The reform of the university approved in Italy in 2010 raises many questions about its compliance with the Constitution. Art. 33.6 of the Constitution, to begin with, allows primary legislation only to discipline Universities, while l. n. 240 del 2010 (the so called “Riforma Gelmini”) delegates to several governmental regulations the discipline of important aspects of academic life. The protection of academic freedom and university autonomy is discussed, and the increase of powers attributed to the Ministry of Education in this reform is analysed. The rules set by the recent statute on the so-called first-level governance, the limits to the democratic principle in the government of universities break the long tradition of European universities following the Humboldtian model. Doubts about the rationality and legitimacy of the reform also rise in relation with its enforcement measures, with respect to the right to study established in art. 34 of the Italian Constitution

La riforma dell’Università posta con legge n. 240 del 2010 suscita numerosi quesiti circa la conformità a Costituzione del suo impianto, a cominciare dal rispetto della riserva di legge di cui all’art. 33 comma 6 cost.; dalla tutela dell’autonomia universitaria in relazione al rapporto di carattere quasi privatistico che si viene a creare tra atenei e Miur; dalle norme sulla cosiddetta governance di primo livello, per l’amputazione della rappresentatività degli organi di governo degli atenei e la previsione del necessario in-gresso di soggetti privati nei Cda, ma anche per la stringente di-sciplina del secondo livello di governo degli atenei, rappresentato da dipartimenti e strutture di raccordo tra gli stessi, che potranno consentire alle facoltà di continuare ad esistere lasciando tuttora irrisolta la dicotomia facoltà/dipartimenti che già il DPR 382 del 1980 non era riuscito a sciogliere. Dubbi sulla razionalità e legit-timità della riforma si pongono poi anche in relazione ai suoi provvedimenti attuativi con riferimento alla garanzia del diritto allo studio ed alla revisione delle procedure di reclutamento e progressione di carriera dei docenti in atto. I decreti attuativi della riforma approvati e quelli ad oggi in discussione rafforzano l’impressione che il disegno del legislatore sia poco efficace se non addirittura volutamente sanzionatorio nei confronti del sistema universitario italiano.

La legge e l'Università pubblica. I principi costituzionali e il riassetto dell'Università italiana / Calvano, Roberta. - STAMPA. - 65:(2012), pp. 1-168.

La legge e l'Università pubblica. I principi costituzionali e il riassetto dell'Università italiana

CALVANO, Roberta
2012

Abstract

The reform of the university approved in Italy in 2010 raises many questions about its compliance with the Constitution. Art. 33.6 of the Constitution, to begin with, allows primary legislation only to discipline Universities, while l. n. 240 del 2010 (the so called “Riforma Gelmini”) delegates to several governmental regulations the discipline of important aspects of academic life. The protection of academic freedom and university autonomy is discussed, and the increase of powers attributed to the Ministry of Education in this reform is analysed. The rules set by the recent statute on the so-called first-level governance, the limits to the democratic principle in the government of universities break the long tradition of European universities following the Humboldtian model. Doubts about the rationality and legitimacy of the reform also rise in relation with its enforcement measures, with respect to the right to study established in art. 34 of the Italian Constitution
2012
9788824321303
La riforma dell’Università posta con legge n. 240 del 2010 suscita numerosi quesiti circa la conformità a Costituzione del suo impianto, a cominciare dal rispetto della riserva di legge di cui all’art. 33 comma 6 cost.; dalla tutela dell’autonomia universitaria in relazione al rapporto di carattere quasi privatistico che si viene a creare tra atenei e Miur; dalle norme sulla cosiddetta governance di primo livello, per l’amputazione della rappresentatività degli organi di governo degli atenei e la previsione del necessario in-gresso di soggetti privati nei Cda, ma anche per la stringente di-sciplina del secondo livello di governo degli atenei, rappresentato da dipartimenti e strutture di raccordo tra gli stessi, che potranno consentire alle facoltà di continuare ad esistere lasciando tuttora irrisolta la dicotomia facoltà/dipartimenti che già il DPR 382 del 1980 non era riuscito a sciogliere. Dubbi sulla razionalità e legit-timità della riforma si pongono poi anche in relazione ai suoi provvedimenti attuativi con riferimento alla garanzia del diritto allo studio ed alla revisione delle procedure di reclutamento e progressione di carriera dei docenti in atto. I decreti attuativi della riforma approvati e quelli ad oggi in discussione rafforzano l’impressione che il disegno del legislatore sia poco efficace se non addirittura volutamente sanzionatorio nei confronti del sistema universitario italiano.
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
La legge e l'Università pubblica. I principi costituzionali e il riassetto dell'Università italiana / Calvano, Roberta. - STAMPA. - 65:(2012), pp. 1-168.
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