Temi: per una stratigrafia dello spazio interno; il nuovo come ospite; rapporto sfondo-primo piano. Il progetto ha preso le mosse dalla presenza di due piccoli edifici di servizio, l’antico lavatoio del paese ed il vecchio mattatoio, uno a fianco all’altro, adagiati sul fianco della collina. Uno scarto di quota di circa 1,4 mt. separava il piano di calpestio del mattatoio da quello del lavatoio. Le qualità spaziali di questo ultimo risultano evidenti a prima vista. È un edificio chiaramente scandito dall’iterarsi di cinque setti murari in pietra con ricorsi in mattoni che suddividono lo spazio in quattro campate. Ciascun setto è bucato da cinque passaggi che seguono l'andamento delle due belle vasche in pietra poste perpendicolarmente ai suddetti setti. Dalle singolarità del contesto è nata l’idea d’immaginare il percorso espositivo come corpo autonomo svincolato dalla struttura della preesistenza che lo accoglie senza mai confondersi con esso. Nuovo ed antico, sono due strutture elementari che si sovrappongono senza per questo perdere la propria identità. Il nuovo si fa interprete dei valori dello spazio antico; è come un velo che si adagia sul materiale preesistente senza però coprirlo del tutto. Il cambio del punto di vista da cui percepire le qualità dello spazio dato, il camminare "in mezzo" a questo, a mezz’altezza, è un’esperienza suggestiva che permette di apprezzare ancor di più le qualità della preesistenza, interpretata come sfondo sul quale si muove l’intervento contemporaneo. La pavimentazione in cubetti di basalto e le antiche vasche in pietra sono trattate come un reperto archeologico, substrato storico su cui fondare il nuovo. Si è lavorato sul dualismo contenitore-contenuto. La contemporaneità si costituisce in forme autonome che occupano lo spazio antico senza negarlo o annullarlo. Per intervenire correttamente in un interno bisogna saperlo comprendere; bisogna saper cogliere gli elementi che lo qualificano, quelli che non possono essere eliminati pena la perdita d’identità del manufatto e quelli che invece non hanno un tale valore. A volte le esigenze funzionali portano a dover fare delle scelte al limite dei casi suddetti. È sempre stato così; la storia dell’architettura è piena d’esempi che ci ricordano come dalla trasformazione e sulla trasformazione si è evoluto il linguaggio architettonico. L’edificio del mattatoio, nel suo disegno planimetrico frutto d’aggiunte posticce al nucleo originale, è stato sottoposto a questa analisi che ci ha portato a decidere di eliminare i corpi malamente giustapposti riconducendolo alla sua organizzazione iniziale. Un atrio trasparente, piccola architettura di vetro tra architetture di pietra e mattoni, si pone quale luogo di mediazione ed unione tra lo spazio espositivo vero e proprio – il lavatoio – e gli ambienti di servizio – il mattatoio. Il sistema di accesso per disabili è pensato a corona attorno agli edifici costituendosi come una sorta di basamento unificante le diverse figure della composizione.

Museo dell'energia di Ripi / T., Brasiliano; A., Cusmai; Grimaldi, Andrea; N., Sardo. - (2009).

Museo dell'energia di Ripi

GRIMALDI, ANDREA;
2009

Abstract

Temi: per una stratigrafia dello spazio interno; il nuovo come ospite; rapporto sfondo-primo piano. Il progetto ha preso le mosse dalla presenza di due piccoli edifici di servizio, l’antico lavatoio del paese ed il vecchio mattatoio, uno a fianco all’altro, adagiati sul fianco della collina. Uno scarto di quota di circa 1,4 mt. separava il piano di calpestio del mattatoio da quello del lavatoio. Le qualità spaziali di questo ultimo risultano evidenti a prima vista. È un edificio chiaramente scandito dall’iterarsi di cinque setti murari in pietra con ricorsi in mattoni che suddividono lo spazio in quattro campate. Ciascun setto è bucato da cinque passaggi che seguono l'andamento delle due belle vasche in pietra poste perpendicolarmente ai suddetti setti. Dalle singolarità del contesto è nata l’idea d’immaginare il percorso espositivo come corpo autonomo svincolato dalla struttura della preesistenza che lo accoglie senza mai confondersi con esso. Nuovo ed antico, sono due strutture elementari che si sovrappongono senza per questo perdere la propria identità. Il nuovo si fa interprete dei valori dello spazio antico; è come un velo che si adagia sul materiale preesistente senza però coprirlo del tutto. Il cambio del punto di vista da cui percepire le qualità dello spazio dato, il camminare "in mezzo" a questo, a mezz’altezza, è un’esperienza suggestiva che permette di apprezzare ancor di più le qualità della preesistenza, interpretata come sfondo sul quale si muove l’intervento contemporaneo. La pavimentazione in cubetti di basalto e le antiche vasche in pietra sono trattate come un reperto archeologico, substrato storico su cui fondare il nuovo. Si è lavorato sul dualismo contenitore-contenuto. La contemporaneità si costituisce in forme autonome che occupano lo spazio antico senza negarlo o annullarlo. Per intervenire correttamente in un interno bisogna saperlo comprendere; bisogna saper cogliere gli elementi che lo qualificano, quelli che non possono essere eliminati pena la perdita d’identità del manufatto e quelli che invece non hanno un tale valore. A volte le esigenze funzionali portano a dover fare delle scelte al limite dei casi suddetti. È sempre stato così; la storia dell’architettura è piena d’esempi che ci ricordano come dalla trasformazione e sulla trasformazione si è evoluto il linguaggio architettonico. L’edificio del mattatoio, nel suo disegno planimetrico frutto d’aggiunte posticce al nucleo originale, è stato sottoposto a questa analisi che ci ha portato a decidere di eliminare i corpi malamente giustapposti riconducendolo alla sua organizzazione iniziale. Un atrio trasparente, piccola architettura di vetro tra architetture di pietra e mattoni, si pone quale luogo di mediazione ed unione tra lo spazio espositivo vero e proprio – il lavatoio – e gli ambienti di servizio – il mattatoio. Il sistema di accesso per disabili è pensato a corona attorno agli edifici costituendosi come una sorta di basamento unificante le diverse figure della composizione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/409053
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