Pur esponendoci al rischio di tenere discorsi che appaiono poco diversi dalle favole dei bambini, ma consapevoli di poter assegnare ai termini della ricerca un valore che si disponga, almeno, in senso euristico, crediamo di poter dire che impariamo esteticamente guardando e giudicando. Più in particolare, impariamo sapendo vedere e ascoltare e sapendo afferrare il percetto in modo da convalidare le regole agite nel fenomeno estetico in atti conseguenti quali sono i giudizi che rispettano e istituiscono giochi linguistico-espressivi sedimentati in stili e culture; impariamo esprimendo nel corpo e col corpo e imparando a riconoscere quelle espressioni del corpo che manifestano partecipazione, alleanza e adesione; impariamo setacciando e ricostruendo l’universo simbolico dell’opera, poesia, quadro, scultura o architettura che sia; impariamo, infine, quando ci consegniamo alla forza che guida il nostro occhio verso sinfonie visive e percettive la cui qualità aesthetica mostra, per così dire, la via del cuore. E nel fare creativo, come in architettura o nel design, questa via, molto prossima alla necessità di forma del pensiero, sta in buona parte nell’intenzione di partenza, sta nella ricerca di una traccia formale che valga come ideogramma e risposta antropologica ed esistenziale a quesiti nei quali ci siamo lungamente trascesi e riconosciuti. Con l’obiettivo di ricercare strumenti teorico-metodologici utili ad una maggiore conoscenza della natura dell’esperienza estetica e delle possibili forme del pensiero creativo nella contemporaneità, il libro pone più che altro questioni inerenti i modi di manifestarsi del giudizio estetico nel quotidiano e in alcune sue declinazioni formali.
L'esperienza estetica e il giudizio. Architetture e non/solo/architetture tra progetto e s-progetto / DEL VESCOVO, Cesare. - STAMPA. - (2009).
L'esperienza estetica e il giudizio. Architetture e non/solo/architetture tra progetto e s-progetto
DEL VESCOVO, Cesare
2009
Abstract
Pur esponendoci al rischio di tenere discorsi che appaiono poco diversi dalle favole dei bambini, ma consapevoli di poter assegnare ai termini della ricerca un valore che si disponga, almeno, in senso euristico, crediamo di poter dire che impariamo esteticamente guardando e giudicando. Più in particolare, impariamo sapendo vedere e ascoltare e sapendo afferrare il percetto in modo da convalidare le regole agite nel fenomeno estetico in atti conseguenti quali sono i giudizi che rispettano e istituiscono giochi linguistico-espressivi sedimentati in stili e culture; impariamo esprimendo nel corpo e col corpo e imparando a riconoscere quelle espressioni del corpo che manifestano partecipazione, alleanza e adesione; impariamo setacciando e ricostruendo l’universo simbolico dell’opera, poesia, quadro, scultura o architettura che sia; impariamo, infine, quando ci consegniamo alla forza che guida il nostro occhio verso sinfonie visive e percettive la cui qualità aesthetica mostra, per così dire, la via del cuore. E nel fare creativo, come in architettura o nel design, questa via, molto prossima alla necessità di forma del pensiero, sta in buona parte nell’intenzione di partenza, sta nella ricerca di una traccia formale che valga come ideogramma e risposta antropologica ed esistenziale a quesiti nei quali ci siamo lungamente trascesi e riconosciuti. Con l’obiettivo di ricercare strumenti teorico-metodologici utili ad una maggiore conoscenza della natura dell’esperienza estetica e delle possibili forme del pensiero creativo nella contemporaneità, il libro pone più che altro questioni inerenti i modi di manifestarsi del giudizio estetico nel quotidiano e in alcune sue declinazioni formali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.