La storia degli sviluppi del complesso di Cerrate, dalle strutture dell’abbazia, fondata entro il primo trentennio del XII secolo, a quelle della masseria cinquecentesca, si articola in fasi costruttive in parte documentate dalle fonti d’archivio e in parte riconoscibili nelle strutture stesse, nei caratteri costruttivi, stilistici e tipologici degli edifici presenti nel complesso. Importante per lo studio dello sviluppo dell’insediamento è la consapevolezza che la sua posizione nella piana salentina, a pochi chilometri da Lecce, è determinata dalla vicinanza del percorso della via Traiano-Calabra e che la sua esistenza è da mettere in relazione con la fondazione, di poco posteriore o al massimo coeva, dell’abbazia di S. Nicola di Casole, presso Otranto, in vicinanza del punto più a oriente della penisola e ad approdi per i traffici marittimi che provenivano dai paesi orientali e dalla Grecia. La proposta di intervento per la sistemazione, valorizzazione e restauro del complesso monumentale parte dal riconoscimento del fatto che esso è caratterizzato proprio dalla sua stratificazione, dall’esser stato generato dalla sovrapposizione e dall’affiancamento di fasi costruttive e di progetti edilizi diversi che, almeno dai primi anni del XII secolo (o dagli ultimi anni dell’XI secolo) sono testimoniati dalle costruzioni oggi presenti nel complesso. Le indagini archeologiche svolte nei primi anni del nostro secolo hanno individuato alcuni elementi che potrebbero far pensare ad un utilizzo dell’area anche prima della fondazione della chiesa e dell’impianto abbaziale, dati e ipotesi che richiederebbero ulteriori indagini e ‘letture’ del territorio e delle strutture stesse del complesso, soprattutto sotto il punto di vista archeologico. Gli interventi di restauro e la relativa e imprescindibile fase di conoscenza del monumento potrebbero costituire il contesto ideale per proseguire queste ricerche, fondamentali anche per la qualificazione di un consapevole e rispettoso intervento di conservazione e di restauro. Si tratta, nel caso di Cerrate, di un insieme ordinato di episodi edilizi che nel tempo sono stati introdotti all’interno dell’insediamento, entro il circuito murario che ne delimitava i confini fin dalla sua fondazione, riempiendo lo spazio del cortile interno lungo il suo perimetro. Non si è in presenza, dunque, di un insediamento contraddistinto da un’unica, originaria, unità interna, quanto piuttosto da un insieme di edifici nati con funzioni diverse nelle diverse fasi di sviluppo del complesso. Fasi che si possono, in generale, riconoscere in due principali periodi: - la struttura abbaziale (fra il XII e il XVI secolo), con il territorio di competenza e le forme di utilizzo del suolo intorno e le fabbriche interne al recinto; - la masseria (seconda metà del XVI secolo e fino al suo progressivo abbandono, nel corso del XIX-XX secolo e al passaggio di proprietà all’amministrazione provinciale di Lecce, nel 1965). A queste si può aggiungere una terza fase che è rappresentata dalla realizzazione dei restauri su progetto di F. Minissi (1965-68) e dagli interventi eseguiti nel 1986 e nel 2006 a cura dell’amministrazione provinciale di Lecce. Tenuto conto delle notizie desunte dalle indagini indirette (letteratura sul tema, documentazione d’archivio, iconografia storica e grafici retrospettivi), per una migliore e più approfondita comprensione delle fasi di sviluppo del complesso, è stata effettuata, mediante osservazione diretta e la realizzazione di un rilievo analitico e attento alla registrazione il più possibile oggettiva dei dati delle fabbriche, una ricognizione analitica delle strutture visibili, degli allineamenti e della geometria, delle apparecchiature murarie. Questi sono utili indicatori cronologici per la ricostruzione delle fasi di sviluppo del complesso e testimonianza evidente dei processi e delle consuetudini del cantiere storico locale, preliminare all’elaborazione del progetto. La proposta di utilizzo degli edifici intorno alla chiesa per conto del FAI trae spunto dalla vocazione stessa del complesso e dei singoli episodi edilizi. Con tale approccio e intenzionalità si confermano le strutture museali dedicate alla tradizione contadina, già presenti nell’edificio sud secondo il progetto e la sistemazione di F. Minissi e da collegarsi anche concretamente, nel percorso di visita, con i frantoi ipogei.
Progetto di restauro del complesso abbaziale di Santa Maria di Cerrate (Squinzano, Lecce) / Fondo Ambiente Italiano, Con; Esposito, Daniela; E., Di Rocco; DE CESARIS, Fabrizio; R., Fibbi; C., De Camillis; Carbonara, Giovanni; Viscogliosi, Alessandro. - (In corso di stampa).
Progetto di restauro del complesso abbaziale di Santa Maria di Cerrate (Squinzano, Lecce)
ESPOSITO, Daniela;DE CESARIS, FABRIZIO;CARBONARA, Giovanni;VISCOGLIOSI, Alessandro
In corso di stampa
Abstract
La storia degli sviluppi del complesso di Cerrate, dalle strutture dell’abbazia, fondata entro il primo trentennio del XII secolo, a quelle della masseria cinquecentesca, si articola in fasi costruttive in parte documentate dalle fonti d’archivio e in parte riconoscibili nelle strutture stesse, nei caratteri costruttivi, stilistici e tipologici degli edifici presenti nel complesso. Importante per lo studio dello sviluppo dell’insediamento è la consapevolezza che la sua posizione nella piana salentina, a pochi chilometri da Lecce, è determinata dalla vicinanza del percorso della via Traiano-Calabra e che la sua esistenza è da mettere in relazione con la fondazione, di poco posteriore o al massimo coeva, dell’abbazia di S. Nicola di Casole, presso Otranto, in vicinanza del punto più a oriente della penisola e ad approdi per i traffici marittimi che provenivano dai paesi orientali e dalla Grecia. La proposta di intervento per la sistemazione, valorizzazione e restauro del complesso monumentale parte dal riconoscimento del fatto che esso è caratterizzato proprio dalla sua stratificazione, dall’esser stato generato dalla sovrapposizione e dall’affiancamento di fasi costruttive e di progetti edilizi diversi che, almeno dai primi anni del XII secolo (o dagli ultimi anni dell’XI secolo) sono testimoniati dalle costruzioni oggi presenti nel complesso. Le indagini archeologiche svolte nei primi anni del nostro secolo hanno individuato alcuni elementi che potrebbero far pensare ad un utilizzo dell’area anche prima della fondazione della chiesa e dell’impianto abbaziale, dati e ipotesi che richiederebbero ulteriori indagini e ‘letture’ del territorio e delle strutture stesse del complesso, soprattutto sotto il punto di vista archeologico. Gli interventi di restauro e la relativa e imprescindibile fase di conoscenza del monumento potrebbero costituire il contesto ideale per proseguire queste ricerche, fondamentali anche per la qualificazione di un consapevole e rispettoso intervento di conservazione e di restauro. Si tratta, nel caso di Cerrate, di un insieme ordinato di episodi edilizi che nel tempo sono stati introdotti all’interno dell’insediamento, entro il circuito murario che ne delimitava i confini fin dalla sua fondazione, riempiendo lo spazio del cortile interno lungo il suo perimetro. Non si è in presenza, dunque, di un insediamento contraddistinto da un’unica, originaria, unità interna, quanto piuttosto da un insieme di edifici nati con funzioni diverse nelle diverse fasi di sviluppo del complesso. Fasi che si possono, in generale, riconoscere in due principali periodi: - la struttura abbaziale (fra il XII e il XVI secolo), con il territorio di competenza e le forme di utilizzo del suolo intorno e le fabbriche interne al recinto; - la masseria (seconda metà del XVI secolo e fino al suo progressivo abbandono, nel corso del XIX-XX secolo e al passaggio di proprietà all’amministrazione provinciale di Lecce, nel 1965). A queste si può aggiungere una terza fase che è rappresentata dalla realizzazione dei restauri su progetto di F. Minissi (1965-68) e dagli interventi eseguiti nel 1986 e nel 2006 a cura dell’amministrazione provinciale di Lecce. Tenuto conto delle notizie desunte dalle indagini indirette (letteratura sul tema, documentazione d’archivio, iconografia storica e grafici retrospettivi), per una migliore e più approfondita comprensione delle fasi di sviluppo del complesso, è stata effettuata, mediante osservazione diretta e la realizzazione di un rilievo analitico e attento alla registrazione il più possibile oggettiva dei dati delle fabbriche, una ricognizione analitica delle strutture visibili, degli allineamenti e della geometria, delle apparecchiature murarie. Questi sono utili indicatori cronologici per la ricostruzione delle fasi di sviluppo del complesso e testimonianza evidente dei processi e delle consuetudini del cantiere storico locale, preliminare all’elaborazione del progetto. La proposta di utilizzo degli edifici intorno alla chiesa per conto del FAI trae spunto dalla vocazione stessa del complesso e dei singoli episodi edilizi. Con tale approccio e intenzionalità si confermano le strutture museali dedicate alla tradizione contadina, già presenti nell’edificio sud secondo il progetto e la sistemazione di F. Minissi e da collegarsi anche concretamente, nel percorso di visita, con i frantoi ipogei.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


