Il complesso della ex Vetreria Sciarra è uno dei tanti insediamenti industriali sorti attorno agli anni ’20 lungo la via Tiburtina nel quartiere di San Lorenzo a Roma, come la fabbrica della Birra Whurer, il Pastificio Cerere, la Fabbrica del Ghiaccio Pizzamiglio, la Fabbrica Farmaceutica e la Fabbrica del legno; li accomuna il loro essere collocati all’interno di un tessuto urbano denso, prevalentemente residenziale, dove le corti degli edifici vengono ad assumere la caratteristica di spazio di relazione intenso, sia visivo sia spaziale e concretamente il ruolo di legare insieme parti differenti. L’edificio della Vetreria Sciarra, incluso in un angolo tra via dei Volsci e via dei Reti, realizzato in fasi successive a partire dal 1926 e dismesso alla fine degli anni ‘80, in seguito a un intervento di recupero ospiterà da quest’anno una delle sedi della Facoltà di Scienze Umanistiche dell’università degli di Roma “La Sapienza”. Il progetto, a metà tra infill urbano e recupero di archeologia industriale, è il risultato di una mediazione tra le indicazioni funzionali e dimensionali della committenza per l’insediamento di una nuova sede universitaria e le richieste degli abitanti di avere spazi di relazione semi-pubblici, non volendo modificare le visuali interne al lotto. Il nuovo complesso conserva e recupera i due fronti principali integrandoli con un nuovo volume, mentre lo spazio interno assume una nuova configurazione determinata dal confronto dialettico con il tessuto storico del quartiere. Le volumetrie vengono rimodulate in una composizione di volumi che integrano e si giustappongono alla vecchia vetreria, organizzata attorno a uno spazio esterno articolato su più livelli. La complessità di questo intervento risiede nel cercare luce ed aria all’interno del lotto non potendo trovare aperture sui confini del lotto. la rimodulazione dei volumi del complesso ha portato alla creazione di un sistema di corti interne tale da garantire affacci qualificati e le condizioni di comfort necessarie alla fruizione ottimale degli spazi esterni. Ne risulta un effetto molto particolare di dialogo tra l’esterno e l’interno del complesso, il primo rimodulato nel partito architettonico originale, il secondo lavorato come un unico elemento fluido traslucido, che riesce a garantire apertura e privacy a tutti gli spazi interni ed esterni.

Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università di Roma “La Sapienza” / M., Giannini; Bigi, Francesco; F., Lai; C., Peiser; Auriemma, Emiliano; Clemente, Carola. - (2008).

Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università di Roma “La Sapienza”

BIGI, Francesco;AURIEMMA, EMILIANO;CLEMENTE, Carola
2008

Abstract

Il complesso della ex Vetreria Sciarra è uno dei tanti insediamenti industriali sorti attorno agli anni ’20 lungo la via Tiburtina nel quartiere di San Lorenzo a Roma, come la fabbrica della Birra Whurer, il Pastificio Cerere, la Fabbrica del Ghiaccio Pizzamiglio, la Fabbrica Farmaceutica e la Fabbrica del legno; li accomuna il loro essere collocati all’interno di un tessuto urbano denso, prevalentemente residenziale, dove le corti degli edifici vengono ad assumere la caratteristica di spazio di relazione intenso, sia visivo sia spaziale e concretamente il ruolo di legare insieme parti differenti. L’edificio della Vetreria Sciarra, incluso in un angolo tra via dei Volsci e via dei Reti, realizzato in fasi successive a partire dal 1926 e dismesso alla fine degli anni ‘80, in seguito a un intervento di recupero ospiterà da quest’anno una delle sedi della Facoltà di Scienze Umanistiche dell’università degli di Roma “La Sapienza”. Il progetto, a metà tra infill urbano e recupero di archeologia industriale, è il risultato di una mediazione tra le indicazioni funzionali e dimensionali della committenza per l’insediamento di una nuova sede universitaria e le richieste degli abitanti di avere spazi di relazione semi-pubblici, non volendo modificare le visuali interne al lotto. Il nuovo complesso conserva e recupera i due fronti principali integrandoli con un nuovo volume, mentre lo spazio interno assume una nuova configurazione determinata dal confronto dialettico con il tessuto storico del quartiere. Le volumetrie vengono rimodulate in una composizione di volumi che integrano e si giustappongono alla vecchia vetreria, organizzata attorno a uno spazio esterno articolato su più livelli. La complessità di questo intervento risiede nel cercare luce ed aria all’interno del lotto non potendo trovare aperture sui confini del lotto. la rimodulazione dei volumi del complesso ha portato alla creazione di un sistema di corti interne tale da garantire affacci qualificati e le condizioni di comfort necessarie alla fruizione ottimale degli spazi esterni. Ne risulta un effetto molto particolare di dialogo tra l’esterno e l’interno del complesso, il primo rimodulato nel partito architettonico originale, il secondo lavorato come un unico elemento fluido traslucido, che riesce a garantire apertura e privacy a tutti gli spazi interni ed esterni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/426006
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