La Torre Fiora, che rappresenta un pregevole esempio di architettura rurale e difensiva della campagna romana, è oggi ridotta ad un rudere composto da tre setti murari che appaiono ben connessi reciprocamente; tuttavia la continuità di ognuno di essi è fortemente degradata dalle lesioni che li attraversano. I crolli avvenuti nel passato hanno lasciato una configurazione dei due setti laterali alla parete nord (l’unica sostanzialmente integra) che lascia seri dubbi sulla ulteriore persistenza in condizioni di stabilità anche solo rispetto alle condizioni statiche; alcune porzioni risultano infatti aggettanti e devono la loro persistenza nella posizione originaria alle capacità di resistenza a trazione del materiale murario. Le apparecchiature e la buona qualità del conglomerato del nucleo consentono tale ipotesi ma l’equilibrio di dette porzioni appare precario e suscettibile di dissolversi coll’avanzare del degrado delle murature stesse. L’obiettivo perseguito dal progetto di consolidamento proposto consiste nello stabilire condizioni di sicurezza minimali ma rispettose della condizione attuale, riconoscendo ad essa comunque un valore paesaggistico e ruderale. Si tratta dunque di un consolidamento con finalità di miglioramento antisismico. L’ipotesi più temibile, oltre al collasso delle ultimi porzioni richiamate, è quella che prevede, sotto l’impeto sismico, un possibile distacco tra i setti residui e il ribaltamento verso l’esterno della parete integra. In tale linea concettuale, gli interventi si limitano a proporre alcune misure di parziale integrazione della consistenza muraria attuale; essi si concretizzano nella realizzazione di una massa muraria, importante ma percentualmente contenuta nell’ambito delle murature residue, con lo scopo di proteggere quelle sottostanti e di sostenere le parti in equilibrio precario. Inoltre, in una logica strutturale aggiuntiva, avulsa dal comportamento originario ma necessaria proprio a seguito della perdita dell’iniziale completezza, si propone la realizzazione di due stralli metallici capaci di ancorare il setto maggiore alla base, sfruttando come zavorra le masse murarie di nuova realizzazione a cui ci si riferiva pocanzi. A detti stralli si connette anche un tirante orizzontale necessario a legare gli opposti spigoli. Si evidenzia che i due stralli saranno disposti fuori dalla muratura ma internamente al volume, risultando pertanto non visibili se non da ristrette visuali. I capo chiave degli stralli e del tirante orizzontale saranno diffusi in modo da corrispondere con le buche pontaie, ovviamente opportunamente rinforzate. A detti interventi macroscopici si affiancano quelli miranti alla sutura delle discontinuità ottenuta mediante interventi murari, tradizionali (scuci e cuci) e moderni (iniezioni di malte compatibili ma reoplastiche e antiritiro). Presumibilmente saranno da adottarsi interventi di consolidamento e protezione anche per le parti aggettanti e residuali della volta.

Restauro e messa in sicurezza della Torre Fiora nel comune di Palombara Sabina (RM) / DE CESARIS, Fabrizio. - (2011).

Restauro e messa in sicurezza della Torre Fiora nel comune di Palombara Sabina (RM)

DE CESARIS, FABRIZIO
2011

Abstract

La Torre Fiora, che rappresenta un pregevole esempio di architettura rurale e difensiva della campagna romana, è oggi ridotta ad un rudere composto da tre setti murari che appaiono ben connessi reciprocamente; tuttavia la continuità di ognuno di essi è fortemente degradata dalle lesioni che li attraversano. I crolli avvenuti nel passato hanno lasciato una configurazione dei due setti laterali alla parete nord (l’unica sostanzialmente integra) che lascia seri dubbi sulla ulteriore persistenza in condizioni di stabilità anche solo rispetto alle condizioni statiche; alcune porzioni risultano infatti aggettanti e devono la loro persistenza nella posizione originaria alle capacità di resistenza a trazione del materiale murario. Le apparecchiature e la buona qualità del conglomerato del nucleo consentono tale ipotesi ma l’equilibrio di dette porzioni appare precario e suscettibile di dissolversi coll’avanzare del degrado delle murature stesse. L’obiettivo perseguito dal progetto di consolidamento proposto consiste nello stabilire condizioni di sicurezza minimali ma rispettose della condizione attuale, riconoscendo ad essa comunque un valore paesaggistico e ruderale. Si tratta dunque di un consolidamento con finalità di miglioramento antisismico. L’ipotesi più temibile, oltre al collasso delle ultimi porzioni richiamate, è quella che prevede, sotto l’impeto sismico, un possibile distacco tra i setti residui e il ribaltamento verso l’esterno della parete integra. In tale linea concettuale, gli interventi si limitano a proporre alcune misure di parziale integrazione della consistenza muraria attuale; essi si concretizzano nella realizzazione di una massa muraria, importante ma percentualmente contenuta nell’ambito delle murature residue, con lo scopo di proteggere quelle sottostanti e di sostenere le parti in equilibrio precario. Inoltre, in una logica strutturale aggiuntiva, avulsa dal comportamento originario ma necessaria proprio a seguito della perdita dell’iniziale completezza, si propone la realizzazione di due stralli metallici capaci di ancorare il setto maggiore alla base, sfruttando come zavorra le masse murarie di nuova realizzazione a cui ci si riferiva pocanzi. A detti stralli si connette anche un tirante orizzontale necessario a legare gli opposti spigoli. Si evidenzia che i due stralli saranno disposti fuori dalla muratura ma internamente al volume, risultando pertanto non visibili se non da ristrette visuali. I capo chiave degli stralli e del tirante orizzontale saranno diffusi in modo da corrispondere con le buche pontaie, ovviamente opportunamente rinforzate. A detti interventi macroscopici si affiancano quelli miranti alla sutura delle discontinuità ottenuta mediante interventi murari, tradizionali (scuci e cuci) e moderni (iniezioni di malte compatibili ma reoplastiche e antiritiro). Presumibilmente saranno da adottarsi interventi di consolidamento e protezione anche per le parti aggettanti e residuali della volta.
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