Da alcuni decenni l’università italiana è rappresentata come un sistema attraversato da una profonda contraddizione. Temi quali l’abbandono, il ritardo negli studi, il basso numero di laureati e il carente collegamento con il mondo del lavoro ricorrono frequentemente nel dibattito politico, sociale e accademico del nostro Paese. Altrettanto frequentemente, però, viene sottolineata la capacità da parte dei nostri atenei di formare laureati preparati, capaci, dotati di profili formativi solidi, in grado di competere almeno alla pari, se non da una posizione di superiorità, con i colleghi laureati in altri Paesi. Le aree problematiche riguardano, da un lato, l’efficienza (interpretata come rapporto tra risultati ottenuti e costi sostenuti) e, dall’altro, l’efficacia (intesa come raggiungimento degli obiettivi prefissati). Entrambe le dimensioni dipendono, con modalità differenti e a diversi livelli di responsabilità, sia dalle logiche del sistema universitario sia dalle politiche in materia di istruzione e formazione, nonché dall’assetto economico e dalla capacità di assorbimento del mer-cato del lavoro. Questa contraddizione appariva costitutiva di quello che oggi viene definito Vecchio ordinamento didattico. Al fine di eliminare tale stato di contraddittorio equilibrio, aumentando l’efficienza e almeno mantenendo l’efficacia, il sistema universitario italiano è stato investito negli ultimi tre lustri da radicali riforme, tra le quali la più importante per contenuti e potenziale impatto innovativo è stata introdotta dal Dm 509/1999. Il quadro ricostruibile a livello nazionale è bene rappresentato dalla situazione del più grande ateneo italiano: la Sapienza Università di Roma. Il programma di ricerca i cui risultati sono qui presentati ha, infatti, permesso di evidenziare come, a una situazione piuttosto critica nei primi anni ’90, sia seguito nel primo Ateneo romano un periodo di importanti cambiamenti. La stagione positiva della Sapienza, però, non coincide, come si potrebbe immaginare, con l’avvento della Riforma, bensì risulta anticipata di qualche anno (nel volume si parla di effetto di retroazione del Dm 509/1999). Inoltre, questo periodo di relativa prosperità è destinato a durare poco.
Introduzione. La "grande Riforma": l’università italiana e il decreto 509/99 / Fasanella, Antonio; Benvenuto, Guido; A., Decataldo. - STAMPA. - 6(2012), pp. 9-13.
Introduzione. La "grande Riforma": l’università italiana e il decreto 509/99
FASANELLA, Antonio;BENVENUTO, Guido;
2012
Abstract
Da alcuni decenni l’università italiana è rappresentata come un sistema attraversato da una profonda contraddizione. Temi quali l’abbandono, il ritardo negli studi, il basso numero di laureati e il carente collegamento con il mondo del lavoro ricorrono frequentemente nel dibattito politico, sociale e accademico del nostro Paese. Altrettanto frequentemente, però, viene sottolineata la capacità da parte dei nostri atenei di formare laureati preparati, capaci, dotati di profili formativi solidi, in grado di competere almeno alla pari, se non da una posizione di superiorità, con i colleghi laureati in altri Paesi. Le aree problematiche riguardano, da un lato, l’efficienza (interpretata come rapporto tra risultati ottenuti e costi sostenuti) e, dall’altro, l’efficacia (intesa come raggiungimento degli obiettivi prefissati). Entrambe le dimensioni dipendono, con modalità differenti e a diversi livelli di responsabilità, sia dalle logiche del sistema universitario sia dalle politiche in materia di istruzione e formazione, nonché dall’assetto economico e dalla capacità di assorbimento del mer-cato del lavoro. Questa contraddizione appariva costitutiva di quello che oggi viene definito Vecchio ordinamento didattico. Al fine di eliminare tale stato di contraddittorio equilibrio, aumentando l’efficienza e almeno mantenendo l’efficacia, il sistema universitario italiano è stato investito negli ultimi tre lustri da radicali riforme, tra le quali la più importante per contenuti e potenziale impatto innovativo è stata introdotta dal Dm 509/1999. Il quadro ricostruibile a livello nazionale è bene rappresentato dalla situazione del più grande ateneo italiano: la Sapienza Università di Roma. Il programma di ricerca i cui risultati sono qui presentati ha, infatti, permesso di evidenziare come, a una situazione piuttosto critica nei primi anni ’90, sia seguito nel primo Ateneo romano un periodo di importanti cambiamenti. La stagione positiva della Sapienza, però, non coincide, come si potrebbe immaginare, con l’avvento della Riforma, bensì risulta anticipata di qualche anno (nel volume si parla di effetto di retroazione del Dm 509/1999). Inoltre, questo periodo di relativa prosperità è destinato a durare poco.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.