Un territorio, con forte memoria di presenza storica, che da sempre ha intrattenuto un significativo rapporto con Roma, connesso al tempo libero (le ville dell’epoca dei romani, poi quelle cinquecentesche e successivamente le “villeggiature”), al sistema degli attraversamenti e delle comunicazioni (l’area come cuscinetto tra Roma e le colonie meridionali), alle gite fuori porta dei romani agevolate dai primi collegamenti su ferro. Un rapporto che si è evoluto, articolando, negli anni, un peculiare percorso: da area di residenza dei romani, con un mercato immobiliare più accessibile rispetto alla capitale, a luogo di gite domenicali, da oggetto d’integrazione ai grandi pacchetti turistici offerti per la Capitale, alla “città” che, nel contesto del territorio metropolitano, avoca a sé una gestione autonoma della propria identità e della propria cultura, la “Città dei Castelli”. I segni della storia di tutti i periodi che hanno attraversato l’area sono presenti ancora oggi, con emergenze alternate. Se si potesse disegnare una serie di spaccati territoriali emergerebbero agevolmente le compresenze storiche, che comunque sono evidenti a chi visiti e osservi con una qualche attenzione l’area guardando ai suoi molteplici aspetti. I centri storici sono i nodi di riferimento emblematico di questo sistema complesso che governano il tessuto connettivo, vissuto e trasformato dal susseguirsi di popolazioni che l’hanno abitato e che hanno costruito strati di cultura territoriale materiale e immateriale. Leggerne le tracce, le permanenze e la crescita progressiva attraverso processi di contaminazione; affrontare una dimensione che non sia semplicemente quella della singola chiesa, della singola opera importante, isolata dal contesto, ma piuttosto quella del sistema urbano storico con i suoi agganci territoriali. “Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare, osserva“. Nel 1995, lo scrittore premio Nobel Josè Saramago introduceva con queste parole il suo romanzo, "Cecità". Vedere non equivale a guardare. Guardare non equivale a osservare. Questa raccolta di scritti brevi, corredata da fotografie, intende seguire il percorso cha arriva all’osservazione, senza farsi condizionare dalle guide turistiche, ma piuttosto servendosene nel momento opportuno; senza essere troppo ligi nel programmare visite che seguono pedissequamente una mappa; ma vagare a piedi per i centri, muovendosi senza perdere la capacità di reinserirsi in un percorso pensato; saper osservare un lago, lanciando uno sguardo tra due lenzuola stese, con l’innocenza del neofita, che pur non ignora la storia dei luoghi. Tornare a casa e, anche dimenticando la data di costruzione di un monumento, il nome di una via o di un personaggio illustre della città, sentirsi dentro una nuova ricchezza, che si accumula, stratifica gli odori (il pane, il mosto, ecc.), i rumori, i vocii, generando esperienza e conoscenza perché hai saputo osservare. Tanto si può osservare nei centri storici della “Città dei Castelli”: il susseguirsi della storia, l’alternanza delle popolazioni, il sentore dell’organismo urbano che continua a produrre vitalità, grazie anche alle opere di riqualificazione degli edifici e degli spazi pubblici che hanno visto impegnate le amministrazioni. Ma accanto a questo, anche qualche situazione di degrado, il segno forse della difficoltà a intervenire, soprattutto là dove i fabbisogni abitativi di fasce povere della popolazione, in particolare migrante, assecondano un mercato immobiliare povero di qualità, scarsamente interessato a preservare il grande valore del patrimonio storico che potrebbe essere di nuovo aperto a forme diverse di residenzialità. E ancora il sistema della mobilità che rende difficili gli spostamenti e le soste; le aggressioni del nuovo che, spesso, comprimono il tessuto storico, comunque ancora in grado di rivendicare con forza la matrice genetica di questa “Città”. Leggere le contaminazioni prodotte con grande frequenza nei processi di trasformazione, la sostituzione di edifici più nuovi in contesti fortemente connotati storicamente; rimanerne perplessi per poi poterne valutare la ricchezza e la potenzialità di espressione solo con qualche intervento o con un’invenzione di riuso. Riconoscere la parti di un organismo urbano; avvertirne le dimensioni (il piccolo e il grande che si confrontano e si affrontano) e la struttura, che dispone gli edifici lungo le strade, le incrocia con le piazze, apre agli spazi verdi e ai belvedere che, come “terrazze sull’infinito”, guardano verso la campagna, fino a percepire il mare, verso quel territorio che sembra altro dal centro storico ma che, invece, fa parte integrante della sua storia. Provare l’emozione di un treno che arriva, seguendo percorsi nei quali all’improvviso si aprono paesaggi indescrivibili, come l’ampio bacino del lago di Castelgandolfo; un treno lento: guardi le piccole case; i “tentativi” di ville; gli orti e i giardini; gli alberi di fico che quasi entrano nel finestrino fino a far sentire il profumo delle foglie spezzate. Saper apprezzare i piccoli tragitti di un “grande” territorio. Osservare e ri-osservare in tempi successivi, da chi visita, ma anche da chi abita (che il più delle volte non solo non osserva ma neppure vede), da chi ritorna e ritrova la sua identità nei luoghi e nei dettagli minuti. “Ecco la pasticceria dove si prendeva il gelato e ci si esercitava a fumare. In questa strada che percorro, ogni casa ogni bottega mi è nota: il negozio di coloniali, la drogheria, il prestino” (E. M. Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale). Eppure quel mondo è tutto là, a presentarsi ai nostri occhi; chiede di essere letto, interpretato, con tutta la sua capacità di creare emozioni e riconoscimenti, di saper porgere gli elementi per valutare i cambiamenti della storia, di offrire tutto il materiale per progettare il futuro.

L'insieme e la differenza. I centri storici dei castelli romani / Ricci, Manuela. - STAMPA. - (2011), pp. 16-180.

L'insieme e la differenza. I centri storici dei castelli romani

RICCI, Manuela
2011

Abstract

Un territorio, con forte memoria di presenza storica, che da sempre ha intrattenuto un significativo rapporto con Roma, connesso al tempo libero (le ville dell’epoca dei romani, poi quelle cinquecentesche e successivamente le “villeggiature”), al sistema degli attraversamenti e delle comunicazioni (l’area come cuscinetto tra Roma e le colonie meridionali), alle gite fuori porta dei romani agevolate dai primi collegamenti su ferro. Un rapporto che si è evoluto, articolando, negli anni, un peculiare percorso: da area di residenza dei romani, con un mercato immobiliare più accessibile rispetto alla capitale, a luogo di gite domenicali, da oggetto d’integrazione ai grandi pacchetti turistici offerti per la Capitale, alla “città” che, nel contesto del territorio metropolitano, avoca a sé una gestione autonoma della propria identità e della propria cultura, la “Città dei Castelli”. I segni della storia di tutti i periodi che hanno attraversato l’area sono presenti ancora oggi, con emergenze alternate. Se si potesse disegnare una serie di spaccati territoriali emergerebbero agevolmente le compresenze storiche, che comunque sono evidenti a chi visiti e osservi con una qualche attenzione l’area guardando ai suoi molteplici aspetti. I centri storici sono i nodi di riferimento emblematico di questo sistema complesso che governano il tessuto connettivo, vissuto e trasformato dal susseguirsi di popolazioni che l’hanno abitato e che hanno costruito strati di cultura territoriale materiale e immateriale. Leggerne le tracce, le permanenze e la crescita progressiva attraverso processi di contaminazione; affrontare una dimensione che non sia semplicemente quella della singola chiesa, della singola opera importante, isolata dal contesto, ma piuttosto quella del sistema urbano storico con i suoi agganci territoriali. “Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare, osserva“. Nel 1995, lo scrittore premio Nobel Josè Saramago introduceva con queste parole il suo romanzo, "Cecità". Vedere non equivale a guardare. Guardare non equivale a osservare. Questa raccolta di scritti brevi, corredata da fotografie, intende seguire il percorso cha arriva all’osservazione, senza farsi condizionare dalle guide turistiche, ma piuttosto servendosene nel momento opportuno; senza essere troppo ligi nel programmare visite che seguono pedissequamente una mappa; ma vagare a piedi per i centri, muovendosi senza perdere la capacità di reinserirsi in un percorso pensato; saper osservare un lago, lanciando uno sguardo tra due lenzuola stese, con l’innocenza del neofita, che pur non ignora la storia dei luoghi. Tornare a casa e, anche dimenticando la data di costruzione di un monumento, il nome di una via o di un personaggio illustre della città, sentirsi dentro una nuova ricchezza, che si accumula, stratifica gli odori (il pane, il mosto, ecc.), i rumori, i vocii, generando esperienza e conoscenza perché hai saputo osservare. Tanto si può osservare nei centri storici della “Città dei Castelli”: il susseguirsi della storia, l’alternanza delle popolazioni, il sentore dell’organismo urbano che continua a produrre vitalità, grazie anche alle opere di riqualificazione degli edifici e degli spazi pubblici che hanno visto impegnate le amministrazioni. Ma accanto a questo, anche qualche situazione di degrado, il segno forse della difficoltà a intervenire, soprattutto là dove i fabbisogni abitativi di fasce povere della popolazione, in particolare migrante, assecondano un mercato immobiliare povero di qualità, scarsamente interessato a preservare il grande valore del patrimonio storico che potrebbe essere di nuovo aperto a forme diverse di residenzialità. E ancora il sistema della mobilità che rende difficili gli spostamenti e le soste; le aggressioni del nuovo che, spesso, comprimono il tessuto storico, comunque ancora in grado di rivendicare con forza la matrice genetica di questa “Città”. Leggere le contaminazioni prodotte con grande frequenza nei processi di trasformazione, la sostituzione di edifici più nuovi in contesti fortemente connotati storicamente; rimanerne perplessi per poi poterne valutare la ricchezza e la potenzialità di espressione solo con qualche intervento o con un’invenzione di riuso. Riconoscere la parti di un organismo urbano; avvertirne le dimensioni (il piccolo e il grande che si confrontano e si affrontano) e la struttura, che dispone gli edifici lungo le strade, le incrocia con le piazze, apre agli spazi verdi e ai belvedere che, come “terrazze sull’infinito”, guardano verso la campagna, fino a percepire il mare, verso quel territorio che sembra altro dal centro storico ma che, invece, fa parte integrante della sua storia. Provare l’emozione di un treno che arriva, seguendo percorsi nei quali all’improvviso si aprono paesaggi indescrivibili, come l’ampio bacino del lago di Castelgandolfo; un treno lento: guardi le piccole case; i “tentativi” di ville; gli orti e i giardini; gli alberi di fico che quasi entrano nel finestrino fino a far sentire il profumo delle foglie spezzate. Saper apprezzare i piccoli tragitti di un “grande” territorio. Osservare e ri-osservare in tempi successivi, da chi visita, ma anche da chi abita (che il più delle volte non solo non osserva ma neppure vede), da chi ritorna e ritrova la sua identità nei luoghi e nei dettagli minuti. “Ecco la pasticceria dove si prendeva il gelato e ci si esercitava a fumare. In questa strada che percorro, ogni casa ogni bottega mi è nota: il negozio di coloniali, la drogheria, il prestino” (E. M. Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale). Eppure quel mondo è tutto là, a presentarsi ai nostri occhi; chiede di essere letto, interpretato, con tutta la sua capacità di creare emozioni e riconoscimenti, di saper porgere gli elementi per valutare i cambiamenti della storia, di offrire tutto il materiale per progettare il futuro.
2011
9788890598401
"centri storici"; "sviluppo"; "rapporto con Roma"; "permanenze"; "contaminazione"
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
L'insieme e la differenza. I centri storici dei castelli romani / Ricci, Manuela. - STAMPA. - (2011), pp. 16-180.
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/433655
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact