1) Tre righe per presentarvi Siamo due architetti nati a seimila chilometri di distanza l’uno dall’altro che hanno una visione dell’architettura aperta alla sperimentazione di ipotesi spesso inaspettate, in contro tendenza e anti conformiste. 2) Tre motivi per lavorare in Italia L’Italia, nonostante le sue note contraddizioni, comprende un territorio culturalmente appassionante e adatto a occuparsi di architettura a 360°: progettazione, concorsi, insegnamento universitario. 3) Tre motivi per non lavorare in Italia Non ne troviamo, pur se giornalmente ci confrontiamo con endemiche e a volte determinanti contraddizioni: lentezze, staticismi, mancanza di politiche unitarie di sviluppo tese a dare un’impronta scattante al paesaggio architettonico e urbano. 4) Sono famosi e li preferisco: fatemi tre nomi di architetti che… Thom Mayne per lo sviluppo di scritture architettoniche scattanti, appunto, e modernissime. William Pedersen (KPF) per la teorematicità concettuale alla base di molti progetti. Steven Holl per la quasi sempre suggestiva poeticità architettonica. 5) Saranno famosi: tre giovani architetti che… Evitando di citare architetti che in realtà sono già “famosi” optiamo per tre giovani molto promettenti. Riccardo Ianni; Claudio Merler; Luca James Senatore. 6) Tre motivi per promuovere il vostro lavoro Verso la ricerca di uno spazio fatto di volumi interconnessi che possono produrre sia forme articolate che semplici. Verso l’intimo rapporto tra architettura e natura come rispetto per il territorio. Verso una ricerca volumetrica che nella sua indagine utilizza non solo il modello architettonico (il plastico), ma anche l’astrattismo teorematico appartenente alla scultura interattiva e al suo concepimento. 7) Com’è la condizione dell’architettura italiana oggi? Ingolfata di timori, ossessionata dalla paura di sbagliare. Ciò è un riflesso della condizione politica basata sul mordi e fuggi, oppure sul rimani e accaparra. In confronto ad altri paesi europei l’Italia si trova in un momento di decisioni politiche, sociali ed economiche non unitarie. Chi ne fa le spese è l’ambiente, i punti di confine tra le sue diverse sfere d’influenza, punti che oggi diventano i veri “non luoghi”, al posto di stazioni e aeroporti che invece nel mondo si sono quasi tutti trasformati in luoghi. 8) E quella dell’architettura straniera? In Europa quasi ovunque oggi l’architettura va meglio che da noi, perché c’è più intraprendenza, più coraggio per combattere i mercanti dell’ovvietà. 9) In quale nazione vi piacerebbe lavorare? Abbiamo lavorato a progetti grandi e piccoli che si sono realizzati in Italia, negli Stati Uniti, in Arabia Saudita, in Francia. Pensiamo all’Inghilterra, alla Germania, all’Olanda, alla Spagna, al Portogallo, ma anche alla Cina. 10) I concorsi di architettura…, cosa ne pensate? li fate? Ne pensiamo bene e li facciamo moderatamente, nonostante il fatto che stiano diventando sempre più lo scenario di vicende annunciate. E’ come leggere l’ultimo libro di ……….. già sapendo cos’è il Santo Graal: ci si annoia, ecco tutto. Purtroppo alcuni noti personaggi stanno passando alla ribalta come superbi produttori di noia. 11) Il nome di un edificio famoso che vi piace e uno che non vi piace affatto Notre-Dame du Haut a Ronchamp rimane un luogo di architettura contemporanea unico nel suo genere. Non ci identifichiamo con quei progetti nei quali la ricerca di forme elaborate diventano motivi di ornamento, pure scenografie che si allontanano da una concettualità moderna e razionale, come talvolta accade nei progetti di Eisenman, Gehry, ecc. Ciò non vuol dire che abiuriamo il frammento, la piegatura o la forma curva, ma che tendiamo a rendere tali incidenti altrettanti accadimenti significanti e dialogici. Verso un’architettura scavata da un monolito, intercettata da una superficie o da altri volumi, ma non pensata come una scenografia (sempre che il tema non sia progettare una scenografia). 12) L’opera di architettura che vorreste aver progettato voi Un edificio complesso com’è un grande centro direzionale (in Italia in realtà non ve ne sono), ovvero un “Mixed Use Development” che unisce più funzioni insieme. Oppure un Centro Congressi con un grande auditorium.

L’INTERVISTA DEL TRE, di Anna Baldini, a Ruggero Lenci e Nilda Valentin, su Prest Magazine 2005 / Lenci, Ruggero; Valentin, NILDA MARIA. - ELETTRONICO. - (2005).

L’INTERVISTA DEL TRE, di Anna Baldini, a Ruggero Lenci e Nilda Valentin, su Prest Magazine 2005

LENCI, Ruggero;VALENTIN, NILDA MARIA
2005

Abstract

1) Tre righe per presentarvi Siamo due architetti nati a seimila chilometri di distanza l’uno dall’altro che hanno una visione dell’architettura aperta alla sperimentazione di ipotesi spesso inaspettate, in contro tendenza e anti conformiste. 2) Tre motivi per lavorare in Italia L’Italia, nonostante le sue note contraddizioni, comprende un territorio culturalmente appassionante e adatto a occuparsi di architettura a 360°: progettazione, concorsi, insegnamento universitario. 3) Tre motivi per non lavorare in Italia Non ne troviamo, pur se giornalmente ci confrontiamo con endemiche e a volte determinanti contraddizioni: lentezze, staticismi, mancanza di politiche unitarie di sviluppo tese a dare un’impronta scattante al paesaggio architettonico e urbano. 4) Sono famosi e li preferisco: fatemi tre nomi di architetti che… Thom Mayne per lo sviluppo di scritture architettoniche scattanti, appunto, e modernissime. William Pedersen (KPF) per la teorematicità concettuale alla base di molti progetti. Steven Holl per la quasi sempre suggestiva poeticità architettonica. 5) Saranno famosi: tre giovani architetti che… Evitando di citare architetti che in realtà sono già “famosi” optiamo per tre giovani molto promettenti. Riccardo Ianni; Claudio Merler; Luca James Senatore. 6) Tre motivi per promuovere il vostro lavoro Verso la ricerca di uno spazio fatto di volumi interconnessi che possono produrre sia forme articolate che semplici. Verso l’intimo rapporto tra architettura e natura come rispetto per il territorio. Verso una ricerca volumetrica che nella sua indagine utilizza non solo il modello architettonico (il plastico), ma anche l’astrattismo teorematico appartenente alla scultura interattiva e al suo concepimento. 7) Com’è la condizione dell’architettura italiana oggi? Ingolfata di timori, ossessionata dalla paura di sbagliare. Ciò è un riflesso della condizione politica basata sul mordi e fuggi, oppure sul rimani e accaparra. In confronto ad altri paesi europei l’Italia si trova in un momento di decisioni politiche, sociali ed economiche non unitarie. Chi ne fa le spese è l’ambiente, i punti di confine tra le sue diverse sfere d’influenza, punti che oggi diventano i veri “non luoghi”, al posto di stazioni e aeroporti che invece nel mondo si sono quasi tutti trasformati in luoghi. 8) E quella dell’architettura straniera? In Europa quasi ovunque oggi l’architettura va meglio che da noi, perché c’è più intraprendenza, più coraggio per combattere i mercanti dell’ovvietà. 9) In quale nazione vi piacerebbe lavorare? Abbiamo lavorato a progetti grandi e piccoli che si sono realizzati in Italia, negli Stati Uniti, in Arabia Saudita, in Francia. Pensiamo all’Inghilterra, alla Germania, all’Olanda, alla Spagna, al Portogallo, ma anche alla Cina. 10) I concorsi di architettura…, cosa ne pensate? li fate? Ne pensiamo bene e li facciamo moderatamente, nonostante il fatto che stiano diventando sempre più lo scenario di vicende annunciate. E’ come leggere l’ultimo libro di ……….. già sapendo cos’è il Santo Graal: ci si annoia, ecco tutto. Purtroppo alcuni noti personaggi stanno passando alla ribalta come superbi produttori di noia. 11) Il nome di un edificio famoso che vi piace e uno che non vi piace affatto Notre-Dame du Haut a Ronchamp rimane un luogo di architettura contemporanea unico nel suo genere. Non ci identifichiamo con quei progetti nei quali la ricerca di forme elaborate diventano motivi di ornamento, pure scenografie che si allontanano da una concettualità moderna e razionale, come talvolta accade nei progetti di Eisenman, Gehry, ecc. Ciò non vuol dire che abiuriamo il frammento, la piegatura o la forma curva, ma che tendiamo a rendere tali incidenti altrettanti accadimenti significanti e dialogici. Verso un’architettura scavata da un monolito, intercettata da una superficie o da altri volumi, ma non pensata come una scenografia (sempre che il tema non sia progettare una scenografia). 12) L’opera di architettura che vorreste aver progettato voi Un edificio complesso com’è un grande centro direzionale (in Italia in realtà non ve ne sono), ovvero un “Mixed Use Development” che unisce più funzioni insieme. Oppure un Centro Congressi con un grande auditorium.
2005
Prest Magazine 2005
interviste; architettura; la condizione dell’architettura italiana oggi.
02 Pubblicazione su volume::02b Commentario
L’INTERVISTA DEL TRE, di Anna Baldini, a Ruggero Lenci e Nilda Valentin, su Prest Magazine 2005 / Lenci, Ruggero; Valentin, NILDA MARIA. - ELETTRONICO. - (2005).
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/414710
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact