Lo svolgimento delle applicazioni all’interno del Laboratorio di restauro architettonico trae riferimento da presupposti teorici illustrati nel saggio in forma essenziale. In quanto operazione volta ad assicurare la permanenza e la trasmissione al futuro dei beni architettonici – dal monumento di notevole importanza all’opera più modesta che abbia valore culturale – il restauro non può che considerare l’identità delle architetture al presente, presupponendo la comprensione di quell’identità. Esso va dunque inteso come atto critico-conservativo, che implica necessariamente un rapporto stringente fra conoscenza e programma d’intervento. La conoscenza, pur sempre e comunque autonoma in se stessa e mai definitiva o conclusa, riguarda ovviamente la consistenza fisica dell’oggetto nello stato in cui si trova. Al contempo, essa concerne la ricostruzione del percorso che tale consistenza ha prodotto. Ciò simultaneamente in base al dato materiale dell’opera e a quello formale. Quando parliamo di conoscenza, dunque, in rapporto all’architettura, essa non può che riguardare due aspetti: • la realtà attuale dell’opera • il processo che ha condotto ad essa. Cosicché possiamo dire che l’esame sincronico, quello cioè che affronta l’oggetto di studio nella dimensione temporale del presente (nella sua simultaneità, come si direbbe in linguistica) dovrà essere affiancato da quello diacronico che ne coglierà lo svolgimento storico (circostanza che in architettura si delinea in modo molto più accentuato e complesso che non nel caso di qualsiasi altro prodotto dell’attività umana). Intendere, allora, il significato attuale di una testimonianza architettonica (la sua identità) corrisponderà ad un momento necessariamente interpretativo fondato su quella conoscenza. Tale momento, nella prospettiva del restauro, dovrà congiungersi strettamente all’individuazione e alla motivazione di tutto quanto costituisca un ostacolo alla conservazione fisica dell’opera. L’opposizione alle patologie che ne minacciano la sussistenza è infatti la condizione essenziale del manifestarsi, anche in futuro, di tutti quei valori che sono stati individuati per mezzo del giudizio critico. Ma allo stesso tempo, attraverso il passaggio interpretativo potrà evidenziarsi anche quanto costituisca un disturbo o un impedimento alla comprensione di quegli stessi valori, i quali, per realizzare lo scopo del restauro, andrebbero garantiti nella loro più piena e rispettosa leggibilità. Pertanto, corrispondentemente a questa impostazione, il percorso che condurrà a determinare il restauro di un’architettura si svilupperà in quattro, indispensabili fasi conseguenti: 1. Inquadramento e lettura dell’opera nella sua consistenza fisica attuale (individuazione oggettiva e analitica: a) del rapporto fra oggetto e contesto; b) della realtà geometrico-dimensionale e costruttiva dello stesso oggetto). 2. Indagine storica che specifica la processualità dell’opera e che è volta, quindi, alla sua comprensione (ricostruzione, in base a diversi apporti, del processo d’ideazione, realizzazione e trasformazione nel tempo, sia dell’oggetto in se stesso che in relazione al suo contesto o al sistema relazionale di cui è partecipe – come ad esempio nel caso di un edificio seriale all’interno di un tessuto edilizio –; in primo luogo in base a dati oggettivi, o diretti, ossia desunti dall’opera nella sua concretezza, in secondo luogo sulla scorta della documentazione indiretta, scritta, grafica o visiva). 3. Valutazione critica e processo diagnostico, ossia riconoscimento del valore attuale dell’opera (approccio interpretativo ai suoi significati) e di quanto interferisce in primo luogo con la sua permanenza fisica (indagine sull’eventuale dissesto delle strutture e sul degrado dei materiali componenti) e in secondo luogo con la sua piena leggibilità. 4. Programma d’intervento, applicato a garantire e trasmettere al futuro l’identità materiale e culturale riconosciuta nell’oggetto. Obiettivo che potrebbe essere conseguito anche attraverso la rimozione di aggiunte che costituiscano una menomazione qualitativa, o il risarcimento di lacune; così come potrebbe essere accompagnato da apporti innovativi, finalizzati a consentire un’adeguata lettura e fruizione dell’opera (che non avvengano direttamente su di essa, ma che le si accostino con compatibilità e autonomia espressiva).

Impostazione metodologica e sviluppo dell'esercitazione / Caperna, Maurizio. - STAMPA. - (2012), pp. 7-14.

Impostazione metodologica e sviluppo dell'esercitazione

CAPERNA, Maurizio
2012

Abstract

Lo svolgimento delle applicazioni all’interno del Laboratorio di restauro architettonico trae riferimento da presupposti teorici illustrati nel saggio in forma essenziale. In quanto operazione volta ad assicurare la permanenza e la trasmissione al futuro dei beni architettonici – dal monumento di notevole importanza all’opera più modesta che abbia valore culturale – il restauro non può che considerare l’identità delle architetture al presente, presupponendo la comprensione di quell’identità. Esso va dunque inteso come atto critico-conservativo, che implica necessariamente un rapporto stringente fra conoscenza e programma d’intervento. La conoscenza, pur sempre e comunque autonoma in se stessa e mai definitiva o conclusa, riguarda ovviamente la consistenza fisica dell’oggetto nello stato in cui si trova. Al contempo, essa concerne la ricostruzione del percorso che tale consistenza ha prodotto. Ciò simultaneamente in base al dato materiale dell’opera e a quello formale. Quando parliamo di conoscenza, dunque, in rapporto all’architettura, essa non può che riguardare due aspetti: • la realtà attuale dell’opera • il processo che ha condotto ad essa. Cosicché possiamo dire che l’esame sincronico, quello cioè che affronta l’oggetto di studio nella dimensione temporale del presente (nella sua simultaneità, come si direbbe in linguistica) dovrà essere affiancato da quello diacronico che ne coglierà lo svolgimento storico (circostanza che in architettura si delinea in modo molto più accentuato e complesso che non nel caso di qualsiasi altro prodotto dell’attività umana). Intendere, allora, il significato attuale di una testimonianza architettonica (la sua identità) corrisponderà ad un momento necessariamente interpretativo fondato su quella conoscenza. Tale momento, nella prospettiva del restauro, dovrà congiungersi strettamente all’individuazione e alla motivazione di tutto quanto costituisca un ostacolo alla conservazione fisica dell’opera. L’opposizione alle patologie che ne minacciano la sussistenza è infatti la condizione essenziale del manifestarsi, anche in futuro, di tutti quei valori che sono stati individuati per mezzo del giudizio critico. Ma allo stesso tempo, attraverso il passaggio interpretativo potrà evidenziarsi anche quanto costituisca un disturbo o un impedimento alla comprensione di quegli stessi valori, i quali, per realizzare lo scopo del restauro, andrebbero garantiti nella loro più piena e rispettosa leggibilità. Pertanto, corrispondentemente a questa impostazione, il percorso che condurrà a determinare il restauro di un’architettura si svilupperà in quattro, indispensabili fasi conseguenti: 1. Inquadramento e lettura dell’opera nella sua consistenza fisica attuale (individuazione oggettiva e analitica: a) del rapporto fra oggetto e contesto; b) della realtà geometrico-dimensionale e costruttiva dello stesso oggetto). 2. Indagine storica che specifica la processualità dell’opera e che è volta, quindi, alla sua comprensione (ricostruzione, in base a diversi apporti, del processo d’ideazione, realizzazione e trasformazione nel tempo, sia dell’oggetto in se stesso che in relazione al suo contesto o al sistema relazionale di cui è partecipe – come ad esempio nel caso di un edificio seriale all’interno di un tessuto edilizio –; in primo luogo in base a dati oggettivi, o diretti, ossia desunti dall’opera nella sua concretezza, in secondo luogo sulla scorta della documentazione indiretta, scritta, grafica o visiva). 3. Valutazione critica e processo diagnostico, ossia riconoscimento del valore attuale dell’opera (approccio interpretativo ai suoi significati) e di quanto interferisce in primo luogo con la sua permanenza fisica (indagine sull’eventuale dissesto delle strutture e sul degrado dei materiali componenti) e in secondo luogo con la sua piena leggibilità. 4. Programma d’intervento, applicato a garantire e trasmettere al futuro l’identità materiale e culturale riconosciuta nell’oggetto. Obiettivo che potrebbe essere conseguito anche attraverso la rimozione di aggiunte che costituiscano una menomazione qualitativa, o il risarcimento di lacune; così come potrebbe essere accompagnato da apporti innovativi, finalizzati a consentire un’adeguata lettura e fruizione dell’opera (che non avvengano direttamente su di essa, ma che le si accostino con compatibilità e autonomia espressiva).
2012
Guida alle esercitazioni nel Laboratorio di Restauro architettonico
9788865141311
Didattica univesitaria; Restauro architettonico; Laboratorio
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Impostazione metodologica e sviluppo dell'esercitazione / Caperna, Maurizio. - STAMPA. - (2012), pp. 7-14.
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