architravi, balaustrate. Per le sue caratteristiche, in particolare per la facilità di lavorazione, per l’omogeneità del colore e per la buona resistenza agli agenti atmosferici, questa pietra venne utilizzata anche per produrre opere di scultura. L’ammasso roccioso si trova a sud-ovest del centro abitato, in corrispondenza di un’altura chiamata Colleardoso. La località presso cui si trovano le cave di pietra viene definita ‘La petrara’. L'attività estrattiva potrebbe risalire ad epoche più antiche, ma il primo documento d'archivio, attualmente conosciuto, che ne testimonia direttamente l'esistenza, risale al 1447. Si tratta di un contratto, rogato dal notaio Antonuccio di Luzio, tra il massaro (sindaco) del Poggio intus civitatem, e quello extra civitatem, per la spartizione dei pascoli e delle cave di pietra. Il libro di fabbrica della basilica di San Bernardino testimonia l'uso di pietre ("prete de un poggio") che provennero, probabilmente, da Poggio Picenze, a partire dal 1468, quando maestro Jacobu e maestro Petro ne fecero uso per la realizzazione di tre finestre. Di seguito le stesse pietre vengono indicate come "prete dellu pogio" (161v.). Nello stesso foglio è presente l'espressione "prete gentili", forse ad indicare lo stesso materiale. L'impiego di questo materiale è documentato, con continuità, durante il XVII e il XVIII secolo. Esso venne utilizzato, in grande quantità, nella ricostruzione e nella realizzazione ex novo, dell'architettura civile aquilana che seguì il terremoto del 1703. Le cave furono in uso fino alla prima metà del Novecento. È noto che all’inizio del secolo erano presenti in città ancora circa quaranta scalpellini. L’area estrattiva occupa un’ampia zona suddivisa, tradizionalmente, in cave “antiche” e “nuove”, Le cave antiche L’area occupata dalle cave si trova lungo l’antico Tratturo Regio. Sono presenti tracce di numerosissime cave a fossa dalle dimensioni molto variabili. I punti estrattivi sono molti e distribuiti irregolarmente nel territorio, a causa della gestione familiare, molto parcellizzata, delle cave. Una delle cave indagate mostra interessanti tracce delle operazioni di estrazione del materiale, attraverso le quali è stato possibile ricostruire in parte il processo di scavo. La disposizione delle fosse, sparse in un territorio abbastanza ampio, non rendeva agevole il trasporto del materiale dalla cava ai carri. L’onere del trasporto delle pietre, dalla fossa ai carri, doveva essere notevole, dato che in alcuni documenti se ne fa esplicita menzione. Nella fornitura di lastre in pietra del Poggio, per la realizzazione della facciata della chiesa aquilana di Santa Margherita, ad esempio, con la fornitura e la posa in opera è esplicitamente compreso, nel corrispettivo in denaro, anche il trasporto degli elementi lapidei fino ad un luogo di carico.
Le cave di Poggio Picenze / Mancini, Rossana. - STAMPA. - (2012), pp. 65-77.
Le cave di Poggio Picenze
MANCINI, Rossana
2012
Abstract
Il margine nord occidentale della Conca Aquilana è caratterizzato dalla presenza di calcari compatti e cristallini bianchi. In quest'area si trova il centro abitato di Poggio Picenze, situato lungo a circa 18 chilometri dall'Aquila. Per quantità di materiale estratto questo giacimento sembra essere stato il più importante dell'area aquilana. È una pietra ricca di fossili, facilmente lavorabile e scolpibile, e perciò detto ‘pietra gentile’ e adoperata come pietra da taglio per ricavarne conci, stipiti, architravi, balaustrate. Per le sue caratteristiche, in particolare per la facilità di lavorazione, per l’omogeneità del colore e per la buona resistenza agli agenti atmosferici, questa pietra venne utilizzata anche per produrre opere di scultura. L’ammasso roccioso si trova a sud-ovest del centro abitato, in corrispondenza di un’altura chiamata Colleardoso. La località presso cui si trovano le cave di pietra viene definita ‘La petrara’. L'attività estrattiva potrebbe risalire ad epoche più antiche, ma il primo documento d'archivio, attualmente conosciuto, che ne testimonia direttamente l'esistenza, risale al 1447. Si tratta di un contratto, rogato dal notaio Antonuccio di Luzio, tra il massaro (sindaco) del Poggio intus civitatem, e quello extra civitatem, per la spartizione dei pascoli e delle cave di pietra. Il libro di fabbrica della basilica di San Bernardino testimonia l'uso di pietre ("prete de un poggio") che provennero, probabilmente, da Poggio Picenze, a partire dal 1468, quando maestro Jacobu e maestro Petro ne fecero uso per la realizzazione di tre finestre. Di seguito le stesse pietre vengono indicate come "prete dellu pogio" (161v.). Nello stesso foglio è presente l'espressione "prete gentili", forse ad indicare lo stesso materiale. L'impiego di questo materiale è documentato, con continuità, durante il XVII e il XVIII secolo. Esso venne utilizzato, in grande quantità, nella ricostruzione e nella realizzazione ex novo, dell'architettura civile aquilana che seguì il terremoto del 1703. Le cave furono in uso fino alla prima metà del Novecento. È noto che all’inizio del secolo erano presenti in città ancora circa quaranta scalpellini. L’area estrattiva occupa un’ampia zona suddivisa, tradizionalmente, in cave “antiche” e “nuove”, Le cave antiche L’area occupata dalle cave si trova lungo l’antico Tratturo Regio. Sono presenti tracce di numerosissime cave a fossa dalle dimensioni molto variabili. I punti estrattivi sono molti e distribuiti irregolarmente nel territorio, a causa della gestione familiare, molto parcellizzata, delle cave. Una delle cave indagate mostra interessanti tracce delle operazioni di estrazione del materiale, attraverso le quali è stato possibile ricostruire in parte il processo di scavo. La disposizione delle fosse, sparse in un territorio abbastanza ampio, non rendeva agevole il trasporto del materiale dalla cava ai carri. L’onere del trasporto delle pietre, dalla fossa ai carri, doveva essere notevole, dato che in alcuni documenti se ne fa esplicita menzione. Nella fornitura di lastre in pietra del Poggio, per la realizzazione della facciata della chiesa aquilana di Santa Margherita, ad esempio, con la fornitura e la posa in opera è esplicitamente compreso, nel corrispettivo in denaro, anche il trasporto degli elementi lapidei fino ad un luogo di carico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


