Lo sviluppo del progetto per la stazione “Rimskaja” (“di Roma”) della metropolitana di Mosca, è il frutto dello spirito di collaborazione fra Italia e Russia consolidatosi a seguito dei cambiamenti interni avvenuti nell’Europa dell’Est, area ormai solo apparentemente lontana dagli aspetti culturali e caratteriali dei popoli occidentali. Lo spazio sotterraneo a Mosca, che movimenta oltre otto milioni di persone/giorno, sembra possa avere un duplice significato: come sistema infrastrutturale veloce e come manifestazione spaziale della città ideale sociale, convenzionalmente costruita sottoterra, recuperando appunto il dato climatologico, particolarmente invernale, del luogo che difficilmente consente la mobilità durante il tutto l’anno e dato il topos della città così frantumato dagli eventi storici da rendere difficilmente ricostruibile la sua genesi. Oggi, nelle maggiori capitali del mondo, è di grande interesse seguire un nuovo stile nella progettazione delle linee e delle stazioni metropolitane, ma per Mosca questa scelta tematica non ha rappresentato una novità. Nella storia della metropolitana moscovita, infatti, l’idea di diversificare ogni singolo intervento è stata costantemente presente e viva, tanto che le sue stazioni hanno da sempre rappresentato, per scelta, gli eventi ed i messaggi culturali, economici, tecnologici più importanti, iniziando da quelli propri della rivoluzione, per passare poi a quelli del lavoro e del progresso, ovvero ai grandi temi sociali portati avanti nelle Repubbliche Socialiste Sovietiche, per arrivare infine alle storiche trasformazioni degli anni novanta. I criteri guida che hanno portato alla realizzazione della stazione Rimskaja a Mosca, nascono dall’esigenza di fondere in un unico momento passato e futuro, trasferendo idealmente, con l’indispensabile ausilio della tecnologia più avanzata, espressioni semantiche della civitas romana in terra di Russia come se si donasse un riconoscimento ufficiale della terza Roma, con le particolari difficoltà dovute alla strutturazione pressoché totalmente in ghisa delle costruzioni sotterranee russe. Pertanto, la sfida proposta ha un triplice aspetto: il primo, è quello culturale; il secondo, è quello tematico, rappresentare e far rivivere la città di Roma a Mosca; il terzo, forse più complesso ma, pure, fondamentale è, quello tecnologico. La prima forte suggestione ricreata nella stazione Rimskaja a Mosca, con l’aiuto della tecnologia contemporanea, è stata proprio quella di far udire ai passeggeri in transito lo scrosciare improvviso e misterioso dell’acqua di una fontana, situata lungo il percorso nel punto preciso in cui, dalle scale di accesso, si sbocca improvvisamente nell’aula maggiore della stazione. La fontana dalla forte connotazione simbolica della città d’acqua è decorata dalla copia di un capitello diruto del Pantheon e da altri resti è opera materiale dello scultore Leonid Berlin, artefice di altre riproduzioni in maiolica e porcellana di resti romani. La stazione Rimskaja a Mosca assume nella critica un tono elegante ed un appeal pronunciato, senza il quale non esisterebbe alcun desiderio di sosta, di sguardo e di curiosità, ancora vivo a distanza di molti anni dall’apertura al pubblico. Ma nello stesso momento accogliente. Un esempio di questa voglia di attirare l’attenzione, di suscitare un interesse che trasformasse il semplice transito in desiderio di fermarsi, è costituito dai grandi bassorilievi con la particolare forma di medaglioni, dalla spiccata forza tridimensionale, creati sempre dallo scultore Leonid Berlin in forte concordanza con il progettista; o ancora dai grandi occhi luminosi che si ripetono con cadenza modulare e costante lungo tutta l’aula maggiore della stazione, a voler dimostrare che la ripetitività e la prefabbricabilità dei componenti formali non alterano le emozionalità suscitate dallo spazio architettonico. Anche le caratteristiche e i requisiti previsti per le scelte dei materiali e delle tecnologie delle pavimentazioni hanno rappresentato un, in cui l’alternanza dei marmi policromi si accompagna ad una disposizione secondo una geometria trasversale, che rompe l’apparente monotonia data dal predominio di una sola dimensione sulle altre, la lunghezza della stazione, che viene quindi messa in discussione da queste linee di fuga diagonali che sembrano voler guidare i flussi dei viaggiatori verso le banchine dei treni, ma utilizzando tale scelta estetiche per ottenerne un punto di forza in quanto a durabilità della posa in opera.
Progetto per la realizzazione della stazione "RIMSKAJA" (Roma)della linea Liublinskaya della Metropolitana di Mosca / Imbrighi, Giampaolo. - (1997).
Progetto per la realizzazione della stazione "RIMSKAJA" (Roma)della linea Liublinskaya della Metropolitana di Mosca
IMBRIGHI, Giampaolo
1997
Abstract
Lo sviluppo del progetto per la stazione “Rimskaja” (“di Roma”) della metropolitana di Mosca, è il frutto dello spirito di collaborazione fra Italia e Russia consolidatosi a seguito dei cambiamenti interni avvenuti nell’Europa dell’Est, area ormai solo apparentemente lontana dagli aspetti culturali e caratteriali dei popoli occidentali. Lo spazio sotterraneo a Mosca, che movimenta oltre otto milioni di persone/giorno, sembra possa avere un duplice significato: come sistema infrastrutturale veloce e come manifestazione spaziale della città ideale sociale, convenzionalmente costruita sottoterra, recuperando appunto il dato climatologico, particolarmente invernale, del luogo che difficilmente consente la mobilità durante il tutto l’anno e dato il topos della città così frantumato dagli eventi storici da rendere difficilmente ricostruibile la sua genesi. Oggi, nelle maggiori capitali del mondo, è di grande interesse seguire un nuovo stile nella progettazione delle linee e delle stazioni metropolitane, ma per Mosca questa scelta tematica non ha rappresentato una novità. Nella storia della metropolitana moscovita, infatti, l’idea di diversificare ogni singolo intervento è stata costantemente presente e viva, tanto che le sue stazioni hanno da sempre rappresentato, per scelta, gli eventi ed i messaggi culturali, economici, tecnologici più importanti, iniziando da quelli propri della rivoluzione, per passare poi a quelli del lavoro e del progresso, ovvero ai grandi temi sociali portati avanti nelle Repubbliche Socialiste Sovietiche, per arrivare infine alle storiche trasformazioni degli anni novanta. I criteri guida che hanno portato alla realizzazione della stazione Rimskaja a Mosca, nascono dall’esigenza di fondere in un unico momento passato e futuro, trasferendo idealmente, con l’indispensabile ausilio della tecnologia più avanzata, espressioni semantiche della civitas romana in terra di Russia come se si donasse un riconoscimento ufficiale della terza Roma, con le particolari difficoltà dovute alla strutturazione pressoché totalmente in ghisa delle costruzioni sotterranee russe. Pertanto, la sfida proposta ha un triplice aspetto: il primo, è quello culturale; il secondo, è quello tematico, rappresentare e far rivivere la città di Roma a Mosca; il terzo, forse più complesso ma, pure, fondamentale è, quello tecnologico. La prima forte suggestione ricreata nella stazione Rimskaja a Mosca, con l’aiuto della tecnologia contemporanea, è stata proprio quella di far udire ai passeggeri in transito lo scrosciare improvviso e misterioso dell’acqua di una fontana, situata lungo il percorso nel punto preciso in cui, dalle scale di accesso, si sbocca improvvisamente nell’aula maggiore della stazione. La fontana dalla forte connotazione simbolica della città d’acqua è decorata dalla copia di un capitello diruto del Pantheon e da altri resti è opera materiale dello scultore Leonid Berlin, artefice di altre riproduzioni in maiolica e porcellana di resti romani. La stazione Rimskaja a Mosca assume nella critica un tono elegante ed un appeal pronunciato, senza il quale non esisterebbe alcun desiderio di sosta, di sguardo e di curiosità, ancora vivo a distanza di molti anni dall’apertura al pubblico. Ma nello stesso momento accogliente. Un esempio di questa voglia di attirare l’attenzione, di suscitare un interesse che trasformasse il semplice transito in desiderio di fermarsi, è costituito dai grandi bassorilievi con la particolare forma di medaglioni, dalla spiccata forza tridimensionale, creati sempre dallo scultore Leonid Berlin in forte concordanza con il progettista; o ancora dai grandi occhi luminosi che si ripetono con cadenza modulare e costante lungo tutta l’aula maggiore della stazione, a voler dimostrare che la ripetitività e la prefabbricabilità dei componenti formali non alterano le emozionalità suscitate dallo spazio architettonico. Anche le caratteristiche e i requisiti previsti per le scelte dei materiali e delle tecnologie delle pavimentazioni hanno rappresentato un, in cui l’alternanza dei marmi policromi si accompagna ad una disposizione secondo una geometria trasversale, che rompe l’apparente monotonia data dal predominio di una sola dimensione sulle altre, la lunghezza della stazione, che viene quindi messa in discussione da queste linee di fuga diagonali che sembrano voler guidare i flussi dei viaggiatori verso le banchine dei treni, ma utilizzando tale scelta estetiche per ottenerne un punto di forza in quanto a durabilità della posa in opera.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.