Il contributo indaga la disponibilità di fonti storiche che possono contribuire alla conoscenza dei materiali lapidei e dei relativi cicli produttivi, che furono impiegati a L’Aquila dalla fondazione della città fino all’Ottocento. Le notizie sono assai scarse sino al Medioevo. Alcuni studi su cave antiche riguardano l’antica Alba Fucens, città situata al di fuori dalla Conca Aquilana, anche se non molto distante da questa. Al XV secolo risalgono i primi documenti d’archivio che forniscono alcune informazioni sui siti estrattivi. Per avere testi che si occupino di localizzare e indagare le cave e le caratteristiche dei materiali, estratti nel territorio circostante L’Aquila, bisogna attendere epoche più recenti. Solo a partire dal XVIII secolo, infatti, sono disponibili pubblicazioni che, nel descrivere il territorio aquilano e la valle dell’Aterno, con diversi tagli, geografico, geologico, storico, artistico, antiquario, fanno menzione delle cave e dei materiali da costruzione disponibili. A partire dal XV secolo la documentazione archivistica disponibile fornisce alcune informazioni sulle maestranze, sui singoli artisti, sui luoghi di estrazione delle pietre, sulle misure dei pezzi tagliati e montati, sulle modalità di lavorazione, sul costo dei marmi e delle pietre impiegati nelle fabbriche, sulle macchine e le attrezzature utilizzate per il sollevamento degli elementi lapidei. Di grande interesse, per questo ambito di studi, sono i capitolati, i contratti e i ‘libri dei conti’, nei quali venivano registrati i pagamenti effettuati ai fornitori e ai lavoratori, i materiali da utilizzare nella realizzazione delle opere, talvolta con la precisa indicazione delle dimensioni dei diversi elementi, delle quantità e delle modalità di posa in opera. Sono fonti molto utili anche i contratti fra la committenza e i fornitori di opere finite, di sola manodopera o di soli materiali. Particolarmente interessanti si sono rivelati quelli stipulati fra committenti e scalpellini nei quali si definiscono le opere commissionate (altari, portali, finestre, fontane) e i materiali da utilizzare per realizzarle (marmo, pietra, stucco, legno). Nel caso di pietre e marmi non è raro trovare indicazioni circa le cave di provenienza. Talvolta sono registrati anche gli accordi per l’estrazione dei blocchi dalla cava, per il trasporto e per la posa in opera. Per le opere più complesse si rimandava a disegni di progetto. Per lavori di una certa importanza, grandi fabbriche o committenze importanti, venivano compilati i libri dei conti. È il caso, a L’Aquila, delle fabbriche delle basiliche di Santa Maria di Collemaggio, di San Bernardino e del Forte spagnolo. Si sono rivelati utili anche i libri dei conti delle confraternite e delle università, come nel caso dell’Abbazia di San Giovanni a Collimento di Lucoli.
Le fonti per lo studio dei materiali lapidei nella Conca Aquilana / Mancini, Rossana. - STAMPA. - (2012), pp. 9-14.
Le fonti per lo studio dei materiali lapidei nella Conca Aquilana
MANCINI, Rossana
2012
Abstract
Il contributo indaga la disponibilità di fonti storiche che possono contribuire alla conoscenza dei materiali lapidei e dei relativi cicli produttivi, che furono impiegati a L’Aquila dalla fondazione della città fino all’Ottocento. Le notizie sono assai scarse sino al Medioevo. Alcuni studi su cave antiche riguardano l’antica Alba Fucens, città situata al di fuori dalla Conca Aquilana, anche se non molto distante da questa. Al XV secolo risalgono i primi documenti d’archivio che forniscono alcune informazioni sui siti estrattivi. Per avere testi che si occupino di localizzare e indagare le cave e le caratteristiche dei materiali, estratti nel territorio circostante L’Aquila, bisogna attendere epoche più recenti. Solo a partire dal XVIII secolo, infatti, sono disponibili pubblicazioni che, nel descrivere il territorio aquilano e la valle dell’Aterno, con diversi tagli, geografico, geologico, storico, artistico, antiquario, fanno menzione delle cave e dei materiali da costruzione disponibili. A partire dal XV secolo la documentazione archivistica disponibile fornisce alcune informazioni sulle maestranze, sui singoli artisti, sui luoghi di estrazione delle pietre, sulle misure dei pezzi tagliati e montati, sulle modalità di lavorazione, sul costo dei marmi e delle pietre impiegati nelle fabbriche, sulle macchine e le attrezzature utilizzate per il sollevamento degli elementi lapidei. Di grande interesse, per questo ambito di studi, sono i capitolati, i contratti e i ‘libri dei conti’, nei quali venivano registrati i pagamenti effettuati ai fornitori e ai lavoratori, i materiali da utilizzare nella realizzazione delle opere, talvolta con la precisa indicazione delle dimensioni dei diversi elementi, delle quantità e delle modalità di posa in opera. Sono fonti molto utili anche i contratti fra la committenza e i fornitori di opere finite, di sola manodopera o di soli materiali. Particolarmente interessanti si sono rivelati quelli stipulati fra committenti e scalpellini nei quali si definiscono le opere commissionate (altari, portali, finestre, fontane) e i materiali da utilizzare per realizzarle (marmo, pietra, stucco, legno). Nel caso di pietre e marmi non è raro trovare indicazioni circa le cave di provenienza. Talvolta sono registrati anche gli accordi per l’estrazione dei blocchi dalla cava, per il trasporto e per la posa in opera. Per le opere più complesse si rimandava a disegni di progetto. Per lavori di una certa importanza, grandi fabbriche o committenze importanti, venivano compilati i libri dei conti. È il caso, a L’Aquila, delle fabbriche delle basiliche di Santa Maria di Collemaggio, di San Bernardino e del Forte spagnolo. Si sono rivelati utili anche i libri dei conti delle confraternite e delle università, come nel caso dell’Abbazia di San Giovanni a Collimento di Lucoli.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.