The essay investigates the role of the Venus de Milo in Gleb Uspensky’s short story "Vyprjamila", written in 1885, against the background of social and political conflicts. Tjapushkin, a village school-teacher, recalls his first visit to Paris and to the Louvre where he saw for the first time the image of the Greek sculpture, able “to re-shape his soul” (vyprjamit 'ego). In Tjapushkin’s imagination the statue of the goddess becomes the incarnation of justice and hope in a harmonious future. Starting from this text, the essay outlines different interpretations of the Venus de Milo, a “poetic-image" of European culture “translated” in Russian literary tradition.

Il saggio pone al centro dell’analisi il racconto di Gleb Uspenskij attorno alla Venere di Milo (Vyprjamila, 1885). Tjapuškin, un maestro di villaggio protagonista-narratore delle pagine composte in forma di diario, rievoca il suo primo viaggio a Parigi e la visita al Louvre durante la quale si svela ai suoi occhi l'immagine della scultura greca, capace di “vyprjamit’ ego” (restituirgli forma), ricongiungendo in una sintesi armoniosa la tensione etica e la ricerca estetica dell'eroe (e del periodo storico in cui si trovava ad agire); la statua della dea diventa per Tjapuškin incarnazione di quanto vi è di più prezioso nell'uomo e risulta esser capace di suscitare speranza e fiducia in un futuro armonioso. Muovendo da questo testo di fine Ottocento, dalla struttura narrativa solo apparentemente lineare e assai complesso sul piano dell'espressione linguistica, si conduce lo studio di una di quelle “immagini incrociate” della cultura europea che traduce nell'arena letteraria russa la raffigurazione scultorea della Venere di Milo.

Tjapuškin e la Venere di Milo / Ronchetti, Barbara. - STAMPA. - (2012), pp. 29-58.

Tjapuškin e la Venere di Milo

RONCHETTI, Barbara
2012

Abstract

The essay investigates the role of the Venus de Milo in Gleb Uspensky’s short story "Vyprjamila", written in 1885, against the background of social and political conflicts. Tjapushkin, a village school-teacher, recalls his first visit to Paris and to the Louvre where he saw for the first time the image of the Greek sculpture, able “to re-shape his soul” (vyprjamit 'ego). In Tjapushkin’s imagination the statue of the goddess becomes the incarnation of justice and hope in a harmonious future. Starting from this text, the essay outlines different interpretations of the Venus de Milo, a “poetic-image" of European culture “translated” in Russian literary tradition.
2012
Per Rossana Platone. Contributi sulla letteratura russa tra Ottocento e Novecento
9788888176116
Il saggio pone al centro dell’analisi il racconto di Gleb Uspenskij attorno alla Venere di Milo (Vyprjamila, 1885). Tjapuškin, un maestro di villaggio protagonista-narratore delle pagine composte in forma di diario, rievoca il suo primo viaggio a Parigi e la visita al Louvre durante la quale si svela ai suoi occhi l'immagine della scultura greca, capace di “vyprjamit’ ego” (restituirgli forma), ricongiungendo in una sintesi armoniosa la tensione etica e la ricerca estetica dell'eroe (e del periodo storico in cui si trovava ad agire); la statua della dea diventa per Tjapuškin incarnazione di quanto vi è di più prezioso nell'uomo e risulta esser capace di suscitare speranza e fiducia in un futuro armonioso. Muovendo da questo testo di fine Ottocento, dalla struttura narrativa solo apparentemente lineare e assai complesso sul piano dell'espressione linguistica, si conduce lo studio di una di quelle “immagini incrociate” della cultura europea che traduce nell'arena letteraria russa la raffigurazione scultorea della Venere di Milo.
Letteratura russa XIX secolo; Gleb Uspenskij; Venere di Milo; Legame immagine-parola; Legame bellezza-politica; immagini della cultura europea
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Tjapuškin e la Venere di Milo / Ronchetti, Barbara. - STAMPA. - (2012), pp. 29-58.
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