Il saggio, dedicato all’arbitrato in materia di lavoro esamina gli snodi critici di tale istituto nelle sue alterne vicende – le quali si sono svolte sia sul terreno dell’autonomia collettiva sia attraverso una serie di interventi legislativi – al fine di individuare le ragioni dell’insuccesso applicativo di tale strumento, nonostante il ripetuto interesse riservatogli dal legislatore (già a partire dalla l. n. 604/1966). Lo scritto mette così in evidenza il peculiare emergere, con riferimento all’arbitrato laburistico, della forma irrituale, mediante la stipulazione di patti compromissori che specie nel periodo postcorportativo erano dichiaratamente derogatori del regime preclusivo stabilito dal codice di rito del 1940 e che peraltro ricollegavano a tale forma non i connotati tradizionalmente ritenuti distintivi della species irrituale in contrapposizione a quella rituale bensì una struttura spiccatamente processuale e una funzione decisoria. In relazione a questo stesso periodo, successivo alla soppressione dell’ordinamento corporativo, il contributo mette altresì in evidenza due ulteriori linee di fondo, intorno alle quale si riannoderanno anche le successive vicende dell’istituto: da un lato, il radicamento dell’arbitrato nella contrattazione collettiva (che prelude al successivo monopolio della fonte sindacale sancito dalla legge n. 533/1973) e dall’altro, il problematico rapporto con l’art. 2113 c.c., spesso evocato dalla dottrina del tempo quale giustificazione del persistente regime di divieto previsto per l’arbitrato rituale dagli artt. 806 e 808 c.p.c. Lo scritto passa poi ad esaminare i successivi interventi del legislatore fino alla legge del 1973, che circondò l’arbitrato (in entrambe le sue forme: rituale ed irrituale) di una serie di cautele (quanto alla manifestazione della volontà compromissoria e al regime di impugnazione) che, specie al confronto con le linee della coeva riforma del processo del lavoro innanzi al giudice togato, confermavano la logica di sostanziale dissuasione rispetto al concreto impiego dell’arbitrato quale mezzo di risoluzione delle controversie di lavoro: si tratta degli stessi punti critici sui quali anche la successiva duplice riforma del 1998 è apparsa inidonea ad incidere. L’ultima parte del saggio è invece dedicata alla più vicina novella del 2010 – a tratti barocca e frammentaria ed eminentemente rivolta anch’essa in ossequio alla tradizione alla species irrituale – la quale ha cercato di potenziare la stipulazione di patti compromissori a livello esclusivamente individuale (ossia anche senza copertura sindacale) specie se a controversia insorta, ma ha generato ulteriori complicazioni in relazione al trattamento processuale dei lodi irrituali in materia di lavoro, addensando intorno a questo delicato profilo una fitta coltre di incertezza.

L'arbitrato in materia di lavoro (paradossi e problemi irrisolti) / Bertoldi, Valentina. - STAMPA. - III Approfondimenti(2012), pp. 87-151.

L'arbitrato in materia di lavoro (paradossi e problemi irrisolti)

BERTOLDI, Valentina
2012

Abstract

Il saggio, dedicato all’arbitrato in materia di lavoro esamina gli snodi critici di tale istituto nelle sue alterne vicende – le quali si sono svolte sia sul terreno dell’autonomia collettiva sia attraverso una serie di interventi legislativi – al fine di individuare le ragioni dell’insuccesso applicativo di tale strumento, nonostante il ripetuto interesse riservatogli dal legislatore (già a partire dalla l. n. 604/1966). Lo scritto mette così in evidenza il peculiare emergere, con riferimento all’arbitrato laburistico, della forma irrituale, mediante la stipulazione di patti compromissori che specie nel periodo postcorportativo erano dichiaratamente derogatori del regime preclusivo stabilito dal codice di rito del 1940 e che peraltro ricollegavano a tale forma non i connotati tradizionalmente ritenuti distintivi della species irrituale in contrapposizione a quella rituale bensì una struttura spiccatamente processuale e una funzione decisoria. In relazione a questo stesso periodo, successivo alla soppressione dell’ordinamento corporativo, il contributo mette altresì in evidenza due ulteriori linee di fondo, intorno alle quale si riannoderanno anche le successive vicende dell’istituto: da un lato, il radicamento dell’arbitrato nella contrattazione collettiva (che prelude al successivo monopolio della fonte sindacale sancito dalla legge n. 533/1973) e dall’altro, il problematico rapporto con l’art. 2113 c.c., spesso evocato dalla dottrina del tempo quale giustificazione del persistente regime di divieto previsto per l’arbitrato rituale dagli artt. 806 e 808 c.p.c. Lo scritto passa poi ad esaminare i successivi interventi del legislatore fino alla legge del 1973, che circondò l’arbitrato (in entrambe le sue forme: rituale ed irrituale) di una serie di cautele (quanto alla manifestazione della volontà compromissoria e al regime di impugnazione) che, specie al confronto con le linee della coeva riforma del processo del lavoro innanzi al giudice togato, confermavano la logica di sostanziale dissuasione rispetto al concreto impiego dell’arbitrato quale mezzo di risoluzione delle controversie di lavoro: si tratta degli stessi punti critici sui quali anche la successiva duplice riforma del 1998 è apparsa inidonea ad incidere. L’ultima parte del saggio è invece dedicata alla più vicina novella del 2010 – a tratti barocca e frammentaria ed eminentemente rivolta anch’essa in ossequio alla tradizione alla species irrituale – la quale ha cercato di potenziare la stipulazione di patti compromissori a livello esclusivamente individuale (ossia anche senza copertura sindacale) specie se a controversia insorta, ma ha generato ulteriori complicazioni in relazione al trattamento processuale dei lodi irrituali in materia di lavoro, addensando intorno a questo delicato profilo una fitta coltre di incertezza.
2012
Disegno sistematico dell'arbitrato, II edizione
9788813309169
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
L'arbitrato in materia di lavoro (paradossi e problemi irrisolti) / Bertoldi, Valentina. - STAMPA. - III Approfondimenti(2012), pp. 87-151.
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