Temi: la preesistenza come nucleo generatore del nuovo; l’ampliamento come sequenza spaziale; l’architettura dello spazio-giunto; l’esterno si fa interno; la genesi di una nuova identità. Il progetto ha riguardato l’ampliamento di un piccolo edificio preesistente, un ex asilo infantile della fine degli anni quaranta, con l’aggiunta di alcuni corpi di fabbrica ad esso correlati e la conseguente realizzazione di un nuovo complesso architettonico dotato di una propria composita personalità. Tutte le nuove figure sono state generate in funzione del nucleo preesistente, cui si relazionano. Il vecchio è alla base del nuovo; è il nocciolo attorno a cui si addensano le nuove volumetrie, le nuove figure che acquistano senso proprio grazie alla sua presenza. Il nuovo riveste, circonda e riconfigura il vecchio. È una sorta di nuova pelle che rigenera la preesistenza a livello d’immagine urbana. Del suo passato non resta che la struttura tipologica dello spazio, a due navate alte un piano che definiscono un volume rettangolare. Una delle pareti della preesistenza da esterna diventa interna, in corrispondenza del volume-giunto. Da superficie percepita da lontano a superficie osservata e toccata da vicino, l’ampliamento comporta un’inversione della sua condizione di partizione verticale. Il rosso delle facciate esterne prosegue anche all’interno sottolineando l’appartenenza di quella superficie alla struttura originaria. La percezione della preesistenza quale nucleo spaziale con rapporti specifici di misura, eliminando gli attributi stilistici, come il cornicione e le imbotti delle finestre, l’hanno resa un volume quasi essenziale nelle sue connotazioni figurative, una sorta di struttura elementare. Ciò ha reso più forte la sua immagine di nucleo generatore, cellula primigenia della nuova composizione architettonica. Il colore – una tinta a calce tonalità rosso pompeiano – ha contribuito ad esplicitare questo concetto di cuore, spazio primario, facendolo leggere nella sequenza dei piani che ne strutturano l’immagine, sempre come sfondo, da qualunque punto si osservi l’organismo architettonico. Come la preesistenza si pone quale fulcro della composizione volumetrica, così avviene per le funzioni; ed essa diviene il luogo dell’esposizione, cioè la ragion d’essere della struttura museale, attorno a cui si organizzano le altre funzioni, ciascuna espressa da una specifica volumetria: bookshop, sala polivalente, uffici-centro di documentazione e servizi. La ragionata concatenazione delle sequenze spaziali delinea un armonico organismo architettonico in cui telai-quinte mediano il passaggio tra i diversi nuclei compositivi del progetto, fungendo anche da legante figurativo – sul fronte sud e est – e introducono il tema della trasparenza fenomenica che permea tutto il progetto.

Museo Demoetnoantropologico del Brigantaggio / T., Brasiliano; A., Cusmai; Grimaldi, Andrea; N., Sardo. - (2003).

Museo Demoetnoantropologico del Brigantaggio

GRIMALDI, ANDREA;
2003

Abstract

Temi: la preesistenza come nucleo generatore del nuovo; l’ampliamento come sequenza spaziale; l’architettura dello spazio-giunto; l’esterno si fa interno; la genesi di una nuova identità. Il progetto ha riguardato l’ampliamento di un piccolo edificio preesistente, un ex asilo infantile della fine degli anni quaranta, con l’aggiunta di alcuni corpi di fabbrica ad esso correlati e la conseguente realizzazione di un nuovo complesso architettonico dotato di una propria composita personalità. Tutte le nuove figure sono state generate in funzione del nucleo preesistente, cui si relazionano. Il vecchio è alla base del nuovo; è il nocciolo attorno a cui si addensano le nuove volumetrie, le nuove figure che acquistano senso proprio grazie alla sua presenza. Il nuovo riveste, circonda e riconfigura il vecchio. È una sorta di nuova pelle che rigenera la preesistenza a livello d’immagine urbana. Del suo passato non resta che la struttura tipologica dello spazio, a due navate alte un piano che definiscono un volume rettangolare. Una delle pareti della preesistenza da esterna diventa interna, in corrispondenza del volume-giunto. Da superficie percepita da lontano a superficie osservata e toccata da vicino, l’ampliamento comporta un’inversione della sua condizione di partizione verticale. Il rosso delle facciate esterne prosegue anche all’interno sottolineando l’appartenenza di quella superficie alla struttura originaria. La percezione della preesistenza quale nucleo spaziale con rapporti specifici di misura, eliminando gli attributi stilistici, come il cornicione e le imbotti delle finestre, l’hanno resa un volume quasi essenziale nelle sue connotazioni figurative, una sorta di struttura elementare. Ciò ha reso più forte la sua immagine di nucleo generatore, cellula primigenia della nuova composizione architettonica. Il colore – una tinta a calce tonalità rosso pompeiano – ha contribuito ad esplicitare questo concetto di cuore, spazio primario, facendolo leggere nella sequenza dei piani che ne strutturano l’immagine, sempre come sfondo, da qualunque punto si osservi l’organismo architettonico. Come la preesistenza si pone quale fulcro della composizione volumetrica, così avviene per le funzioni; ed essa diviene il luogo dell’esposizione, cioè la ragion d’essere della struttura museale, attorno a cui si organizzano le altre funzioni, ciascuna espressa da una specifica volumetria: bookshop, sala polivalente, uffici-centro di documentazione e servizi. La ragionata concatenazione delle sequenze spaziali delinea un armonico organismo architettonico in cui telai-quinte mediano il passaggio tra i diversi nuclei compositivi del progetto, fungendo anche da legante figurativo – sul fronte sud e est – e introducono il tema della trasparenza fenomenica che permea tutto il progetto.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/407548
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