Le cave di provenienza del materiale lapideo con cui furono realizzati gli edifici aquilani sono quasi tutte locali, a meno di alcune, rare, eccezioni. Le cave più note vennero utilizzate, prevalentemente, per estrarne materiale 'di pregio', utilizzato come paramento lapideo 'a vista'. La pietra di Poggio Picenze, ad esempio, caratterizza le facciate di molti palazzi signorili e chiese cittadine; le pietre rosse e rosa, di diversa provenienza, si utilizzarono, insieme a quelle bianche, per costruire paramenti bicromi e la breccia di Lucoli fu usata per farne altari e balaustrate all'interno delle chiese aquilane dal Seicento almeno fino alla fine del Settecento. Per la pietra che non era destinata a rimanere in vista, utilizzata per costruire le murature ed essere successivamente intonacata o rivestita con paramenti lapidei, i luoghi di provenienza e i processi di approvvigionamento sembrano essere stati diversi. Il pietrame da utilizzare nelle murature, così come quello da cuocere per produrre la calce, poteva provenire dalla raccolta di materiale erratico, dalla 'spietratura' dei campi o dei letti dei corsi d'acqua o da recuperi di vecchie murature. In particolare sembra essere stato perseguito il principio della massima economia di tempi e di costi. La raccolta di pietre avveniva lungo le pendici rocciose delle alture circostanti la città, espressamente destinate a tale scopo. Nel territorio di Pescocostanzo, ed è probabile che ciò avvenisse anche nella Conca Aquilana, esistevano aree espressamente riservate a tale scopo e opportunamente protette da specifiche disposizioni per garantirne l'uso pubblico e il libero accesso attraverso i pascoli e le proprietà private. La 'pietra da muro' veniva dunque 'raccolta', nella gran parte dei casi, da 'pretare naturali' e trasportata, su carri, al cantiere. La regolamentazione dell'asporto delle pietre dai campi, dai terreni e dalle stesse cave, fu regolamentata da norme dettate dai singoli comuni. La pietra poteva anche essere estratta da affioramenti superficiali, lasciando segni più o meno visibili dei luoghi di prelievo. Il materiale da destinare alla cottura per la produzione della calce era, generalmente, costituito da scarti di lavorazione delle cave, come testimoniano i resti di calcare presenti presso alcune delle aree estrattive indagate (Poggio Picenze, Preturo). Un esempio piuttosto recente di come fosse normata la l’attività di coltivazione, è il Regolamento relativo alla estrazione della pietra gentile del Comune di Paganica, risalente al XIX secolo. Si delinea, nell’articolo, il rapporto fra l’architettura aquilana e le risorse lapidee disponibili nel territorio nel corso dei secoli, a partire dal Duecento, attraverso l’analisi delle principali vicende storiche che hanno influenzato lo sviluppo della città dalla sua fondazione, l’analisi delle fonti storiche e l’osservazione diretta dei manufatti.

La pietra nell’architettura aquilana / Mancini, Rossana. - STAMPA. - (2012), pp. 18-37.

La pietra nell’architettura aquilana

MANCINI, Rossana
2012

Abstract

Le cave di provenienza del materiale lapideo con cui furono realizzati gli edifici aquilani sono quasi tutte locali, a meno di alcune, rare, eccezioni. Le cave più note vennero utilizzate, prevalentemente, per estrarne materiale 'di pregio', utilizzato come paramento lapideo 'a vista'. La pietra di Poggio Picenze, ad esempio, caratterizza le facciate di molti palazzi signorili e chiese cittadine; le pietre rosse e rosa, di diversa provenienza, si utilizzarono, insieme a quelle bianche, per costruire paramenti bicromi e la breccia di Lucoli fu usata per farne altari e balaustrate all'interno delle chiese aquilane dal Seicento almeno fino alla fine del Settecento. Per la pietra che non era destinata a rimanere in vista, utilizzata per costruire le murature ed essere successivamente intonacata o rivestita con paramenti lapidei, i luoghi di provenienza e i processi di approvvigionamento sembrano essere stati diversi. Il pietrame da utilizzare nelle murature, così come quello da cuocere per produrre la calce, poteva provenire dalla raccolta di materiale erratico, dalla 'spietratura' dei campi o dei letti dei corsi d'acqua o da recuperi di vecchie murature. In particolare sembra essere stato perseguito il principio della massima economia di tempi e di costi. La raccolta di pietre avveniva lungo le pendici rocciose delle alture circostanti la città, espressamente destinate a tale scopo. Nel territorio di Pescocostanzo, ed è probabile che ciò avvenisse anche nella Conca Aquilana, esistevano aree espressamente riservate a tale scopo e opportunamente protette da specifiche disposizioni per garantirne l'uso pubblico e il libero accesso attraverso i pascoli e le proprietà private. La 'pietra da muro' veniva dunque 'raccolta', nella gran parte dei casi, da 'pretare naturali' e trasportata, su carri, al cantiere. La regolamentazione dell'asporto delle pietre dai campi, dai terreni e dalle stesse cave, fu regolamentata da norme dettate dai singoli comuni. La pietra poteva anche essere estratta da affioramenti superficiali, lasciando segni più o meno visibili dei luoghi di prelievo. Il materiale da destinare alla cottura per la produzione della calce era, generalmente, costituito da scarti di lavorazione delle cave, come testimoniano i resti di calcare presenti presso alcune delle aree estrattive indagate (Poggio Picenze, Preturo). Un esempio piuttosto recente di come fosse normata la l’attività di coltivazione, è il Regolamento relativo alla estrazione della pietra gentile del Comune di Paganica, risalente al XIX secolo. Si delinea, nell’articolo, il rapporto fra l’architettura aquilana e le risorse lapidee disponibili nel territorio nel corso dei secoli, a partire dal Duecento, attraverso l’analisi delle principali vicende storiche che hanno influenzato lo sviluppo della città dalla sua fondazione, l’analisi delle fonti storiche e l’osservazione diretta dei manufatti.
2012
Le pietre aquilane. I processi di approvvigionamento della pietra e sue forme di lavorazione nell'architettura storica
9788895064918
architettura; restauro; tecnologie costruttive degli edifici storici
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La pietra nell’architettura aquilana / Mancini, Rossana. - STAMPA. - (2012), pp. 18-37.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/484583
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