Partendo dall’analisi di un caso concreto - il teatro Petruzzelli di Bari - questo contributo si interroga sul ruolo del colore nell’ambito della dialettica tra memoria e valenze architettoniche. Dall’analisi storico-critica dell’edificio si deduce che i prospetti hanno conosciuto quattro fasi di coloritura: 1. 1903 (data di inaugurazione del teatro): il prospetto principale appare monocromatico; il basamento e il bugnato della parte centrale (lievemente aggettante) sono in pietra da taglio, il resto del fronte è rifinito con intonaco tradizionale, lavorato a imitazione di un paramento lapideo in pietra calcarea (tramite l’incisione di giunti e il trattamento della superficie con la martellina). Il fregio, alcune ordinanze e specchiature presentano elementi decorativi in rilievo realizzati a stucco forte; i prospetti laterali risultano privi di finitura; al di sopra del basamento in pietra calcarea si erge la muratura in tufo carparo, predisposta per accogliere l’intonaco in aggetto con semplici sagomature. Le cornici più sporgenti (presenti sugli avancorpi) sono armate con putrelle e tavelloni. 2. Anni Trenta del Novecento: il prospetto principale appare bicromo. La bicromia mette in evidenza la diversa natura dei materiali costruttivi (pietra e intonaco). In sostanza una tinteggiatura rossa viene estesa, in modo improprio, su tutte le superfici intonacate: le membrature architettoniche, le specchiature, le incorniciature delle finestre, gli elementi decorativi. 3. s.d. (ma presumibilmente nel dopoguerra): Il prospetto principale e i prospetti laterali vengono tinteggiati con tinta a calce di colore rosso. 4. Anni Ottanta del Novecento: il prospetto principale viene tinteggiato con pittura al quarzo minerale di colore rosso porpora, lontano dal tono più delicato delle precedenti coloriture. La facies “rosata”, che accompagna l’opera dalla sua formulazione compiuta ad oggi, merita di essere conservata, in quanto dato storico e in quanto immagine legata alla memoria dei cittadini. Tuttavia la stesura omogenea del colore, dato in modo indiscriminato su tutte le superfici intonacate, appare in stridente contrasto con la funzione d’intelaiatura ritmica e prospettica esercitata dagli ordini architettonici e dal relativo complesso sistema di membrature, anche minori. Tenendo conto di queste due esigenze contrapposte ci si interroga sulla possibilità di usare il colore come mezzo per sottolineare garbatamente le diverse fasi cronologiche facendole confluire entro un’immagine ‘attuale’, unitaria, armonica, storicamente fondata; una nuova ‘facies’ che tenga conto del rapporto colore/materiali costruttivi, colore/linguaggio architettonico, e si confronti poi col sito al quale l’opera è indissolubilmente legata.
Il ruolo del colore. Dialettica tra memoria e valenze architettoniche / Accorsi, MARIA LETIZIA. - STAMPA. - VII/A(2011), pp. 569-575.
Il ruolo del colore. Dialettica tra memoria e valenze architettoniche.
ACCORSI, MARIA LETIZIA
2011
Abstract
Partendo dall’analisi di un caso concreto - il teatro Petruzzelli di Bari - questo contributo si interroga sul ruolo del colore nell’ambito della dialettica tra memoria e valenze architettoniche. Dall’analisi storico-critica dell’edificio si deduce che i prospetti hanno conosciuto quattro fasi di coloritura: 1. 1903 (data di inaugurazione del teatro): il prospetto principale appare monocromatico; il basamento e il bugnato della parte centrale (lievemente aggettante) sono in pietra da taglio, il resto del fronte è rifinito con intonaco tradizionale, lavorato a imitazione di un paramento lapideo in pietra calcarea (tramite l’incisione di giunti e il trattamento della superficie con la martellina). Il fregio, alcune ordinanze e specchiature presentano elementi decorativi in rilievo realizzati a stucco forte; i prospetti laterali risultano privi di finitura; al di sopra del basamento in pietra calcarea si erge la muratura in tufo carparo, predisposta per accogliere l’intonaco in aggetto con semplici sagomature. Le cornici più sporgenti (presenti sugli avancorpi) sono armate con putrelle e tavelloni. 2. Anni Trenta del Novecento: il prospetto principale appare bicromo. La bicromia mette in evidenza la diversa natura dei materiali costruttivi (pietra e intonaco). In sostanza una tinteggiatura rossa viene estesa, in modo improprio, su tutte le superfici intonacate: le membrature architettoniche, le specchiature, le incorniciature delle finestre, gli elementi decorativi. 3. s.d. (ma presumibilmente nel dopoguerra): Il prospetto principale e i prospetti laterali vengono tinteggiati con tinta a calce di colore rosso. 4. Anni Ottanta del Novecento: il prospetto principale viene tinteggiato con pittura al quarzo minerale di colore rosso porpora, lontano dal tono più delicato delle precedenti coloriture. La facies “rosata”, che accompagna l’opera dalla sua formulazione compiuta ad oggi, merita di essere conservata, in quanto dato storico e in quanto immagine legata alla memoria dei cittadini. Tuttavia la stesura omogenea del colore, dato in modo indiscriminato su tutte le superfici intonacate, appare in stridente contrasto con la funzione d’intelaiatura ritmica e prospettica esercitata dagli ordini architettonici e dal relativo complesso sistema di membrature, anche minori. Tenendo conto di queste due esigenze contrapposte ci si interroga sulla possibilità di usare il colore come mezzo per sottolineare garbatamente le diverse fasi cronologiche facendole confluire entro un’immagine ‘attuale’, unitaria, armonica, storicamente fondata; una nuova ‘facies’ che tenga conto del rapporto colore/materiali costruttivi, colore/linguaggio architettonico, e si confronti poi col sito al quale l’opera è indissolubilmente legata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.