Gli anni Sessanta si caratterizzano per una svolta decisiva nel rapporto tra arte e fotografia: quasi contemporaneamente numerosi artisti, differenti per età, posizione geografica e soprattutto per metodi e fini espressivi, si ritrovano accomunati da un ricorso massiccio al medium fotografico. Strumento ritenuto indispensabile per un rinnovamento linguistico, orientato sia a oltrepassare la poetica informale, sia a ridisegnare i confini della relazione tra la soggettività del fare artistico e l’oggettività del reale. Scopo del saggio è porre in evidenza il radicale mutamento avvenuto nel corso del decennio, periodo in cui non è più soltanto la fotografia a interrogarsi sulle questioni dell’arte, ma è l’arte stessa a incorporarla sempre più spesso, rendendo molto complesso stabilire un netto confine tra le due discipline. Spinti dalla volontà di un azzeramento emozionale della prassi artistica, molti autori trovano quindi nello statuto di analogon del reale, caratteristico della fotografia, uno strumento in grado di eliminare almeno in parte la contaminazione del coinvolgimento emotivo. Oltre all’imprescindibile approfondimento delle opere, il discorso si concentra anche sulla loro ricezione da parte della critica del periodo, riportando alcuni tra i contributi interpretativi più lucidi dell’epoca.
In forma di fotografia. Ricerche artistiche in Italia dal 1960 al 1970 / Perna, Raffaella. - STAMPA. - (2009), pp. 1-157.
In forma di fotografia. Ricerche artistiche in Italia dal 1960 al 1970
PERNA, RAFFAELLA
2009
Abstract
Gli anni Sessanta si caratterizzano per una svolta decisiva nel rapporto tra arte e fotografia: quasi contemporaneamente numerosi artisti, differenti per età, posizione geografica e soprattutto per metodi e fini espressivi, si ritrovano accomunati da un ricorso massiccio al medium fotografico. Strumento ritenuto indispensabile per un rinnovamento linguistico, orientato sia a oltrepassare la poetica informale, sia a ridisegnare i confini della relazione tra la soggettività del fare artistico e l’oggettività del reale. Scopo del saggio è porre in evidenza il radicale mutamento avvenuto nel corso del decennio, periodo in cui non è più soltanto la fotografia a interrogarsi sulle questioni dell’arte, ma è l’arte stessa a incorporarla sempre più spesso, rendendo molto complesso stabilire un netto confine tra le due discipline. Spinti dalla volontà di un azzeramento emozionale della prassi artistica, molti autori trovano quindi nello statuto di analogon del reale, caratteristico della fotografia, uno strumento in grado di eliminare almeno in parte la contaminazione del coinvolgimento emotivo. Oltre all’imprescindibile approfondimento delle opere, il discorso si concentra anche sulla loro ricezione da parte della critica del periodo, riportando alcuni tra i contributi interpretativi più lucidi dell’epoca.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.