Rispondono Ruggero Lenci e Nilda Valentin Continuano le interviste a personaggi impegnati nel campo dell’architettura e dell’arte. A sottoporsi alle domande sono Ruggero Lenci e Nilda Valentin. L’ intervista e tutte le numerose altre comparse in questa rubrica sono raccolte all'interno della sezione Interviews di Channelbeta http://www.b-e-t-a.net/~channelb/interviews/ e nel sito dell’Ordine di Roma: http://www.architettiroma.it/architettura/opinioni.asp Tra i prossimi intervistati: Tommaso Valle, Mario Pisani, Paolo Balmas, Roberto Secchi, Lucio Passarelli. Molte altre in preparazione. 1.Una auto-presentazione in quattro righe… -RL e NV: Due architetti, uno italiano, uno americano, che si misurano, si confrontano e dialogano quotidianamente con la contemporaneità per afferrare e approfondire quello che il meglio dell’inter-culturalità offre come strumento di arricchimento professionale e didattico. 2.Parlateci del recente libro che raccoglie il vostro lavoro… -RL e NV: Il libro dà voce a due architetti formatisi negli anni ’70 - dopo che si è molto parlato degli anni ’60 - illustrandone il lavoro e descrivendo il clima culturale di due realtà quali sono quelle italiana e statunitense. Le introduzioni di M. A. Arnaboldi, I. M. Pei, L. Passarelli, L. P. Puglisi, M. Rebecchini, A. N. Santos inquadrano i temi affrontati nei progetti svolti dal 1978 al 2005, presentati esaustivamente sia nelle immagini che nei testi. Ne deriva la descrizione e la testimonianza di procedure progettuali in evoluzione.Infine una sezione denominata Dinamiche Architettoniche (DnA) dedicata alla scultura interattiva affronta il tema della formatività architettonica vista anche nella sua quarta dimensione. 3.Perché architettura teorematica? -RL: Il titolo deriva dalla presentazione di Franco Purini del nostro progetto Europan 1 realizzato a Favaro Veneto, che così lo descrive sulla rivista Archingeo: “Il dato più significativo di questa opera è il suo carattere teorematico, che ne fa un congegno tipologicamente perfetto nel quale l’economia degli spazi giunge a una rilevante necessità formale tradotta in una appropriata dimensione estetica.” http://www.ruggerolenci.it/0041%20Favaro%20Veneto.htm. Nel libro è espressa, non solo in questa realizzazione, una volontà di trasformare l’occasione progettuale in un teorema (planimetricamente, volumetricamente, linguisticamente), in un’architettura dalla quale far emergere il sotteso apporto teorico. -NV: Quando si raggiunge un’adeguata dialettica tra struttura, distribuzione, funzione ed estetica nel progetto, il processo di costruzione dello spazio avviene in maniera equilibrata e qualificata. In assenza di questo l’architettura-virtuale basata su rappresentazioni suggestive di progetti alquanto artificiosi e difficilmente costruibili diventa una parte dell’immaginario intangibile che stimola la fantasia ma non risponde alle vere problematiche del costruire. 4.Tre complimenti per Ruggero/Nilda, che oltre essere il tuo partner nel lavoro è anche il compagno nella vita… -RL:Nilda non si dà mai per vinta, anche nelle difficoltà che si presentano quasi quotidianamente ed è sempre in grado di fornire una risposta equilibrata e densa di significato alle diverse tematiche architettoniche e non. -NV:Ruggero è una persona di grande razionalità/capacità, creatività e tenacia nell’affrontare le questioni del progetto, della didattica e della vita. 5.Cosa pensi dell’architettura in Italia oggi… -RL:In Italia siamo pienamente inseriti nel dibattito internazionale quindi in grado di competere. Ovviamente, la scala degli interventi è direttamente proporzionale allo sviluppo dei progetti eseguiti da uno studio di architettura, e per questo da noi vengono penalizzati tanti studi che, pur con idee brillanti, non rientrano nei parametri richiesti per ottenere l’affidamento di grandi progetti. In questa dinamica risulta sempre necessario fissare gli obiettivi di sviluppo del proprio studio, del proprio lavoro, della propria sperimentazione culturale. -NV:In Italia spesso le questioni che riguardano la tutela e la preservazione di alcune parti di città paralizzano fin troppo quelle modificazioni/trasformazioni di qualità necessarie alla contemporaneità, nel rispetto delle preesistenze e dei sistemi del verde. Altre città europee come Parigi, Londra, Berlino, sotto questo aspetto sono più attrezzate. L’architettura in Italia, quindi, deve essere stimolata e incoraggiata con nuove costruzioni che non devono necessariamente essere progettate da architetti dello star system. Così facendo la Francia è diventata scenario di molte architetture innovative. 6:Il nome di una architetto italiano vivente al quale faresti costruire casa tua… -RL: Nilda Valentin -NV:Ruggero Lenci 7.Il nome di una star internazionale alla quale non faresti costruire casa tua… -RL:Robert Stern -NV: Michael Graves 8.Il nome di un edificio famoso che non ti piace affatto. -RL: Queste nuove torri a forma di missile, cetriolo, per non dire altro, che stanno spuntando a Londra (Foster) e a Barcellona (Nouvel). Trovo che siano degli esperimenti poco adatti al cityscape. -NV:Il Guggenheim di Bilbao. Le sue forme e spazialità museali, pur se molto suggestive, primeggiano sulle opere esposte. 9.Un edificio che ti piacerebbe realizzare… Insomma quale sarebbe l’incarico dei tuoi sogni? -RL: Il nostro progetto della ricucitura dei quartieri San Lorenzo ed Esquilino, primo premio ex-aequo al concorso internazionale del 2000: un pezzo delocalizzato di “asse attrezzato” che, come un suolo artificiale, realizza una città stratificata sopra i binari della stazione Termini. -NV:Un progetto difficile e speciale com’è quello di una chiesa, dove i mondi spirituale e architettonico devono prendere forma costruttiva e diventare non solo spazio di adunanza ma anche spazio per l’anima. 10.I concorsi di architettura. Così come sono fatti, sono una truffa? Cosa si può fare? -RL e NV: Il nemico da combattere nei concorsi è l’eccesso di discrezionalità. Per questo in quelli più seri si assegnano punteggi/giudizi individuali e si evitano rimpastoni finali che producono ritocchi troppo spesso svianti. Ciò che si può fare, quando tocca a noi giudicare, è applicare tali modalità di comportamento. Bisognerebbe creare un ente etico, sensibile ai commenti e con una banca dati on line, sufficientemente qualificato per nominare giurie trasparenti. 11.La qualità media dei docenti delle università italiane, non ti sembra un po’ bassa? -RL e NV:L’insegnamento nelle università italiane, con alcune eccezioni, è di buon livello e a volte anche ottimo. Ciò che manca sono regole e direttive più precise per quanto riguarda non solo i risultati accademici che ci si aspetta dagli studenti, ma anche gli obblighi etici e didattici che i professori hanno di impartire le conoscenze necessarie alla propria disciplina. La formazione degli studenti deve essere, senza eccezioni, la responsabilità prioritaria di un docente. 11:Allora, l’università italiana… la consiglieresti? E se si in quale città? E a Roma? -RL e NV: Certo, come abbiamo più volte fatto, consigliamo l’università italiana, ed essendo a Roma consigliamo “La Sapienza”, pur ritenendo che, avendo studiato anche negli Stati Uniti (Nilda per sei anni, Ruggero per un anno), vanno migliorate certe questioni che riguardano il rapporto numerico tra studenti e docente, la facilità di ricerca e di studio individuale sia con una buona e fornita biblioteca universitaria, sia attraverso internet. Sarebbe anche utile un continuo confronto e dibattito su ciò che si produce all’interno delle facoltà, tanto per i docenti quanto per gli studenti. Questo confronto può avvenire attraverso pubblicazioni, mostre o un sito che raccoglie annualmente i risultati dell’anno accademico. 12.La tua visione dell’architettura: autodefinisciti: reazionario, tradizionalista, moderato, progressista, sperimentalista, avanguardista (o altro purché la definizione sia al massimo di un paio di parole e non cercare di scappare alla domanda dicendo che sei oltre le sigle…) -RL e NV: Sperimentalista, con punte progressiste da un lato e avanguardiste dall’altro. 13.Mettimi in ordine di preferenza i seguenti architetti: Eisenman, Koolhaas, Moss, Hadid, Herzog e de Meuron, Gehry, Coop Himelb(l)au, Fuksas, Piano, Anselmi, Purini, Cellini, Casamonti, Portoghesi, D’Amato, D’Ardia. Se non vuoi rispondere a questa domanda puoi scegliere quest’altra: devi organizzare un importante concorso a inviti di architettura e ti danno l’incarico di invitare cinque architetti Chi scegli? -RL: Proporrei cinque gruppi all’interno del tuo elenco: Anselmi, Casamonti, Coop Himelb(l)au, Herzog de Meuron;Cellini, D’Amato, D’Ardia, Portoghesi; Eisenman, Gregotti, Purini; Fuksas, Koolhaas, Piano; Gehry, Hadid, Moss. E che vinca il migliore! -NV:Piuttosto che fare la classifica di un gruppo così limitato di architetti che tralascia tanti bravi progettisti contemporanei italiani e non, opto per invitare cinque gruppi di architetti come Katsufumi Kubota, Kanner Architects, Graham Phillips, Edmond + Lee Architects, Tod Williams & Billie Tsien Architects. 15.Zevi o Tafuri? -RL e NV: Zevi. O meglio, Zevi per la materia, Tafuri per l’anti-materia, ma evitando di leggerne le opere insieme, onde evitare l’annichilimento. 16.Un libro che consiglieresti a uno studente, uno a un architetto, uno a un critico -RL: Allo studente: “La struttura assente”, di Umberto Eco, 1968, per imparare a cercare e a ideare anche l’invisibile. All’architetto: “Il fondamento tipologico dell’architettura”, di Marcello Rebecchini, 1978, per comprendere i complessi rapporti tra tipo e linguaggio. Al critico: “Forme e Ombre”, di Luigi Prestinenza Puglisi (2003), insieme al libro che consiglia Nilda, onde mutuare l’attuale complessità critica con la semplicità. -NV: Allo studente: “The Master Builders”, di Peter Blake, riedizione del 1996, per conoscere da vicino l’opera di tre grandi architetti: Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Mies van der Rohe. All’architetto: “Urban Design: The Architecture of Towns and Cities” di Paul D. Spreiregen, 1965, per capire che architettura e luogo sono un binomio inseparabile. Al critico: un classico, “Space, Time and Architecture” di Sigfried Giedion, 1941, per ricordare i modi chiari e semplici di interpretare i temi complessi dell’architettura. 17.Saranno famosi: fammi tre nomi -RL e NV: Evitiamo di citare architetti che in realtà sono già “famosi”, quindi optiamo per tre giovani molto promettenti. Riccardo Ianni; Claudio Merler; Luca James Senatore. 18.Totonomine: chi sarà il prossimo direttore della biennale d’architettura? -RL e NV: Aaron Betsky ( l’intervista è stata fatta prima della nomina di Burdett n.d.r.). 19.Il tuo artista preferito (non architetto)? -RL:Guido Moretti -NV:Arnaldo Roche-Rabell 20.Gioco della torre: Purini o Gregotti? -RL e NV: Innanzi tutto parliamo della torre: quella doppia, bianca, che Franco Purini ha progettato per l’EUR (che ricorda i prospetti del Rettorato de “La Sapienza” di Marcello Piacentini e dell’ingresso al Museo della Civiltà Romana di Pietro Aschieri, ma molto più alti). Il primo nella torre che volge a oriente, il secondo in quella che volge a occidente, arredate mo’ di due immense case-studio, con disegni di Carlo Aymonino, Arduino Cantafora, Mauritius Cornelius Escher, Giorgio Grassi, Aldo Rossi, Massimo Scolari, oltre a quelli degli stessi Vittorio Gregotti e Franco Purini. Per la musica di sottofondo i rintocchi del clavicembalo di Johann Sebastian Bach. Assicurati a una robusta corda elastica, potranno lanciarsi, quando lo vorranno, nel varco tra le due bianche presenze. 21.Tre parole oggi importanti. -RL:Teorematicità, interattività, deframmentazione. -NV:Linearità, coerenza, integrità.

LE INTERVISTE DI PresS/Tletter a R. LENCI e N. VALENTIN, PresS/Tletter n. 35- 2005 / Lenci, Ruggero; Valentin, NILDA MARIA. - ELETTRONICO. - PresS/Tletter n. 35- 2005(2005).

LE INTERVISTE DI PresS/Tletter a R. LENCI e N. VALENTIN, PresS/Tletter n. 35- 2005

LENCI, Ruggero;VALENTIN, NILDA MARIA
2005

Abstract

Rispondono Ruggero Lenci e Nilda Valentin Continuano le interviste a personaggi impegnati nel campo dell’architettura e dell’arte. A sottoporsi alle domande sono Ruggero Lenci e Nilda Valentin. L’ intervista e tutte le numerose altre comparse in questa rubrica sono raccolte all'interno della sezione Interviews di Channelbeta http://www.b-e-t-a.net/~channelb/interviews/ e nel sito dell’Ordine di Roma: http://www.architettiroma.it/architettura/opinioni.asp Tra i prossimi intervistati: Tommaso Valle, Mario Pisani, Paolo Balmas, Roberto Secchi, Lucio Passarelli. Molte altre in preparazione. 1.Una auto-presentazione in quattro righe… -RL e NV: Due architetti, uno italiano, uno americano, che si misurano, si confrontano e dialogano quotidianamente con la contemporaneità per afferrare e approfondire quello che il meglio dell’inter-culturalità offre come strumento di arricchimento professionale e didattico. 2.Parlateci del recente libro che raccoglie il vostro lavoro… -RL e NV: Il libro dà voce a due architetti formatisi negli anni ’70 - dopo che si è molto parlato degli anni ’60 - illustrandone il lavoro e descrivendo il clima culturale di due realtà quali sono quelle italiana e statunitense. Le introduzioni di M. A. Arnaboldi, I. M. Pei, L. Passarelli, L. P. Puglisi, M. Rebecchini, A. N. Santos inquadrano i temi affrontati nei progetti svolti dal 1978 al 2005, presentati esaustivamente sia nelle immagini che nei testi. Ne deriva la descrizione e la testimonianza di procedure progettuali in evoluzione.Infine una sezione denominata Dinamiche Architettoniche (DnA) dedicata alla scultura interattiva affronta il tema della formatività architettonica vista anche nella sua quarta dimensione. 3.Perché architettura teorematica? -RL: Il titolo deriva dalla presentazione di Franco Purini del nostro progetto Europan 1 realizzato a Favaro Veneto, che così lo descrive sulla rivista Archingeo: “Il dato più significativo di questa opera è il suo carattere teorematico, che ne fa un congegno tipologicamente perfetto nel quale l’economia degli spazi giunge a una rilevante necessità formale tradotta in una appropriata dimensione estetica.” http://www.ruggerolenci.it/0041%20Favaro%20Veneto.htm. Nel libro è espressa, non solo in questa realizzazione, una volontà di trasformare l’occasione progettuale in un teorema (planimetricamente, volumetricamente, linguisticamente), in un’architettura dalla quale far emergere il sotteso apporto teorico. -NV: Quando si raggiunge un’adeguata dialettica tra struttura, distribuzione, funzione ed estetica nel progetto, il processo di costruzione dello spazio avviene in maniera equilibrata e qualificata. In assenza di questo l’architettura-virtuale basata su rappresentazioni suggestive di progetti alquanto artificiosi e difficilmente costruibili diventa una parte dell’immaginario intangibile che stimola la fantasia ma non risponde alle vere problematiche del costruire. 4.Tre complimenti per Ruggero/Nilda, che oltre essere il tuo partner nel lavoro è anche il compagno nella vita… -RL:Nilda non si dà mai per vinta, anche nelle difficoltà che si presentano quasi quotidianamente ed è sempre in grado di fornire una risposta equilibrata e densa di significato alle diverse tematiche architettoniche e non. -NV:Ruggero è una persona di grande razionalità/capacità, creatività e tenacia nell’affrontare le questioni del progetto, della didattica e della vita. 5.Cosa pensi dell’architettura in Italia oggi… -RL:In Italia siamo pienamente inseriti nel dibattito internazionale quindi in grado di competere. Ovviamente, la scala degli interventi è direttamente proporzionale allo sviluppo dei progetti eseguiti da uno studio di architettura, e per questo da noi vengono penalizzati tanti studi che, pur con idee brillanti, non rientrano nei parametri richiesti per ottenere l’affidamento di grandi progetti. In questa dinamica risulta sempre necessario fissare gli obiettivi di sviluppo del proprio studio, del proprio lavoro, della propria sperimentazione culturale. -NV:In Italia spesso le questioni che riguardano la tutela e la preservazione di alcune parti di città paralizzano fin troppo quelle modificazioni/trasformazioni di qualità necessarie alla contemporaneità, nel rispetto delle preesistenze e dei sistemi del verde. Altre città europee come Parigi, Londra, Berlino, sotto questo aspetto sono più attrezzate. L’architettura in Italia, quindi, deve essere stimolata e incoraggiata con nuove costruzioni che non devono necessariamente essere progettate da architetti dello star system. Così facendo la Francia è diventata scenario di molte architetture innovative. 6:Il nome di una architetto italiano vivente al quale faresti costruire casa tua… -RL: Nilda Valentin -NV:Ruggero Lenci 7.Il nome di una star internazionale alla quale non faresti costruire casa tua… -RL:Robert Stern -NV: Michael Graves 8.Il nome di un edificio famoso che non ti piace affatto. -RL: Queste nuove torri a forma di missile, cetriolo, per non dire altro, che stanno spuntando a Londra (Foster) e a Barcellona (Nouvel). Trovo che siano degli esperimenti poco adatti al cityscape. -NV:Il Guggenheim di Bilbao. Le sue forme e spazialità museali, pur se molto suggestive, primeggiano sulle opere esposte. 9.Un edificio che ti piacerebbe realizzare… Insomma quale sarebbe l’incarico dei tuoi sogni? -RL: Il nostro progetto della ricucitura dei quartieri San Lorenzo ed Esquilino, primo premio ex-aequo al concorso internazionale del 2000: un pezzo delocalizzato di “asse attrezzato” che, come un suolo artificiale, realizza una città stratificata sopra i binari della stazione Termini. -NV:Un progetto difficile e speciale com’è quello di una chiesa, dove i mondi spirituale e architettonico devono prendere forma costruttiva e diventare non solo spazio di adunanza ma anche spazio per l’anima. 10.I concorsi di architettura. Così come sono fatti, sono una truffa? Cosa si può fare? -RL e NV: Il nemico da combattere nei concorsi è l’eccesso di discrezionalità. Per questo in quelli più seri si assegnano punteggi/giudizi individuali e si evitano rimpastoni finali che producono ritocchi troppo spesso svianti. Ciò che si può fare, quando tocca a noi giudicare, è applicare tali modalità di comportamento. Bisognerebbe creare un ente etico, sensibile ai commenti e con una banca dati on line, sufficientemente qualificato per nominare giurie trasparenti. 11.La qualità media dei docenti delle università italiane, non ti sembra un po’ bassa? -RL e NV:L’insegnamento nelle università italiane, con alcune eccezioni, è di buon livello e a volte anche ottimo. Ciò che manca sono regole e direttive più precise per quanto riguarda non solo i risultati accademici che ci si aspetta dagli studenti, ma anche gli obblighi etici e didattici che i professori hanno di impartire le conoscenze necessarie alla propria disciplina. La formazione degli studenti deve essere, senza eccezioni, la responsabilità prioritaria di un docente. 11:Allora, l’università italiana… la consiglieresti? E se si in quale città? E a Roma? -RL e NV: Certo, come abbiamo più volte fatto, consigliamo l’università italiana, ed essendo a Roma consigliamo “La Sapienza”, pur ritenendo che, avendo studiato anche negli Stati Uniti (Nilda per sei anni, Ruggero per un anno), vanno migliorate certe questioni che riguardano il rapporto numerico tra studenti e docente, la facilità di ricerca e di studio individuale sia con una buona e fornita biblioteca universitaria, sia attraverso internet. Sarebbe anche utile un continuo confronto e dibattito su ciò che si produce all’interno delle facoltà, tanto per i docenti quanto per gli studenti. Questo confronto può avvenire attraverso pubblicazioni, mostre o un sito che raccoglie annualmente i risultati dell’anno accademico. 12.La tua visione dell’architettura: autodefinisciti: reazionario, tradizionalista, moderato, progressista, sperimentalista, avanguardista (o altro purché la definizione sia al massimo di un paio di parole e non cercare di scappare alla domanda dicendo che sei oltre le sigle…) -RL e NV: Sperimentalista, con punte progressiste da un lato e avanguardiste dall’altro. 13.Mettimi in ordine di preferenza i seguenti architetti: Eisenman, Koolhaas, Moss, Hadid, Herzog e de Meuron, Gehry, Coop Himelb(l)au, Fuksas, Piano, Anselmi, Purini, Cellini, Casamonti, Portoghesi, D’Amato, D’Ardia. Se non vuoi rispondere a questa domanda puoi scegliere quest’altra: devi organizzare un importante concorso a inviti di architettura e ti danno l’incarico di invitare cinque architetti Chi scegli? -RL: Proporrei cinque gruppi all’interno del tuo elenco: Anselmi, Casamonti, Coop Himelb(l)au, Herzog de Meuron;Cellini, D’Amato, D’Ardia, Portoghesi; Eisenman, Gregotti, Purini; Fuksas, Koolhaas, Piano; Gehry, Hadid, Moss. E che vinca il migliore! -NV:Piuttosto che fare la classifica di un gruppo così limitato di architetti che tralascia tanti bravi progettisti contemporanei italiani e non, opto per invitare cinque gruppi di architetti come Katsufumi Kubota, Kanner Architects, Graham Phillips, Edmond + Lee Architects, Tod Williams & Billie Tsien Architects. 15.Zevi o Tafuri? -RL e NV: Zevi. O meglio, Zevi per la materia, Tafuri per l’anti-materia, ma evitando di leggerne le opere insieme, onde evitare l’annichilimento. 16.Un libro che consiglieresti a uno studente, uno a un architetto, uno a un critico -RL: Allo studente: “La struttura assente”, di Umberto Eco, 1968, per imparare a cercare e a ideare anche l’invisibile. All’architetto: “Il fondamento tipologico dell’architettura”, di Marcello Rebecchini, 1978, per comprendere i complessi rapporti tra tipo e linguaggio. Al critico: “Forme e Ombre”, di Luigi Prestinenza Puglisi (2003), insieme al libro che consiglia Nilda, onde mutuare l’attuale complessità critica con la semplicità. -NV: Allo studente: “The Master Builders”, di Peter Blake, riedizione del 1996, per conoscere da vicino l’opera di tre grandi architetti: Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Mies van der Rohe. All’architetto: “Urban Design: The Architecture of Towns and Cities” di Paul D. Spreiregen, 1965, per capire che architettura e luogo sono un binomio inseparabile. Al critico: un classico, “Space, Time and Architecture” di Sigfried Giedion, 1941, per ricordare i modi chiari e semplici di interpretare i temi complessi dell’architettura. 17.Saranno famosi: fammi tre nomi -RL e NV: Evitiamo di citare architetti che in realtà sono già “famosi”, quindi optiamo per tre giovani molto promettenti. Riccardo Ianni; Claudio Merler; Luca James Senatore. 18.Totonomine: chi sarà il prossimo direttore della biennale d’architettura? -RL e NV: Aaron Betsky ( l’intervista è stata fatta prima della nomina di Burdett n.d.r.). 19.Il tuo artista preferito (non architetto)? -RL:Guido Moretti -NV:Arnaldo Roche-Rabell 20.Gioco della torre: Purini o Gregotti? -RL e NV: Innanzi tutto parliamo della torre: quella doppia, bianca, che Franco Purini ha progettato per l’EUR (che ricorda i prospetti del Rettorato de “La Sapienza” di Marcello Piacentini e dell’ingresso al Museo della Civiltà Romana di Pietro Aschieri, ma molto più alti). Il primo nella torre che volge a oriente, il secondo in quella che volge a occidente, arredate mo’ di due immense case-studio, con disegni di Carlo Aymonino, Arduino Cantafora, Mauritius Cornelius Escher, Giorgio Grassi, Aldo Rossi, Massimo Scolari, oltre a quelli degli stessi Vittorio Gregotti e Franco Purini. Per la musica di sottofondo i rintocchi del clavicembalo di Johann Sebastian Bach. Assicurati a una robusta corda elastica, potranno lanciarsi, quando lo vorranno, nel varco tra le due bianche presenze. 21.Tre parole oggi importanti. -RL:Teorematicità, interattività, deframmentazione. -NV:Linearità, coerenza, integrità.
2005
PresS/Tletter (elettronico)
Teorematicità; interattività; deframmentazione; linearità; coerenza; integrità.
02 Pubblicazione su volume::02b Commentario
LE INTERVISTE DI PresS/Tletter a R. LENCI e N. VALENTIN, PresS/Tletter n. 35- 2005 / Lenci, Ruggero; Valentin, NILDA MARIA. - ELETTRONICO. - PresS/Tletter n. 35- 2005(2005).
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