Negli anni ‘60 Hill collaborò con Fatt per la realizzazione di misure volte alla determinazione del consumo di ossigeno della cornea per vedere il problema dal punto di vista clinico, cercando l’introduzione di predittori per la buona soppportabilità della lente. L’attenzione fu rivolta alla sofferenza ipossica quantificata misurando le variazioni di parametri ad essa collegati, quale ad esempio l’edema, il pH, la concentrazione di enzimi, il consumo di glicogeno, la riduzione della sensibilità corneale e cercando una correlazione tra tali parametri ed una buona sopportabilità della lente a contatto. Da tale approccio furono proposti due predittori: il metodo EOP per la determinazione dell’ossigeno necessario ad un’adeguata ossigenazione della cornea e più recentemente l’uso di unità di stress ipossico (HSU) attraverso i quali disponiamo di predittori di performance rispetto all’ossigeno che attraversa le lenti. Nel lavoro è stato anche presentato un nostro nuovo metodo basato su misure di risonanza magnetica nucleare a bassa risoluzione. Seguono quindi, per una comprensione più profonda dei fenomeni dovuti al porto delle lenti a contatto, il riferimento a modelli matematici che razionalizzino le misure effettuate e che vengono descritti.
PREDITTORI FISICI DI COMPATIBILITA' DELLE LENTI A CONTATTO / Manetti, Cesare; Pescosolido, Nicola; M., Trinchi. - STAMPA. - (2001), pp. 111-128.
PREDITTORI FISICI DI COMPATIBILITA' DELLE LENTI A CONTATTO
MANETTI, Cesare;PESCOSOLIDO, Nicola;
2001
Abstract
Negli anni ‘60 Hill collaborò con Fatt per la realizzazione di misure volte alla determinazione del consumo di ossigeno della cornea per vedere il problema dal punto di vista clinico, cercando l’introduzione di predittori per la buona soppportabilità della lente. L’attenzione fu rivolta alla sofferenza ipossica quantificata misurando le variazioni di parametri ad essa collegati, quale ad esempio l’edema, il pH, la concentrazione di enzimi, il consumo di glicogeno, la riduzione della sensibilità corneale e cercando una correlazione tra tali parametri ed una buona sopportabilità della lente a contatto. Da tale approccio furono proposti due predittori: il metodo EOP per la determinazione dell’ossigeno necessario ad un’adeguata ossigenazione della cornea e più recentemente l’uso di unità di stress ipossico (HSU) attraverso i quali disponiamo di predittori di performance rispetto all’ossigeno che attraversa le lenti. Nel lavoro è stato anche presentato un nostro nuovo metodo basato su misure di risonanza magnetica nucleare a bassa risoluzione. Seguono quindi, per una comprensione più profonda dei fenomeni dovuti al porto delle lenti a contatto, il riferimento a modelli matematici che razionalizzino le misure effettuate e che vengono descritti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.