Il sito di Kom Umm el-Atl si trova nell’angolo nord-orientale del Fayyum: si tratta di una vasta area archeologica di circa 50 ettari, divisa in due parti denominate Kom nord e Kom sud dal letto ora essiccato di un antico canale. Nel Kom nord si trovano le rovine dell’antica Bakchias, un villaggio di età tolemaica e romana che è stato scavato per la prima volta nel 1896 da una Missione dell' Egypt Exploration Fund diretta da Grenfell, Hunt e Hogarth che trovarono un centinaio di papiri greci e scavarono il tempio principale dedicato al dio coccodrillo Soknobkonneus (ora definito Tempio A). Dopo un lungo intervallo, durante il quale vi furono scavi non autorizzati e gravi danni provocati dalla ricerca del sebbakh, nel 1993 vi lavora una Missione italiana, dapprima delle Università di Bologna e di Lecce, e poi delle Università di Bologna e Roma Sapienza. All’inizio dei lavori sul campo, in base alla testimonianza dei papiri noti fino ad allora, tutto sembrava chiaro: Bakchias era stata fondata da Tolemeo II, come dimostrava anche il suo nome greco, forse intorno al 280 a.C., al tempo della seconda bonifica del Fayyum, ed era stata un importante centro agricolo fino al IV-V sec. d. C. quando era stata abbandonata dai suoi abitanti, come era successo per altri villaggi della regione a causa del restringersi del terreno coltivato. Che cosa c’era da attendersi dallo scavo del sito? Una maggiore conoscenza della sua storia, delle sue vicende economiche, del suo mondo religioso e forse anche il ritrovamento di altri papiri greci oltre a quelli portati alla luce dalla missione britannica. Oggi il bilancio che possiamo presentare al mondo degli studi è completamente diverso da quello che ci si poteva attendere. Una serie di fortunati ritrovamenti ha permesso di individuare e scavare altri quattro templi, due in mattoni crudi (Tempio B e Tempio D) e di età tolemaica e due in pietra (Tempio C e Tempio E) di età romana che hanno permesso di riscrivere la storia religiosa del sito, dominata dalla presenza di diverse divinità coccodrillo, Soknobkonneus, Soknobraisis e altri ancora, accanto ad altre divinità egiziane, come Hathor, Amon, Isi ed Osiri. È cambiato anche il panorama linguistico: accanto ai papiri e agli ostraka greci sono stati ritrovati anche ostraka demotici e una base di sfinge con un’iscrizione demotica, e sopratutto un buon numero di iscrizioni geroglifiche su pietra e su legno, ciò che ha mutato profondamente il nostro modo di vedere la convivenza tra egiziani e greci nella lunga storia del villaggio. Bakchias esisteva prima dell’età tolemaica quando portava il doppio nome di Kem-ur e di Ghenut e che ebbe un momento di particolare fioritura durante la XXVI dinastia (664-525 a. C.), come dimostrano le due statue (una con iscrizione geroglifica) che risalgono al regno di Psammetico II (595-589 a. C.) e una fornace per la cottura della ceramica, presso la quale è stata trovata un’anfora fenicia databile all’VIII-VI sec. a. C. È però possibile che Bakchias sia stata fondata anche prima, forse durante la prima bonifica, quella compiuta da Amenemhat III durante la XII dinastia. Tra le scoperte più importanti relative all’epoca tolemaica e romana, oltre ai templi nuovi sopra menzionati, è da segnalare la struttura VIII, una magnifica casa in eccellente stato di conservazione, assai ricca di oggetti di ogni genere, tra cui l’ormai celebre ampolla con scene erotiche. Ancora più importante per la storia del villaggio è stato lo scavo del granaio, il più grande del Fayyum, che ha confermato l’importanza del sito nell’economia della regione e quello delle terme romane, un grande edificio in mattoni cotti. Con il tempo è iniziata anche l’esplorazione del Kom sud, oltre l’antico canale, la cui interpretazione ha finora costituito un problema di difficile soluzione: sono state finora ritrovate due chiese e una serie di edifici che forse hanno utilizzato un precedente insediamento di carattere militare. Tali ritrovamenti permettono ora di comprendere la storia di Bakchias nell’ultimo periodo della sua esistenza, tra tardo antico e prima età araba periodo per il quale prima dei nostri scavi non esisteva alcuna documentazione.

XIX Campagna di Scavo a Kom Umm el-Atl, antica Bakchias, (Egitto) 17-23 ottobre 2010 / S., Pernigotti; Buzi, Paola. - (2010).

XIX Campagna di Scavo a Kom Umm el-Atl, antica Bakchias, (Egitto) 17-23 ottobre 2010

BUZI, Paola
2010

Abstract

Il sito di Kom Umm el-Atl si trova nell’angolo nord-orientale del Fayyum: si tratta di una vasta area archeologica di circa 50 ettari, divisa in due parti denominate Kom nord e Kom sud dal letto ora essiccato di un antico canale. Nel Kom nord si trovano le rovine dell’antica Bakchias, un villaggio di età tolemaica e romana che è stato scavato per la prima volta nel 1896 da una Missione dell' Egypt Exploration Fund diretta da Grenfell, Hunt e Hogarth che trovarono un centinaio di papiri greci e scavarono il tempio principale dedicato al dio coccodrillo Soknobkonneus (ora definito Tempio A). Dopo un lungo intervallo, durante il quale vi furono scavi non autorizzati e gravi danni provocati dalla ricerca del sebbakh, nel 1993 vi lavora una Missione italiana, dapprima delle Università di Bologna e di Lecce, e poi delle Università di Bologna e Roma Sapienza. All’inizio dei lavori sul campo, in base alla testimonianza dei papiri noti fino ad allora, tutto sembrava chiaro: Bakchias era stata fondata da Tolemeo II, come dimostrava anche il suo nome greco, forse intorno al 280 a.C., al tempo della seconda bonifica del Fayyum, ed era stata un importante centro agricolo fino al IV-V sec. d. C. quando era stata abbandonata dai suoi abitanti, come era successo per altri villaggi della regione a causa del restringersi del terreno coltivato. Che cosa c’era da attendersi dallo scavo del sito? Una maggiore conoscenza della sua storia, delle sue vicende economiche, del suo mondo religioso e forse anche il ritrovamento di altri papiri greci oltre a quelli portati alla luce dalla missione britannica. Oggi il bilancio che possiamo presentare al mondo degli studi è completamente diverso da quello che ci si poteva attendere. Una serie di fortunati ritrovamenti ha permesso di individuare e scavare altri quattro templi, due in mattoni crudi (Tempio B e Tempio D) e di età tolemaica e due in pietra (Tempio C e Tempio E) di età romana che hanno permesso di riscrivere la storia religiosa del sito, dominata dalla presenza di diverse divinità coccodrillo, Soknobkonneus, Soknobraisis e altri ancora, accanto ad altre divinità egiziane, come Hathor, Amon, Isi ed Osiri. È cambiato anche il panorama linguistico: accanto ai papiri e agli ostraka greci sono stati ritrovati anche ostraka demotici e una base di sfinge con un’iscrizione demotica, e sopratutto un buon numero di iscrizioni geroglifiche su pietra e su legno, ciò che ha mutato profondamente il nostro modo di vedere la convivenza tra egiziani e greci nella lunga storia del villaggio. Bakchias esisteva prima dell’età tolemaica quando portava il doppio nome di Kem-ur e di Ghenut e che ebbe un momento di particolare fioritura durante la XXVI dinastia (664-525 a. C.), come dimostrano le due statue (una con iscrizione geroglifica) che risalgono al regno di Psammetico II (595-589 a. C.) e una fornace per la cottura della ceramica, presso la quale è stata trovata un’anfora fenicia databile all’VIII-VI sec. a. C. È però possibile che Bakchias sia stata fondata anche prima, forse durante la prima bonifica, quella compiuta da Amenemhat III durante la XII dinastia. Tra le scoperte più importanti relative all’epoca tolemaica e romana, oltre ai templi nuovi sopra menzionati, è da segnalare la struttura VIII, una magnifica casa in eccellente stato di conservazione, assai ricca di oggetti di ogni genere, tra cui l’ormai celebre ampolla con scene erotiche. Ancora più importante per la storia del villaggio è stato lo scavo del granaio, il più grande del Fayyum, che ha confermato l’importanza del sito nell’economia della regione e quello delle terme romane, un grande edificio in mattoni cotti. Con il tempo è iniziata anche l’esplorazione del Kom sud, oltre l’antico canale, la cui interpretazione ha finora costituito un problema di difficile soluzione: sono state finora ritrovate due chiese e una serie di edifici che forse hanno utilizzato un precedente insediamento di carattere militare. Tali ritrovamenti permettono ora di comprendere la storia di Bakchias nell’ultimo periodo della sua esistenza, tra tardo antico e prima età araba periodo per il quale prima dei nostri scavi non esisteva alcuna documentazione.
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